Cgil contro Confindustria:
«Da Guzzini solo populismo,
non basta criticare l’ultimo Dpcm»

COVID - Duro intervento del segretario provinciale dopo le parole del presidente degli industriali che aveva parlato di dittatura sanitaria: «Reclama contributi a pioggia a fondo perduto. Duole dover ricordare le cifre che lo Stato ha elargito per finanziare i diversi interventi di sostegno e rilancio delle imprese italiane: 50 miliardi. Non abbiamo neanche sentito parlare di lotta all'evasione»

- caricamento letture
daniel-taddei-1-325x266

Daniel Taddei, segretario generale Cgil Macerata

 

«Leggo, con estrema desolazione, le dichiarazioni del presidente di Confindustria Macerata che si lagna di “vivere in una dittatura giustificata dall’emergenza sanitaria”. D’altra parte, però, la lettera “aperta” a sostegno del suo presidente nazionale Bonomi, si inserisce perfettamente nella linea populista che, quest’ultimo, insieme al presidente regionale Schiavoni, stanno cavalcando dal loro insediamento». Sono le parole di Daniel Taddei, segretario generale Cgil Macerata, che si scaglia quindi contro il presidente dell’associazione industriali che ieri era intervenuto parlando appunto di dittatura quanto alla gestione dell’emergenza Covid.  «In un clima di tensioni sociali e di profonda incertezza e precarietà, non è sufficiente criticare l’ultimo Dpcm, occorre adoperarsi per la tutela del lavoro, insieme a quella della salute. Bisogna contenere la diffusione del Covid prima di rischiare il collasso del sistema sanitario in inverno, per evitare un nuovo lockdown generalizzato: questo è indispensabile per la tenuta della coesione sociale, del nostro tessuto democratico e dell’economia».  Per questo Taddei considera populista l’intervento di Guzzini.

Confindustria_FF-7-325x217

Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata

«Il presidente di Confindustria Macerata reclama contributi a pioggia a fondo perduto – aggiunge il segretario della Cgil – dimenticando che Confindustria non vuole il”Sussidistan”. Duole dover ricordare le cifre che lo Stato ha elargito per finanziare i diversi interventi di sostegno e rilancio delle imprese italiane: 50 miliardi a favore del sistema imprese negli ultimi cinque anni in varie forme, soprattutto come misure di agevolazione fiscale. Trenta miliardi sono stati stanziati direttamente a favore delle imprese (senza contare i fondi di garanzia e gli ammortizzatori sociali) durante l’emergenza Covid. 19 miliardi sono stati stanziati per sostegno e incentivo alle imprese anche quando le produzioni non sono pienamente in linea con lo sviluppo ecosostenibile, cui si aggiungono anche i 14,5 miliardi già impegnati per il 2021. Se, dunque, giustamente ci sono interventi per salvare le imprese, e quindi migliaia di posti di lavoro durante il Covid , dovremmo, invece, cominciare a fare qualche bilancio degli aiuti di Stato che sono stati messi in campo negli ultimi anni: hanno prodotto nuovi posti di lavoro? Hanno ridotto la precarietà? Hanno prodotto uno sviluppo diverso e sostenibile? E’ vero, come afferma il presidente di Confindustria Macerata, che la mancanza di liquidità e la difficoltà di accesso al credito espongono il territorio all’azione della criminalità organizzata, soprattutto nella ricostruzione post-sisma che ha già visto l’infiltrazione di gruppi malavitosi, ma la frattura tra le attività produttive e il sistema creditizio che favorisce la permeabilità verso economie parallele ed illegali nasce anche dal fallimento di Banca Marche determinato dalla fraudolenta gestione a danno dell’imprenditorialità onesta e della collettività. Viviamo in un Paese in cui l’evasione fiscale sottrae alle casse pubbliche 107 miliardi, la metà di quanto ci porterà il Recovery Fund. E con lo scandalo che, nella nostra Regione Marche, l’81,5% dell’Irpef arriva dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Non abbiamo sentito Confindustria indicare convintamente tra le priorità la lotta all’evasione, fronte che invece dovrebbe essere comune. La pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità del sistema economico-sociale che in Italia, come pure a livello globale, si è affermato negli ultimi decenni, e questo ci impone un obbiettivo che non può essere, alla buona, quello di tornare al sistema precedente, caratterizzato da profonde ingiustizie e diseguaglianze. É’ necessario cambiare radicalmente il modello di sviluppo, capire di quali investimenti ha bisogno il Paese, e di come si ricostruisce uno stato sociale ridimensionato dalle politiche di tagli perseguiti nel corso degli anni. È il momento degli investimenti pubblici sulla sanità pubblica, nella scuola e nelle infrastrutture, di una riforma degli ammortizzatori sociali, di una legge sulla non autosufficienza e un nuovo assegno per il sostegno alla famiglia. Servono riforme radicali, compresa quella fiscale e una vera lotta all’evasione. Affermare la centralità della qualità del lavoro e della lotta alla precarietà, con modifiche legislative oltre che contrattuali fino ad arrivare alla legge sulla rappresentanza ed alla validità erga omnes dei contratti nazionali, cancellando i contratti pirata. Qualsiasi persona che lavora deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele – conclude Taddei – che sia una partita Iva o un lavoratore dipendente. Siamo ad un bivio della storia del nostro Paese. Pur con posizioni legittimamente diverse occorre la partecipazione di tutte le forze sociali e produttive per la crescita e per un nuovo modello di sviluppo. Partendo anche dalle buone pratiche che in questi anni abbiamo attuato quotidianamente nel territorio».

 

Dpcm, per Guzzini è «una dittatura» «Imprenditori rischiano di svendere e la malavita è alle porte»



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page
Podcast
Vedi tutti gli eventi


Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Matteo Zallocco Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X