Macerata come Silicon Valley
Si farà festa e dalla Cina
tornerà a casa Padre Matteo Ricci

IL COMMENTO - Le roboanti promesse in campagna elettorale del sindaco Parcaroli: bellezza, lavoro, alberghi, nuovi mercati e investitori da tutto il mondo. Finora non si è visto nulla. La bocciatura dell'ospedale provinciale una grande occasione persa. Rispetto per il verde: basta cementificazioni. Centro storico e commercio possono rilanciarsi

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Sandro Parcaroli in campagna elettorale ha parlato più volte di interventi mirati sulla tecnologia e l’alta formazione per una “Silicon Valley maceratese”. La sua azienda, Med Store, è sicuramente un esempio di successo nel settore ma come trasformerà la città in questa direzione ancora non è noto

 

di Mario Battistini 

“Macerata sul tetto d’Europa”, ha scritto Matteo Zallocco, il direttore di CM, ricordando il pomposo slogan elettorale dello schieramento di centrodestra guidato da Sandro Parcaroli, impegnato ogni giorno, un anno fa, ad alzare l’asticella delle cose che si sarebbero fatte, arrivando addirittura a coinvolgere, in un variegato calendario di realizzazioni extraterrestri, anche il grande missionario maceratese Padre Matteo Ricci. Ma il punto più alto della debordante enfasi declamatoria fu toccato alla vigilia del voto quando fu pronosticato per il capoluogo un futuro radioso, in linea con i modelli socio-economici della florida California degli Stati Uniti d’America, trasformando Macerata in una piccola Silicon Valley. Applausi da standing ovation. Altro che Europa, direttore Zallocco, Macerata sul tetto del mondo!

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«Ora chiudete gli occhi, immaginate la città tra dieci anni. Ci sarà anche padre Matteo Ricci contento nel tornare a casa e nel vedere come è bella» aveva detto Parcaroli durante la presentazione del suo programma

I voli pindarici non migliorano, però, la grigia realtà che abbiamo di fronte. Ma quale Europa e quale America. I fatti che ci riguardano impietosamente dimostrano che la nostra città siede sul “tetto” di una crisi preoccupante e senza precedenti. Sono trascorsi quasi otto mesi dall’insediamento della nuova giunta comunale, ma nulla si è ancora visto.

Si sperava almeno nel nuovo super ospedale programmato dalla passata giunta regionale per consentire ai malati dell’intera provincia di curarsi sul territorio, evitando di perpetuare gli umilianti e costosi “viaggi della speranza” nei centri di cura meglio attrezzati in Italia. Non fu un capriccio di qualche sconsiderato postulante, ma il risultato finale di una lunga e approfondita consultazione politica istituzionale, voluta e votata da tutti i Comuni dell’Area Vasta del Maceratese, con l’avallo di tecnici e del direttore- manager dell’Asl di competenza. Niente da fare, tutto bocciato. Agli ex amministratori Ceriscioli e Sciapichetti, che hanno pure documentato l’avanzato iter procedurale del progetto, sono seguiti dinieghi aspri e risentiti da parte dei nuovi responsabili della Regione. Macerata si rassegni, l’ospedale si farà ma sarà pressoché identico a quello esistente, ritenuto “vecchio e superato” dallo stesso sindaco Parcaroli. Punto e basta. Si è così bocciata su due piedi una iniziativa ieri voluta da tutti e oggi irrimediabilmente mandata in archivio. E’ una sentenza quanto meno discutibile. Delibere promulgate da un ente dello Stato rappresentano riferimenti inalienabili per i cittadini e non possono essere cancellate con tanta leggerezza. E’ il principio su cui si fonda il rapporto di fiducia fra amministratori e amministrati. In materia di sanità, Papa Francesco ogni giorno predica diritti e cure uguali per tutti. E siamo certi che identica posizione avrebbero assunto gli indimenticati vescovi Ersilio Tonini e Tarcisio Carboni, mentre dalla Curia di piazza Strambi non è ancora arrivata una parola di commento.

