di Laura Boccanera (Foto di Andrea Petinari)
Manifestazione bis contro le misure del governo per il contenimento del virus, la piazza si smonta, attese oltre 2000 persone, ce ne sono circa 300. Sull’onda emotiva del decreto martedì una folla di ristoratori e commercianti era scesa in piazza per far sentire la propria voce e ha lanciato la proposta di contravvenire al decreto chiedendo al sindaco di disapplicare il dpcm. Obiettivo: tenere aperto in barba al decreto.
Questa sera la protesta analoga degli operatori dello sport e delle palestre (ma in realtà era aperta a tutti) ha raccolto un pubblico più contenuto sebbene qualche gruppo è arrivato anche da Tolentino e uno da fuori regione. Gli operatori del fitness e dello sport hanno fatto sentire anche il loro grido di dolore: «La chiusura per noi si traduce in difficoltà legate al pagamento delle utenze, dell’affitto, dei fornitori – ha detto Emanuele Trementozzi, presidente dell’Asd polisportiva sport communications – ci è stata tolta la dignità quando hanno definito lo sport non essenziale. E oggi i miei ragazzi sono davanti alla playstation, alle ragazze del calcio femminile ho dovuto dire di rimanere a casa. Ma a tutti loro io non dirò mai che fanno parte di un mondo non essenziale». Presente alla manifestazione anche Sonia Iacchelli in rappresentanza del teatro itinerante che ha raccontato anche la sua drammatica storia: «ho un cancro, ma che differenza fa morire di tumore o di Covid? Non lo so, ma in questi 4 mesi fronteggiare la malattia è stato per me particolarmente pesante, non comprare l’antitumorale perché costa 11 euro. Non vogliamo l’elemosina, vogliamo lavorare. Ci siamo anche noi dello spettacolo viaggiante».
E poi per il mondo delle palestre è intervenuto anche Simone Colombo: «ci hanno trattati come untori, ma nel mondo delle palestre non si è verificato neanche un contagio – ha detto – siamo pochi stasera. Basta scrivere solo su Facebook, venite in piazza. Il nostro settore non si è mai ripreso dal lockdown perché le palestre hanno riaperto in estate, un periodo di bassa affluenza, ma abbiamo rivisto tutto, distanziamenti, effettuato investimenti per la sicurezza. Ci è stata chiesta maggiore sicurezza ancora e poi domenica ci hanno annunciato la chiusura. Domenica c’era nervosismo, oggi c’è la delusione. Molte delle nostre attività non reggeranno un nuovo lockdown». In piazza è sceso anche il sindaco Fabrizio Ciarapica che già questa mattina aveva incontrato gli organizzatori della manifestazione dal prefetto Flavio Ferdani assieme al questore Antonio Pignataro. Anche oggi la piazza ha raccolto firme per chiedere all’amministrazione la disapplicazione in autotutela del decreto. Ma il sindaco fa sapere che non lo farà: «incitare alla disapplicazione di una legge non è il modo corretto di procedere per un’istituzione. Anzi invito tutti a non aderire alla protesta lasciando i locali aperti e contravvenendo la legge. Mi auguro che i ristoratori siano ragionevoli e rispettino il decreto. Anche il questore con il cuore in mano ha chiesto ai ristoratori di non costringere le forze dell’ordine ad intervenire perché in caso di inottemperanza del decreto bisognerebbe fare verbali e sanzioni. Sono qui però perché penso che chi amministra ha l’obbligo di sostenere le attività di chi sta sul territorio con atti concreti. Con la giunta siamo al lavoro per reperire fondi nel bilancio per aiuti alle categorie più colpite e per forme di ristoro. Questo è il modo corretto, sotto la legge c’è libertà per tutti».
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Pur condividendo in buona parte le proteste di questi lavoratori per tutti i drammatici problemi che devono e dovranno affrontare, in conseguenza della obbligata chiusura per il contenimento della diffusione del covid, vorrei anche fare una domanda, se mi è permesso: chi ha scritto “avete impedito ai giovani di sfogarsi in qualsiasi modo, ora non lamentatevi se ognuno lo fa a modo suo”, in quale pianeta del sistema solare è vissuto da giugno a settembre!? gv