Stefano Mastropietro
di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni e Andrea Petinari)
«Chi lavora nel sociale deve avere la competenza di occuparsi delle persone che ha in carico. E lo Stato deve occuparsi del disagio che riguarda sempre più minorenni». Così Stefano Mastropietro, il padre di Pamela, la 18enne trovata fatta a pezzi in due trolley mercoledì scorso, parla alla fine della fiaccolata in memoria della figlia. Scappata dalla comunità Pars di Corridonia e poi arrivata a Macerata, dove ha trovato una terribile morte per la quale è indagato Innocent Oseghale, nigeriano 29enne accusato di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Con Stefano Mastropietro stasera a Macerata anche la moglie Alessandra Verni e il cognato e avvocato Marco Valerio Verni per partecipare alla fiaccolata organizzata dall’associazione “L’esistenza ora”, presieduta da Orietta Quarchioni.
Stefano Mastropietro
Questa morte si poteva evitare?
«Se una persona ha un disagio e chiede aiuto chi se ne occupa, chi lavora nel sociale ha il dovere… deve avere la competenza di aiutare queste persone».
Parla della comunità Pars?
«Parlo in generale».
Anche di chi l’ha incontrata quella notte?
«Tutte le persone che lavorano. Dagli assistenti sociali, agli psicologi. Perché ci sono tanti ragazzi che vivono questo disagio».
E lo Stato dovrebbe prendersi più in carico queste situazioni? Considerare maggiormente il problema della droga?
«Direi proprio di sì, ci sono molti minorenni. Sono sempre di più i minorenni che vivono questi disagi. Dovuti all’alcool, alla droga. Bisogna reagire».
Marco Valerio Verni insieme ad Alessandra Verni
Anche lo zio di Pamela e avvocato che segue il caso, Marco Valerio Verni, esprime il suo pensiero sulla comunità Pars da cui Pamela si è allontanata volontariamente.
«Inevitabilmente – dice Verni – l’allontanamento dalla comunità Pars è il primo fatto da cui sono scaturiti tutti gli altri. Se noi venissimo a sapere che la comunità ha fatto tutto il possibile per trattenerla, saremmo la famiglia più felice del mondo. Perché diminuirebbero i rimorsi. Sapere invece che potevano fare di più per trattenerla aumenterebbe i rimorsi perché vorrebbe dire che la morte poteva essere evitata. Però in questa fase è prematuro e non vogliamo dare responsabilità a nessuno. Confidiamo nell’ottimo lavoro dei carabinieri – conclude Verni – delle forze dell’ordine. Ringraziamo tutta la città di Macerata. Confidiamo anche nel lavoro della magistratura che sia il più sereno possibile, il più celere e possibilmente il più giusto».
Presenti diversi esponenti della politica locale. Una marcia silenziosa dai Giardini Diaz fino in piazza Cesare Battisti per dire «basta alla violenza contro le donne, giustizia e verità per Pamela e per tutte le vittime di femminicidio», ha detto una delle organizzatrici, Deborah Pantana. Polemiche alla fine della fiaccolata per l’assenza del sindaco Romano Carancini e degli esponenti dell’amministrazione. Gli animi di alcuni presenti si sono scaldati e sono volati insulti alla giunta. «Stasera siamo qui per Pamela – ha replicato uno dei partecipanti – Non per la politica». I familiari di Pamela poi sono subito ripartiti per Roma. Prima di andarsene il padre ha aggiunto: «Vogliamo ringraziare la comunità di Macerata e dire: Pamela ti vogliamo bene, sarai sempre nei nostri cuori».
Fiaccolata per Pamela, la mamma: «Era una morte che si poteva evitare» (Foto-Video)
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Rimango della mia idea..
se chi poteva avesse avuto modo di operare ,il nigeriano e il suo presunto amico sarebbero dovuti essere a vendere eroina alle giraffe e la ragazza seppur confusa avrebbe preso un caffe’ o una cocacola… ragazza salva e nessuna vittima di sparatorie in strada.
si chiamerebbe prevenzione.
Le fiaccolate ,quando ero bambino ,si facevano alla processione della Madonna
Caro Sig. Mastropietro il punto cardine è proprio quello, che nel sociale sono in pochi quelli che lo fanno con passione e ci si dedicano veramente. La competenza purtroppo non esiste, nel caso della gestione degli immigrati, le cooperative che gestiscono essere umani in difficoltà dati in affidamento (io li farei chiudere tutti) e tutto ciò che avvolge il sociale fa acqua da tutte le parti. È stata fatta una domanda ben precisa in merito alla gestione degli extracomunitari e quindi al GUS, agli amministratori del comune di Macerata da parte della minoranza, più che altro per dare risposte al popolo maceratese e ad oggi ancora nessuna risposta e questa la dice tutta. Le soluzioni per far fronte al problema sociale c’erano e ci sono ma queste persone hanno scelto la loro linea andata fallita e tragicamente. Non fanno altro che spartirsi la torta e fregarsene se dormono nei sottopassi, se spacciano ai Giardini Diaz, allo stadio della Vittoria, piazza Garibaldi, lungo via Cioci, dove ci sono le scuole etc etc..chiedendo elemosina dappertutto e a volte non bisogna prendersela con loro ma con chi dovrebbe occuparsene. Purtroppo quando si tratta di soldi ci si dimentica di tutto e tutti. Non mi dilungo perché non è il caso, vi siamo vicini e personalmente faccio le mie più sentite condoglianze alla famiglia Mastropietro. Presto avrete giustizia!
Per Matano. In Italia la realtà spicciola(spaccio, questua, illegalità, etc.) confligge drammaticamente con la realtà della cosiddetta “accoglienza”, le si sovrappone e de facto la fa soccombere. Non è affatto necessario essere sociologi per avvedersene.
Una volta erano i genitori a farsi carico degli figli, minorenni o meno.
Vorrei dire molto sommessamente che l assenza del sindaco, è molto grave. Credo che la gravità risieda nell inconsapevolezza dei compiti del ruolo di sindaco. Ma non mi meraviglio piu’ di tanto: se la classe dirigente attuale ai vari livelli, con pochi esclusi, avesse capito la drammaticità e la profondità del dramma di Pamela e della sua famiglia, probabilmente avrebbero lottato molto di più contro la droga e si sarebbero preoccupati maggiormente di assistere gli immigrati in modo continuativo e con più controlli. Questa non sarebbe stata una cosa di sinistra o di destra,sarebbe stao un segno di umanità.