Le difese chiedono il tris di assoluzioni:
«Non c’è il movente del delitto,
e la premeditazione non è provata»

OMICIDIO DI MONTECASSIANO - L'accusa vuole l'ergastolo per tutti, i legali degli imputati hanno sollevato dubbi su diversi punti: dall'ora in cui la donna sarebbe stata uccisa, al motivo («non l'abbiamo capito») e alle mosse legate alla presunta preparazione del piano per assassinare Rosina Carsetti

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La mappa della villetta e punti chiave del delitto

di Gianluca Ginella

Dopo il conto presentato dalla procura intorno alle 13 con la richiesta del massimo della pena e il plus dell’isolamento diurno per alcuni mesi per i tre imputati, al processo per l’omicidio di Rosina Carsetti è stata la volta delle difese. Tra i punti chiave che sono stati sottolineati: non c’è il movente e non c’è la prova della premeditazione. Sotto accusa al processo Arianna Orazi, la figlia di Rosina, Enrico Orazi, il marito, e il nipote della 78enne uccisa, Enea Simonetti. Il pm Vincenzo Carusi ha chiesto l’ergastolo e 18 mesi di isolamento per Arianna, ergastolo e sei mesi di isolamento per il marito ed ergastolo e 10 mesi di isolamento per il nipote (l’accusa ritiene che sia stato lui a uccidere la nonna).

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L’avvocato Valentina Romagnoli

Per prima ha parlato l’avvocato Valentina Romagnoli, legale di Enea. È partita dalle foto, due: scattate da casa ad un tramonto d’inverno. Scatti che risalgono alle 16,46 del 24 dicembre 2020, il giorno in cui è stata uccisa la 78enne, a Montecassiano, nella villetta in cui viveva con i tre imputati. «Simili foto stridono con la premeditazione di un omicidio. Inoltre Enea e Arianna restano in contatto con il mondo esterno fino alle 17,41. Scambiano messaggi, tutto incompatibile con un omicidio che sarebbe stato commesso qualche minuto prima».

Per Romagnoli «L’omicidio è avvenuto quando Enea non era a casa. Il pm (che ritiene il delitto sia avvenuto prima delle 18, e quindi prima che il nipote di Rosina uscisse per andare al supermercato, ndr) ha dato poca rilevanza alle risultanze medico legali. Le risultanze medico legali convergono in maniera inequivocabile in una fascia oraria in cui Simonetti non era nell’abitazione di Montecassiano».

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Enea Simonetti

Sul movente: «credo non esista in questo caso. Dalla discussione del pm ho percepito che il movente sia solo aver voluto nascondere i maltrattamenti, ma come potrebbero averli nascosti se Rosina aveva sommerso tutti i conoscenti di dettagli di questi asseriti maltrattamenti? E perché Enea avrebbe ucciso? Quale sarebbe il movente? Che motivo aveva di uccidere la nonna? I testimoni che sono stati senti non parlano di una persona che diceva cose che facessero pensare ad un astio verso la nonna. Credo che il dibattimento abbia smentito la linea che Simonetti sia autore dell’omicidio, ci sono riscontri che escludono fosse in casa».

montaggio-rosinaSulle intercettazioni: «La madre in una di queste dice: “perché l’ha strozzata?”, non “perché l’hai strozzata”. Ci sono riferimenti ad una terza persona, ma non si dice chi sia». Tra le altre frasi che ha citato quella in cui il giovane dice alla madre: “ma ti rendi conto di quello che ho fatto?”, «parla alla madre della simulazione della rapina, di aver dato uno schiaffo al nonno» ha detto il legale. Poi ha citato altri passaggi: «Arianna parlando col figlio dice: “che gli hai detto (ai carabinieri, ndr) che c’eri? Tu non c’eri”». Ha poi detto che «i comportamenti anomali degli imputati sono dovuti all’assenza di una premeditazione, alla loro ingenuità, Non ci sono indizi gravi, precisi e concordanti sulla premeditazione».

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L’avvocato Olindo Dionisi

«Ci dobbiamo chiedere se il pm sia riuscito a dimostrare la colpevolezza degli imputati – ha esordito l’avvocato Olindo Dionisi, che assiste Arianna Orazi -. Dobbiamo quindi analizzare prove del pm. Oggi nella sua requisitoria sostanzialmente si è limitato a due elementi a carico di Orazi: la chat di Instagram e le intercettazioni. Sulla chat instagram quella del 16 dicembre dove Arianna scrive ad Enea “sto studiando il piano”.

Questa chat è veramente una prova a carico? Può dimostrare che avesse premeditato l’omicidio? Ci sono moltissimi dubbi su questo.

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Arianna Orazi

E se poi il piano fosse stata la finta rapina, è possibile che uno studi un piano così capestro, maldestro, che nessuno a questo piano avrebbe mai potuto credere». Ha poi invitato i giudici ad ascoltare le intercettazioni e non a limitarsi a leggere le trascrizioni: «Ascoltiamo gli audio. Dagli audio si capisce ben poco. In alcune intercettazioni si dà un senso diametralmente opposto». Ha inoltre sottolineato che il fatto che non ci sia dna sul collo «questa è una prova importante a discarico». Poi sul movente: «Il pm parla di una esacerbazione dei maltrattamenti, io non sono riuscito a capire il movente nel corso di tutto il dibattimento e oggi non sono riuscito a capire il movente per cui abbia ucciso la madre. Poi manca un altro elemento: come è morta Rosina Carsetti? In realtà nessuno si è preoccupato come materialmente è avvenuto l’omicidio». Il legale ha inoltre aggiunto che «non ci sono prove sulla partecipazione di Arianna nell’omicidio, né della premeditazione».

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L’avvocato Barbara Vecchioli

Per ultima ha parlato Barbara Vecchioli che assiste Enrico Orazi «un uomo che ha sempre lavorato per la sua famiglia, per tutta la famiglia – ha ricordato -, non ci sono elementi perché possa essere mosso nei suoi confronti un giudizio di colpevolezza. Questo per la responsabilità omissiva. Non ci è stato detto quale comportamento avrebbe dovuto tenere nei minuti in cui è morta. Inoltre non ci sono elementi che lo collochino sulla scena del delitto. Non ci sono tracce».

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Enrico Orazi

Secondo il legale «i fatti emersi al processo conducono senza ombra di dubbio ad escludere il coinvolgimento attivo nonché omissivo di Enrico Orazi nella commissione dei reati contestati». Inoltre ha detto che «il pm oggi ha detto che il movente sia da rinvenire nei precedenti maltrattamenti volti allo sfinimento della vittima che hanno trovato epilogo nell’omicidio. Non ci sono elementi, tracce che Orazi abbia mai voluto offendere, svilire la moglie». Tutti i tre difensori hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti dall’accusa di omicidio. Prossima udienza il 15 dicembre per la sentenza.

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