Gli psichiatri Gianni Giuli (a destra) e Giovanni Camerini oggi in tribunale
di Gianluca Ginella
Scontro tra i periti al processo per l’omicidio di Alika, per i consulenti di gip e pm era capace di intendere e volere, per la consulente della difesa era parzialmente incapace. Una testimone ha raccontato quello che ha visto «Filippo Ferlazzo ha preso la testa di Alika per torcergliela, non capisco come non si rendesse conto che lo stava uccidendo». La testimonianza, davanti alla Corte d’assise di Macerata, è di Alice Tamarozzi che il 29 luglio scorso si trovava a Civitanova e stava aspettando l’autobus quando ha visto quello che stava accadendo su corso Umberto (e testimoniato anche da video girati da chi ha assistito alla scena). Ha visto Ferlazzo, 33 anni, campano, inseguire il 39enne Alika Ogorchukwu, che poco prima aveva fermato il 33enne e la compagna per chiedere loro l’elemosina. Proprio quella richiesta di denaro avrebbe scatenato la reazione di Ferlazzo.
Il pm Claudio Rastrelli oggi in tribunale durante una pausa del processo
«Ho visto Ferlazzo che ha inseguito e aggredito Alika verbalmente – ha detto la testimone -. Poi lo ha prima colpito con la stampella, che Alika usava per camminare, strappandogliela, poi con le mani, e quando è caduto a terra si è messo sopra con le ginocchia, lo ha preso per il collo e ha fatto il gesto di torcerglielo. Diceva: “Non ti devi permettere di dire così alla mia ragazza”, credo avesse fatto degli apprezzamenti».
Il pm Claudio Rastrelli, che sostiene l’accusa, a quel punto ha ricordato alla testimone quello che aveva detto all’epoca dei fatti, sentita dalla polizia: «Ricorda che aveva detto di aver sentito Ferlazzo pronunciare la frase: “Tu la mia donna non la devi toccare, se la tocchi ancora ti ammazzo”?». «Sì confermo» ha risposto. Tamarozzi ha detto che conosceva Ferlazzo per averlo conosciuto ad una festa in uno chalet e che erano rimasti a parlare a lungo e di aver conosciuto, sempre quella stessa sera, anche la fidanzata del 33enne.
La psichiatra Monia Vagni e l’avvocato Roberta Bizzarri oggi in attesa dell’udienza
«Quando ho visto quello che stava facendo gli ho detto di starci con la testa, di rendersi conto di ciò che stava facendo. Io avevo il telefono spento e ho fatto chiamare la polizia a un signore che era vicino a me». La testimone ha continuato a raccontare quello che ha visto quel giorno: «Quando era a terra Ferlazzo gli ha messo le mani al collo, vedevo che Alika stava morendo, mi sono resa conto io di questo, mi sembra assurdo non si sia reso conto lui di cosa stava facendo».
Quando Ferlazzo si è alzato «Ho visto che Alika non faceva più niente, non dava più segni, ricordo un ultimo tic con la mano e poi più niente. I soccorsi sono arrivati 15, 20 minuti dopo. Ricordo che un bagnino ha cercato di fargli il massaggio cardiaco ma non avendo risposta ha smesso subito».
Per la parte civile, l’avvocato Francesco Mantella ha chiesto sulla mossa che ha visto fare a Ferlazzo quando ha preso il collo di Alika. La testimone ha risposto: «Ho visto una manovra, sembravano gesti ben architettati, non sembrava una persona che metteva le mani addosso a qualcuno per la prima volta». Inoltre, ha aggiunto «Ferlazzo mi pareva una persona che si rendeva ben conto di quello che faceva, si è allontanato dal corpo della vittima quando Alika era tramortito».
