Camerino fa i conti con il decreto
«Senza studenti è come un lockdown»

PRIMO GIORNO di didattica a distanza in ateneo dopo la decisione della Regione. Le voci del commerciante Gipo Accaramboni e dell'agente immobiliare Daniele Massimi: «Stimo tra il 30 e il 40 percento di disdette di affitti già firmati. Speriamo che la situazione non peggiori, tra l'altro qua gli spazi ed il distanziamento sociale non mancano»

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Gipo Accaramboni

 

di Monia Orazi

Primo giorno di lezioni a distanza oggi per gli studenti Unicam: è forte il timore che la loro mancanza si ripercuota anche sulle attività economiche locali, per cui gli universitari sono una parte importante dei clienti. Coinvolto anche il mercato immobiliare, agenzie e proprietari delle abitazioni ancora agibili che speravano di poter affittare agli studenti, si vedono rinviare le proposte di acquisto, perché c’è incertezza sul prosieguo delle attività didattiche a distanza, per ora valido sino al 4 dicembre. Le biblioteche rimangono aperte e gli atenei marchigiani chiederanno alla Regione di poter tenere in presenza le attività di laboratorio, nel rispetto delle norme anti contagio.

Spiega Gipo Accaramboni, che gestisce una copisteria a Madonna delle Carceri, di cui è titolare il fratello Duccio: «La situazione attualmente non è delle migliori non solo per quanto riguarda il lavoro, ma anche per quanto riguarda la vita sociale, sia per i bambini, che per i giovani. Bisognerebbe secondo me, andare a vedere zona per zona dove c’è reale necessità di una chiusura e dove invece tale necessità allo stato attuale, si potrebbe evitare». Aggiunge l’artigiano con riferimento alla situazione di Camerino: «All’università non si sono registrati contagi come dichiarato dal rettore, tutte le attività economiche lavorano grazie all’università, non solo la mia che è una copisteria, ma anche tutte le altre, bar, ristoranti, alimentari, locali di vario genere e tipologia. Noi ad esempio abbiamo chiuso a marzo e riaperto a maggio, perché il nostro codice Ateco era prevista la riapertura nel decreto del 4 maggio. Nel frattempo la maggior parte degli studenti era tornata comunque a casa. Di fatto abbiamo ripreso il lavoro tra settembre ed ottobre, abbiamo lavorato tre settimane ed ora ci ritroviamo nella stessa situazione di marzo. Non siamo chiusi, ma di fatto è come se fossimo in lockdown». La preoccupazione per il rischio che nella zona tutto si fermi di nuovo è forte, conclude Accaramboni: «Gli studenti ora seguono le lezioni da remoto, qualcuno di loro mi ha detto che sarebbe tornato a casa. Seguendo le lezioni online non hanno motivo di girare e quindi di frequentare la città, quel poco che me ne rimane. Chiediamo di adeguare la situazione alle condizioni reali dei contagi da Covid».

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Daniele Massimi

Aggiunge Daniele Massimi, titolare di un’agenzia immobiliare: «Noi fino ad oggi abbiamo lavorato con gli affitti per gli studenti. Il decreto è uscito di recente, dunque non abbiamo un quadro completo di quello che succederà, ma già stanno arrivando segnali di preoccupazione. Uno studente che aveva appena affittato una casa ci ha inviato una raccomandata per chiudere il contratto, in quanto seguirà le lezioni da casa. Anche qualcuno che ha intenzione di prendere una casa in affitto e non l’ha ancora fatto, sembrerebbe volerci ripensare. Stimo che le disdette dei contratti di affitto già firmati, potrebbero essere tra il 30 ed il 40 percento del totale. Qualcuno a primavera durante il lockdown ha deciso di rimanere perché studiava meglio in un ambiente tranquillo, certo i timori di ripercussioni sugli affitti e le attività commerciali ci sono. A primavera, durante il primo lockdown molti hanno chiuso i contratti di affitto ed hanno lasciato Camerino, per tornare a casa. Speriamo che la situazione non peggiori, certo l’università di Camerino non è la Sapienza di Roma, qua gli spazi ed il distanziamento sociale non mancano».

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