Città bloccata, si è detto. Il centro storico, in particolare, è un cimitero di negozi chiusi – la pandemia ha solo accentuato il problema, già esistente – e di palazzi vuoti e degradati, a cominciare dallo storico Municipio, che offre pure allo sguardo un colonnato trasformato in un disordinato magazzino all’aperto. Il parcheggio che si è voluto realizzare in piazza della Libertà (provvedimento prolungato proprio oggi fino al 31 luglio), come era prevedibile, non ha migliorato di una virgola i bilanci dei pochi operatori rimasti. L’area di sosta, pur limitata, non ha dato i risultati sperati perché la “piazza” non ha più il supporto di una rete commerciale attrattiva, che esiste invece in corso Cairoli e in corso Cavour. In centro invece negli ultimi anni la fanno da padroni solo i bar.

Per decenni, in passato, hanno funzionato negozi esclusivi, centri di alta moda, boutique d’eccellenza, pasticcerie e ristoranti di classe, cartolibrerie uniche e altro ancora. I clienti arrivavano da tutta la provincia. Terminato il periodo dell’oro, poco alla volta la rete commerciale si è svilita e nessuno ha avuto la forza e la voglia di invertire la rotta, puntando nuovamente sulla esclusività dei prodotti in vendita. Per questo, oggi gli stessi maceratesi preferiscono frequentare i negozi e i supermercati presenti nei vari quartieri, che propongono una varierà maggiore di merci in vetrina. La verità è questa. L’isola pedonale, peraltro solo in minima parte istituita in passato, non c’entra nulla con la decadenza che si è sviluppata.

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Il sopralluogo di Sandro Parcaroli e Francesco Acquaroli alla Pieve lo scorso agosto per il nuovo ospedale

Intanto, si parla in queste ore della possibilità di costruire un parcheggio nella campagna sotto viale Leopardi con attracco meccanizzato per piazza della Libertà. Non si può proprio evitare di cementificare un’altra vasta area di verde, continuando con le deprecabili devastazioni dell’ambiente, che sono una delle principali cause dei grandi malanni della nostra società? La gente – a parte i turisti, gli studiosi e i melomani che amano lo Sferisterio – non va in piazza per le ragioni che si è tentato di spiegare. Ma il centro storico può e deve risorgere se il Comune lo renderà nuovamente attrattivo con un arredo urbano raffinato e di grande interesse, capace di richiamare ogni giorno famiglie intere, giovani e meno giovani, pensionati e forestieri. Si lanci un concorso idee per far emergere la soluzione più appropriata, coinvolgendo l’Accademia di belle arti, l’Università, i giovani architetti portatori di idee innovative ed esperti della materia. Se questo avverrà, anche il Commercio invertirà la rotta, rilanciando la qualità e l’esclusività dei prodotti in vetrina. Un centro storico tornato agli antichi splendori ridarà slancio a tutta la città, alimentando nuovo entusiasmo fra i residenti.

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Sandro Parcaroli con la sua Giunta