L’avvocato Francesco Mantella, legale della parte civile
Il legale di Ferlazzo, l’avvocato Roberta Bizzarri, ha chiesto, tra le altre cose, cosa la testimone avesse fatto: «Ha detto che nessuno faceva niente, e lei?». «Ho urlato e ho cercato di mettermi in mezzo, ho urlato “Così lo uccidi”. Io mi stavo avvicinando ma quando ho visto la stampella volteggiare in aria mi sono tenuta sulle mie temendo di prenderle anch’io». La difesa ha chiesto anche: «Ferlazzo stringeva il collo in modo continuo o le prese erano discontinue?». «Io vedevo che lo afferrava con forza, ad un certo punto non l’ha mollata più la presa».
LA PERIZIA – La parola è poi passata agli psichiatri che si sono occupati della perizia, disposta dal gip nel corso delle indagini, in incidente probatorio. Per primo è stato sentito il consulente del giudice, lo psichiatra Gianni Giuli. Per Giuli, Ferlazzo «ha un disturbo borderline della personalità. Nei documenti clinici degli anni passati si parla di vari disturbi di Ferlazzo, addirittura in uno si parla di disturbo schizofrenico, ma molte di queste perizie erano fatte in seguito ad un uso di sostanze da parte del 33enne. Con il disturbo borderline di personalità l’uso di sostanze può alterare la psicopatologia presente. Ma al momento del fatto non aveva un disturbo di personalità, da quello che si evince dagli atti non c’erano alterazioni dello stato di coscienza. Lui ricorda bene, in alcune parti non è d’accordo con quello che è stato detto che è accaduto dai testimoni».
La moglie di Alika, Charity, oggi in tribunale
Anche per il consulente della procura, lo psichiatra Giovanni Camerini, Ferlazzo «era lucido al momento del fatto».
Di diverso avviso il consulente della difesa, la psicologa Monia Vagni: «Per quanto il disturbo borderline abbia caratteristiche simili, noi abbiamo un malato psichiatrico, a fronte di una diagnosi iniziale di borderline. Al momento del reato: bisogna chiedersi se la reazione che la persona ha avuto sarebbe quella che avrebbe avuto una persona normale. Alika era una persona che chiedeva l’elemosina in maniera gentile. Ferlazzo quel giorno, dopo che Alika li aveva fermati per chiedere l’elemosina, segue la compagna che era entrata nel negozio e le chiede cosa voleva Alika, perché si fosse comportato così con lei e dopo qualche minuto esce e va a rintracciare Alika.
La vittima, Alika Ogorchukwu
Nel momento in cui si avvicina alla vittima dice che ha avuto paura, non si aspettava che la vittima fosse capace di una certa forza. Lui è cresciuto nella paura. Lui si struttura con un disturbo post traumatico da stress, questo porta a perdere la capacità di regolare le emozioni. Ferlazzo non è borderline, è psicotico e viene tenuto a bada dal trattamento farmacologico. Ritengo ci fosse una parziale incapacità al momento del fatto».
L’aggressione in corso Umberto
Il presidente della Corte d’assise, Roberto Evangelisti, ha poi deciso di far confrontare i periti. Giuli ha confermato che ritiene Ferlazzo fosse capace di intendere e volere. Su di un punto si è detto d’accordo con Vagni: «Ferlazzo non aveva volontà di uccidere, non voleva uccidere». Lo stesso ritiene Camerini che poi su domanda del giudice Evangelisti («La modalità di azione di Ferlazzo è stata piuttosto intensa, importante, da cosa desumete che non avesse volontà di uccidere?») ha risposto: «non possiamo dirlo, possiamo dire che non si può escludere che non avesse volontà di uccidere». Il giudice ha poi sottolineato che non compete a loro giudicare il dato sulla volontà di uccidere. Il processo è stato poi rinviato al 24 maggio.
Alika, nigeriano, era sposato con Charity (sempre presente alle udienze del processo) viveva a San Severino. La coppia ha un figlio di 8 anni. Prima del terremoto la famiglia viveva a Tolentino.
Filippo Ferlazzo
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