di Maurizio Verdenelli
«Mario, è tutte chiacchiere: non cambia niente per i prossimi venti anni!». La considerazione di Franco Properzi da Colmurano, l’uomo delle “Piazzette dei sapori”, piomba come una mazzata sull’assemblea dei resistenti. La ribollente saletta della Cna, strapiena nonostante l’ora tarda, è come la tolda del Titanic prima del naufragio. «Nessuno di noi sopravviverà per vedere la ricostruzione completata. Altro che vent’anni, ce ne vorrà il doppio, di più ancora«: è il coro degli artigiani sui cinquant’anni. Altri, sui sessanta, si dicono fortunati perché la pensione prossima ventura li salverà dal disastro economico già presente nel cratere del sisma. Sono venuti a Macerata nonostante la serata infrasettimanale per ascoltare la voce di “Mario”, arrivato in grave ritardo, intorno alle 22: «I lavori alla Camera si sono protratti» si scusa l’onorevole Morgoni, Pd, “‘prelevato” con una staffetta automobilistica a Sforzacosta, sul tratto Roma-Potenza Picena e condotto di prescia alla sede dell’associazione a Colleverde, come segnalato dall’addetto stampa, Leonardo Virgili. Gli artigiani venuti da Camerino, Gualdo, Muccia, Colmurano, Treia, Pievetorina e via elencando chiedono al deputato, dopo il decreto legge post sisma, una speranza in più «dopo anni di nulla, all’improvviso» , aspettando Godot, e cioè la ricostruzione che, si spera, verrà a differenza del personaggio di Beckett.
Un’attesa scorante dopo toppe, correttivi, delibere a profusione, spentisi perlopiù sul muro alto della burocrazia. Con il risultato di non spendere i 15 miliardi di euro, stanziatissimi, dallo Stato. Non a caso, l’ingegnere Cesare Spuri, l’uomo delle due ricostruzioni, ha denunciato come non sia stato avviato neppure un cantiere per i beni vincolati. Già, ma cosa cambierà adesso? Di sicuro il commissario prof. Piero Farabollini. Morgoni lo conferma a metà: «C’è questa voce insistente a livello anche parlamentare. Si parla di Giovanni Legnini, come sostituto». Tuttavia per il ‘popolo del cratere’, impegnato nella traversata del deserto per cui forse non basterà una vita per chi è a metà di quella, la notizia di un nuovo commissario ad inizio 2020, non ha soverchia importanza. Le cause del blocco sono altre, e superiori e c’entrano in queste, sissignori, pure i sindaci. Ma andiamo con ordine.. Allora, Mario? L’on. Morgoni, tra i fautori del Dl avverte la locandina Cna, non si fa pregare. «Dopo tanta propaganda e tanto immobilismo, finalmente un passo importante. Non basta, però. C’è un punto debole». Quale, onorevole? «Lo sviluppo economico: occorre cioè saper attrarre nuove attività». L’economia da far rinascere, fu pure lo scoglio sul quale peraltro s’infranse la ricostruzione (quasi) perfetta del post 1997, rendendola del tutto imperfetta. «Ma occorre fare presto, al massimo entro un mese, per mettere a punto il decreto legge in via di pubblicazione sulla G.U. per confluire entro Natale nella legge di Bilancio. Da lunedì inizia l’iter parlamentare. Ho già chiesto alla mia capogruppo nella commissione Ambiente e LLPP l’audizione di tutti quei soggetti economici importanti per dare sostanza alla ripartenza: Cna, Cgia, Confindustria, Coldiretti, Federalberghi …». Intanto la base ‘non dorma’.