Comune, sveglia. “Con noi Macerata cambierà passo”, aveva assicurato Sandro Parcaroli. “Il capoluogo sarà pieno di vita, finalmente moderno e accogliente dove amerai vivere e lavorare. La città che vogliamo riuscirà ad attrarre investitori da tutto il mondo e continui flussi di studiosi e turisti italiani e internazionali. Maceratesi, chiudete gli occhi e immaginate la città fra dieci anni. Sarà piena di persone, ogni angolo ben curato e con i giovani protagonisti di iniziative di successo e tutti impegnati in attività lavorative coerenti con la loro formazione professionale. E dall’alto un raggio di sole illuminerà la Cattedrale, finalmente restituita ai fedeli che assisteranno, emozionati, al ritorno dalla Cina di Padre Matteo Ricci, felice di tornare a casa e di vedere la sua Macerata trasformata. Più bella, più giusta e più solidale”. Messaggi forti che hanno consentito alla nuova Amministrazione, in carica dal settembre dello scorso anno, di stravincere con una straripante percentuale di consensi. Certo, è pur vero che in ogni campagna elettorale si assiste al solito mercatino delle illusioni, con i partiti (tutti) e i candidati che fanno a gara a chi spara le promesse più suadenti. Ma non v’è dubbio che il riferimento all’americana Silicon Valley e il poetico ricordo del grande missionario Matteo Ricci che torna a Macerata da Pechino sono stati due colpi da maestro, abili ancorché temerari, di Sandro Parcaroli. Le “perle” di un programma elettorale sontuoso che in larga sintesi sembra opportuno riproporre per una doverosa riflessione.

Il centro storico – avevano detto – sarà rivitalizzato, con negozi brulicanti di clienti, strade e piazze tutte in ordine, palazzi e monumenti rigenerati. Poi, un parcheggio nella campagna sotto viale Leopardi con attracco meccanizzato per piazza della Libertà. Quindi, arredo urbano di raffinata bellezza, moderne tecnologie per la video sorveglianza, riprogettazione urbanistica anche dei quartieri, difesa e cura del verde, creando nuovi spazi per giochi, passeggiate e tempo libero. Prevediamo anche – fu assicurato – la nascita di nuovi ed esclusivi mercati che potranno essere attrattivi per imprenditori non solo italiani ma di tutto il mondo.

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Parcaroli con Matteo Salvini il giorno dopo l’elezione mentre andavano in Curia per essere ricevuti dal vescovo Marconi

Ed ancora. Consistenti risorse alla Cultura, che è la grande industria di Macerata, qualificando sempre più lo Sferisterio, il Lauro Rossi, i musei e le biblioteche pubbliche, in collaborazione con l’Università, l’Accademia di belle arti e le varie istituzioni presenti sul territorio. Per lo Sferisterio sarà creata anche una sartoria ad hoc, per disegnare e creare i costumi di scena. E in piazza Mazzini nascerà un moderno albergo nell’ex palazzo del Catasto. E sarà realizzato un ospedale di primo livello per garantire a tutti assistenza e cure di sicura efficacia.

Non basta ancora. Il Comune – si era ancora detto – programmerà iniziative corpose “legate a brand mondiali” che rispondono ai nomi di illustri maceratesi: Padre Matteo Ricci, Dante Ferretti, Ivo Pannaggi e Giuseppe Tucci. E saranno istituite scuole per cantanti lirici e cantautori. Quindi, sostegni alle attività sportive, migliore assistenza agli anziani, cominciando dall’Ircer. E non finisce qui.

Impegno per gli studenti: scuole in sicurezza e creazione di un polo formativo di eccellenza a Santa Croce, nell’ex ospedale psichiatrico attualmente chiuso perché lesionato dal terremoto. Le frazioni non saranno dimenticate. Parco fluviale a Villa Potenza, Sforzacosta avrà una viabilità accurata e nelle immediate vicinanze il nuovo ospedale, mentre a Piediripa sarà creato un centro di aggregazione con il coinvolgimento di Valleverde, il quartiere Le Vergini sarà collegato con un ponte alla fermata ferroviaria che è al servizio dell’Università. Insomma, una Macerata nuova nel nome di Padre Matteo Ricci, una città internazionale, in grado di attrarre e sedurre, diventando una piccola Silicon Valley. Sì, il mondo ci guarda. Ma quando s’incomincia? Ne andrà orgoglioso l’indimenticato poeta Mario Affede, che nel 1938, diede alle stampe ”Lu paese mia” con una frase grondante amore per la città: “Macerata più ricercata di Londra e di Parigi, Macerata è tanta cocca…”.

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