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Silvia Bonora a Oslo
di Maria Cristina Pasquali
La nostra intervistata di oggi Silva Bonora, fa parte del gruppo di maceratesi (come Francesco Pietroni, Paolo de Sanctis…) che sono espatriati con una certa disinvoltura verso i paesi nordici e lì hanno messo le loro radici. Per la simpatia e l’estroversione si tende, in genere, ad identificare maggiormente il carattere degli italiani con il sud del mondo, cioè con i paesi del Mediterraneo o con l’America Latina, con il clima mite e la vita all’aperto, ciò non toglie che alcuni di noi si sentano perfettamente a loro agio in ambienti naturalistici, in climi ed in ambienti sociali del nord del mondo. Questo è il caso di Silva Bonora, cresciuta a Montecassiano ed emigrata ad Oslo 17 anni fa.
Buongiorno Silva parlaci un po’ di te….
Sono nata nel 1972 a Milano, ma mi considero una marchigiana quasi Doc dato che i miei genitori si sono trasferiti a Montecassiano quando io avevo sette anni. Vivo a Oslo da ormai 17 anni. Avevo appena conseguito una laurea in francese presso l’università di Macerata quando ho deciso di trasferirmi. Ero già da tempo insieme a Thomas, che è norvegese e laureato in filosofia che avevo conosciuto a Vienna nel 1992 ad un corso di tedesco.
Thomas, il marito di Silvia e i suoi figli
Come mai avete scelto la Norvegia per vivere?
La scelta di andare a vivere a Oslo è stata piuttosto naturale, dato che in Italia le nostre formazioni non sono molto spendibili. Oggi siamo sposati ed abbiamo tre bambini, Matteo, Olaf e Bjòrn Angelo.
Che tipo di occupazione hai trovato a Oslo?
A Oslo lavoro da molti anni al primo quotidiano di economia norvegese, il Dagens Naeringsliv. Sono alla divisione commerciale e mi occupo di analisi di mercato. Non è un settore prettamente attinente alla mia formazione umanistica, ma a mio parere tutti coloro che completano una formazione universitaria, acquisiscono metodi per analizzare problematiche complesse, ed è grazie a queste capacità che ho la fiducia della mia azienda e che svolgo il mio lavoro. Ho anche studiato economia in Norvegia, e forse riprenderò questo percorso quando i bambini saranno cresciuti.
E’ il caso di dire “Non si finisce mai di imparare…”
In Norvegia infatti è piuttosto normale non smettere di studiare, una volta trovato lavoro, ed è anche piuttosto normale che i datori di lavoro incitino e finanzino tali studi. Credo che questo continuo aggiornarsi sia una delle caratteristiche fondamentali alla base del successo del modello norvegese, un paese con una produttività tra le più alte del mondo. La direzione del mio giornale mi dà inoltre grande libertà di scelta per quanto riguarda i metodi con cui svolgere le mie mansioni. Credo che questo reciproco mettersi in gioco, mio e dell’azienda, renda possibile la scelta di metodi e strumenti di analisi innovativi e spesso vincenti, in un momento in cui i modelli tradizionali di ricavati dal cartaceo, legati agli annunci pubblicitari e alle vendite degli abbonamenti sono messi a dura prova dalla digitalizzazione dell’informazione.
Il motivo norvegese dell’Alce al tramonto illustrato da una vicina di casa
La tua vita tra lavoro e famiglia sembra molto impegnata
Lavoro e famiglia rendono le mie giornate molto indaffarate e mi anestetizzano da possibili nostalgie. Mi piacerebbe certo avere più sole e meno neve, ma per fortuna tutte le piccole e grandi preoccupazioni quotidiane distolgono i miei pensieri dalle mie sfortune climatiche. Ho inoltre un marito a cui piace cucinare e che dopo anni di esercizio, riesce finalmente a tener testa a sua suocera italiana nell’arte pizzaiola.
Come trasmetti la tua “italianità” ai tuoi figli?
Ci tengo che i miei bambini si avvicinino alla “Grande Bellezza”. Provo a parlare loro in italiano, a tornare con loro a Montecassiano il più spesso possibile, a far loro gustare una certa calorosità mista a sincera cortesia nelle relazioni umane quotidiane che secondo me è tanto sublime quanto rara e prettamente italiana.
Pensi sempre di aver fatto la giusta scelta di vita?
Naturalmente ho anch’io i miei momenti di sconforto, ma credo che siano legati più alla sensazione di impotenza di fronte al tempo che passa, che al fatto di vivere in Norvegia. Montecassiano come luogo della giovinezza e Oslo come luogo dell’età adulta. E allora… devo scomodare il Leopardi, “Il sabato del villaggio” e il suo monito finale “Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave”. E penso alla mia di festa, per caso, e per ora, norvegese. Comunque andare a correre intorno ai laghi norvegesi è una buona terapia contro questo tipo di spleen.
Come potresti descrivere il “carattere” della Norvegia? Quali sono i pregi?
