«Il fatto che i nostri servizi siano stati e siano considerati essenziali per la comunità è il motivo per cui abbiamo potuto continuare a prestare la nostra opera anche durante il periodo di chiusura. Questo riguardo che ci ha riempito di orgoglio, è stato successivamente la ragione che ci ha escluso dalla possibilità di poter beneficiare di ogni sostegno attivato dallo Stato nei confronti di settori in difficoltà». Ad affermarlo la presidente interprovinciale Confartigianato pulitintolavanderie Beatrice Stefoni. «Il settore a livello nazionale conta 17mila imprese che danno lavoro a circa 50mila addetti ed è ad oggi in grande difficoltà e continua a rimanere fuori dal perimetro degli indennizzi a fondo perduto messi in campo dal Governo. I vari Dpcm hanno impedito la circolazione dei cittadini, hanno previsto la chiusura di ristoranti e strutture ricettive, hanno interrotto la possibilità di poter organizzare eventi e cerimonie e hanno incentivato la pratica dello smart working, riducendo drasticamente la presenza di impiegati negli uffici. Tutti elementi che hanno avuto come conseguenza una sensibile riduzione della mole di lavoro e conseguentemente del fatturato delle lavanderie. Nonostante tutto abbiamo resistito – sottolinea – e, faticosamente, le nostre attività sono ancora al servizio dei cittadini. Non ci permettiamo di entrare nel merito scientifico della ineluttabilità di una nuova serrata, ma riteniamo sia nostro diritto, avendo subito drastici cali di fatturato, poter beneficiare delle agevolazioni previste dal Decreto Ristori. Il rischio di chiudere è sempre più vicino per molte delle nostre attività». Un invito unanime ad usufruire con fiducia dei servizi offerti dalle lavanderie professionali, arriva da tutto il direttivo Pulitintolavanderie di Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo del settore. Le imprenditrici Jacqueline Mandozzi, Angela Crognoletti, Rossella Rapari, Catia Piergallini, ribadiscono infatti che nelle lavanderie professionali le caratteristiche tecniche dei detergenti e dei macchinari «sono superiori a quelli casalinghi, garantendo una sanificazione maggiore dei tessuti, comprovata anche da test microbiologici effettuati, per Confartigianato, da due centri analisi veneti. I test hanno dimostrato come tutti i principali metodi di lavaggio professionale abbiano una elevata efficacia di abbattimento dei più diffusi ceppi microbici che provocano malattie della pelle. Inoltre uno studio della Johns Hopkins University, evidenzia come il lavaggio a secco sia in grado di inibire il virus Covid agendo sullo strato lipidico in cui lo stesso è avvolto».
Questo è solo un lockdown mascherato, perché di fatto tutti sono in sofferenza e non solo chi è costretto a chiudere. Se la gente non gira.......le attività chiudono tutte o quasi per mancanza di clienti. Il problema non è degli statali ma di chi gli permette di rimanere a casa a stipendio pieno anche se lavorano al 25% !!! Nella pa, ad esempio un comune, come si fa a lavorare da casa se tutti i documenti sono cartacei ????!!!!! Ma nessuno si è posto il problema?????
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