di Gianluca Ginella
Il quarto indagato nell’inchiesta sull’omicidio di Pamela Mastropietro, vive in un appartamento con altri ragazzi che alla domanda se A. sia in casa lo chiamano e lui, in tuta, si presenta alla porta. Non parla italiano e in inglese dice: «Giornalisti? Il mio avvocato mi ha detto che non posso dire niente». L’uomo, 39 anni, è in Italia come richiedente asilo e ospite del Gus. Qualcosa però alla fine dice. Alla domanda se il giorno in cui Pamela è stata uccisa avesse sentito Innocent Oseghale dice «sì, ma solo telefonicamente».
L’uomo dice che in Italia si trova bene e spiega che quello che per lui è importante è seguire il programma stabilito con il Gus.
Il 39enne entra nell’indagine sull’omicidio di Pamela proprio per via di quelle telefonate con Oseghale, anche se l’iscrizione nel registro degli indagati, a quanto risulta al momento, è un atto dovuto per consentire alcuni accertamenti.
E’ però il giudice che ha convalidato i fermi degli altri due nigeriani indagati Desmond Lucky e Lucky Awelima a dire che «il ruolo avuto nella vicenda non appare allo stato privo di ombre». Il 39enne comunque ha sempre negato di essere coinvolto nel delitto. Sul fronte delle indagini sulla morte di Pamela Mastropietro continua il lavoro degli investigatori. Il suo legale, l’avvocato Paolo Cognini, parla di un «quadro indiziario non mutato, non so perché il giudice si è fatto quella idea. Non è stato interrogato di nuovo né niente».
Questa mattina il consulente della procura Luca Russo, che si occupa delle analisi su cellulari e materiale informatico è stato nella casa di via Spalato 124 per occuparsi degli esami delle celle telefoniche, tra le altre cose per definire il raggio che aggancia la cella che copre la zona. Telefoni che sono una delle chiavi dell’indagine, sono questi che legano i tre indagati alla casa di via Spalato nelle ore in cui la ragazza è stata uccisa. Il gip Giovanni Manzoni nella sua ordinanza evidenzia poi le 90 chiamate fatte a diverse persone tra le 12,04 e le 23,56 da parte di Desmond Lucky. Per il giudice quella è una anomalia visto che in quelle ore, stando alle indagini, il 22enne nigeriano con gli altri due indagati stava facendo a pezzi il corpo della 18enne. Oseghale invece dalle 18,49 alle 22,08 non fa telefonate e risponde solo ad una chiamata di Awelima alle 19,16.
I carabinieri continuano anche a sentire persone in grado di fornire elementi utili alle indagini mentre si è in attesa dei risultati dei Ris di Roma sui tanti reperti prelevati sia nella casa di via Spalato, sua sul corpo di Pamela.
È possibile che la ragazza sia stata uccisa a coltellate: il medico legale ha trovato due fendenti all’altezza del fegato. Il consulente che ha svolto l’autopsia, Mariano Cingolani, ritiene inoltre che possa esserci stata una asfissia per via della posizione della lingua della ragazza.
Sull’ultima notte di Pamela (quella del 29 gennaio) e dove l’abbia trascorsa, che è uno dei bui di questa vicenda, emerge che l’avrebbe passata a casa di un uomo. Un uomo che avrebbe incontrato mentre si trovava alla stazione e che le aveva dato ospitalità.
La mattina seguente invece la ragazza era tornata in stazione per prendere il treno per Roma, questo poco dopo le 7,35. Ma la bigliettaia le aveva detto che il treno era da poco partito e alla fine la ragazza aveva raggiunto i Giardini Diaz di Macerata dove aveva incontrato Innocent Oseghale con cui poi aveva raggiunto la casa di via Spalato 124. E proprio in quella casa sono continue le persone che passano a lasciare fiori sul cancelletto all’ingresso della palazzina. «Perché li ho portati? Poteva essere mia nipote» dice una signora che questa mattina ha portato una rosa con fiorellini bianchi.
(foto di Fabio Falcioni)
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