di Gianluca Ginella
Una videochiamata a Innocent Oseghale fatta dalla sua compagna il giorno del delitto e in cui l’uomo si trova nella casa di via Spalato 124. Nel corso della videochiamata ci sentirebbero anche le voci di almeno altre due persone. Prima di quella, la donna avrebbe cercato di fare altre videochiamate, senza ottenere risposta, al nigeriano, indagato per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Della videochiamata avrebbe riferito la stessa Michela P., compagna di Oseghale. Su questo punto saranno svolti accertamenti da parte dei consulenti della procura sul cellulare della donna.
Su questo e sulle indagini, il procuratore Giovanni Giorgio in nottata ha inviato un comunicato. «Poiché la compagna dell’indagato Oseghale, non ha riferito, quando è stata sentita come persona informata sui fatti dagli ufficiali di polizia giudiziaria appositamente delegati, ciò che ha poi detto diffusamente ad organi di stampa, sono in corso accertamenti anche sul telefono cellulare sequestrato alla stessa, per verificare l’attendibilità delle complessive dichiarazioni da lei rese e sulla documentazione fotografica, offerta in occasione dell’intervista e sconosciuta al momento a questo Ufficio, nonostante la richiesta avanzatale di fornire tutte le notizie in suo possesso».
Sul quarto indagato il procuratore dice che «non sta prestando alcuna collaborazione alle indagini». Emerge poi che con Innocent l’uomo, anche lui nigeriano, avrebbe fatto più telefonate il 30 gennaio, giorno in cui la ragazza è stata uccisa. Sul fronte degli accertamenti dei Ris di Roma emerge che sul corpo della ragazza è stato trovato quello che, ad una prima analisi, sembra essere liquido seminale ma perché la circostanza venga confermata sarà necessario un ulteriore test di laboratorio.
Tornando alla nota del procuratore: «È destituita di ogni fondamento la notizia relativa all’assenza di significative parti del corpo della Mastropietro, che sono state nella stragrande maggioranza recuperate e ricomposte in occasione degli accertamenti medico legali» circostanza questa già riferita da Cronache Maceratesi nel corso dei primi giorni delle indagini e rimbalzato su alcuni media nazionali. Il procuratore esclude «assolutamente che sussista un’ipotesi di antropofagia; che si possa parlare di riti voodoo connessi al decesso della Mastropietro (altro dettaglio escluso sin dall’inizio da Cronache Maceratesi, ndr). Inoltre «non risultano – al momento – interferenze di organizzazioni criminali extracomunitarie nella vicenda criminosa in questione».
Sugli accertamenti di laboratorio «proseguono a cura del personale specializzato del Ris dei carabinieri di Roma e degli esperti in materia di telefonia. Al primo consulente in materia, già nominato, se n’è affiancato un altro, per acquisire dati tecnici ancora più approfonditi e precisi. E’ – tra l’altro – in corso anche il recupero – per quanto possibile – dai telefoni e dagli smartphone in sequestro – di tutti i documenti, che appaiono essere stati deliberatamente cancellati a ridosso dell’omicidio per cui si procede». Il procuratore spiega poi che «L’esito dei complessi accertamenti tecnici e scientifici appena indicati sarà comunicato a questo ufficio ragionevolmente entro la prossima settimana. L’attività investigativa prosegue con l’audizione di testimoni in grado di fornire notizie utili e con gli atti ritenuti utili a riscontrare i dettagli, che vengono progressivamente acquisiti, onde giungere alla ricostruzione dei fatti il più possibile precisa».
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“non esistono fatti puri, ma solo interpretazioni, cioè fatti interpretati dai soggetti umani”: però il pensare che i nigeriani abbiano faticato ore ed ore per sezionare il corpo di Pamela mossi esclusivamente da un civilissimo e leonardesco amore per lo studio dell’anatomia forse è un pensare un po’ troppo positivistico… quali siano poi le insignificanti parti del corpo estranee alla rassicurante stragrande maggioranza rinvenuta non è dato sapere, è meglio non sapere.
Mentre Traini ricorda Breivik i nigeriani ricordano il ‘mostro di Firenze’. Chissà se questi parallelismi possono essere di ausilio alla scoperta delle due verità.
Nel 2016 il procuratore nazionale antima.fia, Franco Roberti, ha descritto la prepotenza e la violenza esercitata dalla ma.fia nigeriana mentre Vincenzo Nicolì, del Servizio Centrale Operativo, ha spiegato come la ma.fia nigeriana utilizzi riti voodoo e Secret Cults per tenere soggiogati i propri connazionali.
E’ razzista pensare che gli spacciatori nigeriani a Macerata non siano liberi professionisti autonomi e indipendenti, che si arrangiano da soli per il loro traffico, ma siano collegati a quella ma.fia nigeriana che a detta del Procuratore nazionale antima.fia sta dilagando in Italia?
Man mano che le indagini vanno avanti si torna indietro alle prime impressioni. Stupro di gruppo, omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.
Secondo Dagospia Oseghale è originario di Benin City guarda caso il cuore della ma.fia nigeriana: a Benin City il fenomeno della prostituzione e della tratta delle donne per fini sessuali è di rilevante importanza, specie quella rivolta all’Italia. Dunque si può ipotizzare che le due valigie con il corpo fatto a pezzi lasciate in bella mostra avessero il compito di terrorizzare e soggiogare ulteriormente le migliaia di altre ragazze schiavizzate da questi vigli.acchi. Non ha senso continuare a parlare di occultamento di cadavere.
“Il nuovo dettaglio è la mancanza del 20% della pelle sul corpo della povera 18enne romana ammazzata a Macerata, nell’appartamento dello spacciatore nigeriano Innocent Oseghale. Mancano ampi tratti di cute in zona vaginale e anale.”