Non mi sento di generalizzare. Sono proprio diventata troppo corretta. Il fatto è che in tanti anni se c’è una cosa che ho imparato a tenere a distanza sono le generalizzazioni. Se però parliamo di cosa si dice sui media, allora direi che i norvegesi sono consci delle loro fortune economiche e hanno paura di diventare troppo consumisti e individualisti e si avvertono a vicenda di questi pericoli incombenti in modo piuttosto ossessivo e comico. E naturalmente sono già diventati sia l’uno che l’altro. Nonostante questo, hanno un rapporto davvero simbiotico con la natura che li circonda, e questo credo li salvi dai pericoli di superficialità che il benessere economico si porta dietro. Sci d’inverno e barca d’estate, o una passeggiata nel bosco dei troll. Un legame semplice e profondo con la natura che fa loro apprezzare quello che io prima ho definito “le mie sfortune climatiche”.
In un ambiente apparentemente tranquillo come possono succedere eventi come la strage perpetrata da Anders Behring Breivik, il 35enne norvegese di estrema destra autore del massacro di 77 persone a Oslo nel 2011?
Della strage è un po’ difficile parlare per me. L’atto del terrorista fu motivato da ragioni politiche, l’odio verso il partito laburista che ha permesso agli emigranti di entrare nel paese. Questa ideologia estremista ha seguaci in tutta Europa e non è più diffusa in Norvegia che in altri paesi. Quello che fu eccezionale all’epoca, fu il modo in cui il popolo e i politici norvegesi reagirono, senza odio e strumentalizzazioni. Stringendosi insieme con dignità. Come sentii di amare quella terra allora!
I norvegesi non hanno assolutamente giustificato le sue azioni! Né sono d’accordo con la sua ideologia. Ma dargli del pazzo sarebbe stato troppo semplice. Costui è un terrorista, rappresentante di un’ideologia xenofoba. E’ stato giudicato sano di mente e condannato al carcere e non alle cure psichiatriche.
A parte quello che è successo, come vedi tu il livello di integrazione degli immigrati in Norvegia?
Credo dipenda molto dalla terra di provenienza e dal livello di istruzione. Ancora una volta è difficile generalizzare. Si tratta di problematiche complesse. Certo è che la Norvegia impiega molte risorse nella scolarizzazione dei suoi nuovi abitanti e nella ricerca di formule che portino ad una buona integrazione.
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ma Silva la grinta l’ha avuta sempre,l’intelligenza altrettanta, il sostegno dei genitori pure: COMPLIMENTI,
SILVA. Montecassiano e Oslo sono a un paso
Dopo aver letto questa intervista sono ancora più sicura di prima che Silva ha fatto la scelta giusta e che sa gestire la sua vita con coerenza e saggezza.
Devo dire per esperienza diretta che la natura norvegese è splendida e inimitabile.
Brava Silva fai onore a Montecassiano.
Ho letto con interesse e vera soddisfazione l’intervista a Silva Bonora, pubblicata da CM domenica scorsa. Dei suoi successi giornalistici ad Oslo, come ‘prima firma’ di quello che può essere definito benissimo per autorevolezza e diffusione ‘Il ‘Sole 24 ore’ norvegese, mi aveva già parlato il padre prof. Piero, grande amico di mio padre Enrico, tutti amici del dottor Aldo Tornese (indimenticabile provveditore agli studi di Macerata, poi di Perugia, Milano e Roma e prima che chiusse la sua straordinaria carriera professionale come presidente di Corte dei Conti).
Sapevo dunque dei successi di Silva, che mi inorgogliscono perché ricordo la sua poliennale valorosa collaborazione con la redazione maceratese de ‘Il Messaggero’ che ho avuto l’onore di dirigere per moltissimo tempo, e che a lei valsero come a tanti altri in quegli anni, l’ingresso nella professione Giornalistica con l’iscrizione all’elenco Pubblicisti. Sono pure convinto che ai meritati successi giornalistici di Silva nella terra del giornalismo europeo (si vendono in Norvegia più copie di giornali pro capite nell’intero Vecchio Continente) non sia stata del tutto estranea quella sua esperienza fruttuosa ‘sul campo’. Un ticket che lei, bravissima, ha saputo utilizzare al meglio. Così, come per loro stessa ammissione (in quei casi) lo fu per altri grandi firme, pure nazionali, che ebbero modo di esprimersi per la prima volta presso quella redazione che apriva le porte a chi fosse appassionato al mestiere più bello del mondo: il giornalismo.
Ed allora, da questa colonnina di cronache maceratesi, saluto l’ennesimo successo di un’altra grande giornalista, a me carissima, che ha mosso i primi passi proprio da quelle stanze in galleria del Commercio 8, a Macerata. da qualche anno purtroppo vuote, nelle quali conservavo tra altri ‘ricordi’ anche la bandiera norvegese che Silva un giorno mi portò da Oslo, dopo aver fatto visita al suo Thomas.
Ringrazio per il bel commento.
Per correttezza ripeto che io lavoro alla divisione commerciale del giornale e non in redazione.
Non sono dunque una giornalista.
Un’ altra precisazione: non sono mai stata iscritta all’elenco Pubblicisti nei miei anni di piacevole collaborazione con la redazione de ‘Il Messaggero’ di Macerata.