«Conte lo ha detto alle comunità visitando le zone terremotate: i progetti siano i vostri . Per quanto riguarda il DL, pochi punti concertati fra tutti, che vadano però a segno. Circoscrivere e condividere le proposte, ritenute fondamentali: non più di dieci, al massimo dodici. Lo raccomanda anche il capogruppo Pd, Graziano Delrio. Da parte mia ho preparato un emendamento che preveda il 4% di tutti gli stanziamenti del post sisma a favore dello sviluppo economico. Altrimenti nelle zone del cratere, nell’entroterra del maceratese, dove in tre anni c’è stato uno spopolamento del 50%, non resterà più nessuno». Parla il deputato mentre l’assemblea compila verbalmente la black list dei ‘nemici’ della ricostruzione. Il decreto varato dal governo rovescia molti degli iter ‘paralizzanti’, dando più potere e responsabilità ai tecnici (che protestano per questo) alle prese con 46.000 edifici lesionati, imponendo un’accelerazione delle pratiche con i controlli a valle. Niente sarà come prima. Per il Maceratese e il resto del ‘cratere’ s’avanza un ‘New Deal’, perché per la montagna non sia… l’ultima spiaggia, non quella (intendiamoci) di Civitanova e dintorni. Per questo territorio ferito dalle scosse, cercasi una nuova vocazione rispetto al passato senza perdere quel che resta di un patrimonio fatto da tradizioni e storia. “«Non ci salva da soli o a spese del vicino – ammonisce Morgoni. – I tempi saranno necessariamente lunghi, ma guai alle lungaggini». Ed elenca alcune delle provvidenze contenute nel DL: «Importante per lo sviluppo dell’economia ora allo stremo, é la misura ‘Resto al Sud’ (importata al Centro) con benefici per i giovani imprenditori. E non perderemo inoltre la professionalità dei 700 dipendenti in scadenza a fine anno impegnati nella ricostruzione. E nuovo fiato alla ricostruzione privata con il giusto spazio per le imprese locali». Intanto nel carnet de doleance post sisma entra una parola nuova: campanilismo. Parole di fuoco, ieri sera, sul caso ‘edifici scolastici’. Secondo queste critiche, i sindaci, per inseguire strategie di consenso, sarebbero tutti tesi a voler realizzare le nuove sedi nel proprio comune, in barba ad una più consona concertazione territoriale (resa inoltre necessaria dallo spopolamento) ‘nel nome di una vana autonomia’ -ha rimarcato l’on. Morgoni, ex primo cittadino.
«Ho sempre sottolineato l’esigenza di comuni con non meno di mille abitanti con un risparmio dai 3 ai 5 miliardi l’anno. Sapete quanti comuni ha la Danimarca? Meno della provincia di Macerata!». Altro vizio capitale della mancata ricostruzione? L’eterna guerra tra i poveri. Dice Morgoni: «No al protagonismo, sì al fare squadra. Ricordo che per questa ‘guerra’’ è saltato il progetto della sostenibilità ambientale Marche. Un danno! Il Parco nazionale dei Sibillini può dare una grossa mano alla ricostruzione, rilanciando il territorio tramite pure una governance con i comuni. Il nuovo presidente, il professor Andrea Spaterna, si è detto disponibile per un tale dialogo. Per una mission, cioè, indirizzata ad interagire con le forze vive del territorio. Il Parco può dare un grande contributo per il rilancio dei Sibillini. La situazione è tanto drammatica che si può fare a meno dei… cultori di farfalle» abbozza un calembour, il deputato Pd. C’è speranza per una nuova legge per la montagna come richiesto dal sindaco Falcucci? «Sarebbe importante riprendere la vecchia con nuovi intenti e determinazioni e finanziamenti». «Una legge anche per le calamità» prova a dire ascoltatissimo l’arch. Pier Giuseppe Vissani, responsabile dell’ufficio Urbanistica di Treia. Ed elenca tra i responsabili della mancata ricostruzione (Symbola ha comunicato dati agghiaccianti ) anche la Regione, non solo i primi