di Gianluca Ginella
Sui pavimenti in parquet e sulla terrazza con vista stupenda sulle colline maceratesi che avevano ospitato i party è stato versato il sangue di Pamela Mastropietro. All’ultimo piano della palazzina di via Spalato 124 dove oggi pomeriggio i carabinieri sono tornati per un sopralluogo, tra gli anni Ottanta e Novanta si tenevano feste della Macerata bene. Il 30 gennaio lì si è consumata l’orribile fine di Pamela Mastropietro, romana di 18 anni, per mano, secondo gli inquirenti, del nigeriano Innocent Oseghale.
Il proprietario, Max P., un regista che ora vive in Sardegna, all’inizio del 2017 aveva dato in affitto la casa (sono 100 metri quadrati) per 400 euro ad una ragazza «che però non ho mai visto» spiega. Una casa bellissima: una terrazza da 40 metri quadrati con vista sulle colline maceratesi e parquet sui pavimenti. Il proprietario ha letto anche lui di quello che è accaduto nel super attico: «Sono sotto choc – dice –, da tre giorni non dormo. Provo un profondo dispiacere per la morte di Pamela e sono vicino alla famiglia. E pensare che mi hanno dato del razzista perché non ero convinto di affittare a questa persona, ma mi avevano dato garanzie e ho ceduto». Di fatto però non ha affittato la casa a Oseghale «ma ad una ragazza, che però non ho mai visto. Se n’è occupata una mediatrice. Solo dopo ho saputo che era incinta e che aveva un compagno nigeriano».
Dopo aver dato in affitto la casa però, sin dal primo giorno il regista ha capito che qualcosa non andava: «un vicino mi telefonò dicendo che in casa c’erano dieci immigrati. Allora chiamai la ragazza e le dissi che così non andava proprio, lì massimo dovevano starci tre persone». Non solo ma erano iniziate anche le pretese come quella, spiega il regista, di «super antenne in casa, forni più moderni, ho pensato che tanto stava lì 18 mesi, era un affitto temporaneo, e sono andato incontro alle sue esigenze, ma quando lei mi ha chiesto di dare la residenza al suo compagno nigeriano e mi ha presentato i documenti per il soggiorno ho detto no, basta. Avevo capito che c’era qualcosa che non filava». Alla fine nell’attico è rimasto il sole Oseghale, mentre la ragazza ora si trova in una comunità protetta e con lei c’è la figlia. Oggi pomeriggio nella casa si è svolto un nuovo sopralluogo dei carabinieri del Reparto operativo di Macerata e della Pg della procura hanno svolto un nuovo sopralluogo. Con loro c’era anche Luca Russo, consulente tecnico della procura ed esperto informatico. Nell’abitazione erano stati trovati i vestiti sporchi di sangue di Pamela e un coltellaccio e una mannaia che potrebbero essere stati usati per tagliare il corpo della ragazza dal quale mancano alcuni organi sessuali come il monte di venere e il seno. Manca anche il collo.
(Foto di Fabio Falcioni)
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L’appartamento ricorda da presso l’Hotel House, negli anni settanta destinato ad un turismo estivo d’élite, ora in fortissimo degrado e abitato in prevalenza da immigrati. Chissà quanti altri immobili e fabbricati hanno subito nel corso degli anni la medesima, tristissima sorte.
A me piace ragionare con i numeri: io vivo in un quartiere di Macerata dove davanti a me vi erano fino a qualche giorno fa 6 pachistani, oggi ci sono 6 nigeriani, (per inciso bivaccano sul letto con i telefonini in mano tutto il giorno) 35 euro persona/giorno= 210 euro al netto di 60 euro per i pasti etc. sono 150 euro persona/giorno moltiplicato 30 giorni sono 4.500,00 euro al mese per l’affitto, in un anno sono 54.000,00 euro che paghiamo con la fiscalità generale. Quale proprietario di casa non metterebbe a disposizione la propria dimora (inutilizzata) per tale “business” Sfido qualsiasi “broker” a trovarmi un affare più redditizio. Quante case vi sono sul territorio di Macerata in queste condizioni? quante in Italia? E’ vero non commettono nessun reato, ma quanta percezione c’è di insicurezza? e l’insicurezza non è ne di destra ne di sinistra è insicurezza e basta. Cosa si chiede? Più controlli senza sentirsi dire che non ci sono persone/mezzi.