cittadini. «Chi aiuterà i centri della montagna (“Tre anni di macerie” è il titolo di un reportage oggi su ‘il Venerdì’ di Repubblica ndr) a ricostruire e ad avviare un nuovo profilo economico? Non possono essere lasciati soli». Dall’assemblea c’è chi fa i conti in tasca, dolentissimi, ai commercianti che restano nel ‘cratere’. «Esercizi la cui attività dovrebbero dimostrare il movimento stesso della ripresa, almeno edilizia, fanno incassi di poche decine di euro al giorno». E c’è chi se la piglia con gli istituti bancari, impietosi ‘contabili’ tra le rovine. Il deputato Pd acconsente col capo e promette: «Faremo verifiche. Occorre prorogare la scadenza dei mutui non solo per i comuni, ma pure per i privati». Il fiscalista della Cna, Davide Cherubini si dichiara pronto per il tavolo unitario da cui far emergere il ‘decalogo dei correttivi al decreto’ e lancia la proposta di fare della provvidenza ‘franco urbano’ uno strumento più esteso nel tempo rispetto ai due anni. Così da attrarre imprenditori da fuori. Ed anche il presidente Cna, Giorgio Ligliani: «Lasciare tuttavia la ricostruzione a grandi blocchi di interessi economici potrebbe essere rischioso: occorre esserci tutti su questo fronte, a cominciare dalle imprese artigiane. Ascoltare dunque il territorio, e le Zes – le zone economiche speciali- restano vitali per lo sviluppo». C’è pure chi lancia le vallate con il marchio di qualità. E chi parla di busta pesante per fortuna sospesa. Uno dei protagonisti in questa ‘battaglia’ è il ‘sindaco del terremoto’, il serravallese Venanzo Ronchetti. Che fa sapere: «Ok ad una legge nazionale sulle calamità, come proposto da Vissani. Al primo punto il governo dovrebbe mettere a disposizione i finanziamenti necessari. Tutto il resto: delibere, ordinanze, provvedimenti urgenti, l’utilizzo dei fondi, le priorità siano a carico di Regioni e dei sindaci, come è avvenuto nel post sisma ‘97”. E’ mezzanotte, gli artigiani devono rientrare. Domani si lavora come sempre anche se attività e fatturato sono dimezzati e non ci sono mezzi «neppure per ricostruire la propria casa, mentre i sindaci pensano solo a costruire scuole pur con 30 bambini soltanto Ma chi le manterrà una volta finita la festa?». Già, ma quale festa? C’è tempo solo per un’ultima considerazione da parte di Morgoni (“E non si può più pretendere di avere l’ospedale sotto casa”) prima dello ‘sciogliete le righe’.
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Se c’è qualcuno da ringraziare è solo ed esclusivamente Conte che da quando fa il Conte Bis ha potuto slegarsi da impedimenti o meglio da elementi egocentrici che con il terremoto si sono limitati ad un paio di visite e un paio di caffè dalla Peppina. C’è ancora Renzi, ma non c’è da disperarsi, quando avrà raccolto tutti i “politici ” che può gli resterà la cosa più impossibile, quella di trovare gli elettori.
Ha potuto finalmente cominciare a fare il primo ministro, a parlare con i sindaci del cratere e a dare seguito alle promesse appena fatte e non a quelle che girano e fatte da chi stava al governo tre anni fa e per vie traverse ci sta di nuovo avendo ancora nelle proprie file alla Camera e Senato elementi già allora presenti e che forse si dovevano dare più da fare specie se marchigiani e dai quali poi è grazie ai
conterranei che sono arrivati i voti. Così Conte fa decreti da attuare nell’immediato e non per fare ancora confusione e burocratizzazione. Morgoni fa parte del Pd, partito che governa la Regione” ben” rappresentata da Ceriscioli che non ha fatto altro che ritardare e tagliare nastri. I risultati di alcune inaugurazioni arrivate a tempo già scaduto da un bel pezzo le abbiamo potute ammirare dopo. Non se la prenda Morgoni per quel ” Mario, è tutte chiacchiere…”.