Nel Maceratese cappotto del centrodestra,
Pd terzo partito dietro Lega e FdI

REGIONALI - Vola in provincia il partito della Meloni, che si piazza al secondo posto con oltre 24mila preferenze, il 20% circa. Primo il Carroccio che però perde voti rispetto a un anno fa. Debacle dei dem, passati ad essere terzi. Lo sfogo del grande escluso Leonardo Catena: «Tutti i dirigenti hanno responsabilità ma alcuni inevitabilmente ne hanno di più e dovrebbero trarne le conseguenze». Italia Viva non arriva al 5%

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I dati della provincia di Macerata (321 sezioni su 321)

 

 

di Giovanni De Franceschi

Un successo indiscusso, una debacle senza appello. Eccole le due facce delle elezioni regionali in provincia di Macerata.

Acquaroli-mangialardi-mercorelliDa una parte il centrodestra che ha praticamente sfondato, il candidato governatore Francesco Acquaroli ha quasi doppiato il candidato del centrosinistra Maurizio Mangialardi. E FdI ha raggiunto percentuali record da queste parti arrivando ad essere il secondo partito dopo la Lega. Dall’altra il tunnel in cui è finito il centrosinistra, mal “trainato” da un Pd che qui ha fatto registrare il peggior risultato della regione. Più che ridimensionato il M5S, che ha perso circa due terzi dei voti rispetto alle Europee di appena un anno fa.

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Il neo governatore Francesco Acquaroli

Partendo dai candidati governatori, nel Maceratese non c’è stata proprio partita. Un cappotto. Acquaroli ha abbondantemente superato le 85mila preferenze, quasi il 57%. Mangialardi si è fermato a poco più di 45mila voti, al 30,01%. Molto distanti tutti gli altri: Gian Mario Mercorelli del M5S (8,06%), Roberto Mancini di Dipende da noi (2,40%). Poi gli altri quattro che insieme non arrivano al 3%: Fabio Pasquinelli, Sabrina Banzato, Anna Rita Iannetti e Alessandra Contigiani. Quanto ai partiti il primo risultato da sottolineare è quello di FdI. Il partito della Meloni, forte anche di aver espresso un candidato governatore di Potenza Picena, è arrivato alla soglia del 20%. Piazzandosi così al secondo posto dietro alla Lega e mettendo a segno uno storico sorpasso sul Pd. Che il Carroccio potesse piazzarsi al primo posto nel Maceratese era infatti abbastanza preventivabile, dopo il 41% raggiunto un anno fa alle Europee. Anche se in termini assoluti il partito di Salvini è passato da oltre 64mila voti a circa 31mila. Discorso diverso per FdI, che nel 2019 non era arrivato all’8% (12mila voti circa) e che adesso ha quasi raddoppiato le preferenze, superando abbondantemente le 20mila. Pescando soprattutto nell’elettorato leghista, visto che Forza Italia ha tenuto passando dal 5,9 a oltre il 7% (circa 9mila i voti).

 

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E probabilmente intercettando anche qualche voto dei grillini, piombati al di sotto del 7% contro oltre il 16% di appena un anno fa. Nel 2019 raggiunsero le 25.478 preferenze, oggi si attestano sulle 7mila. Infine ci sarà molto da riflettere in casa dem. Oltre ad aver fatto registrare il peggior risultato della regione, nelle altre quattro province il Pd ha abbondantemente superato il 20% qui non arriva al 19, ha subito un’emorragia di quasi 10mila voti. Nel 2019 infatti ne collezionò quasi 30mila, oggi ha superato di poco i 20mila. E non è solo “colpa” dei renziani, che nel frattempo se ne sono andati fondando Italia Viva. Perché il nuovo partito non è arrivato a 5mila preferenze, rimanendo sotto la soglia del 5%, con un risultato probabilmente al di sotto pure delle loro aspettative. Insomma il Pd è uscito con le ossa rotta nella nostra provincia, e non per colpa di altri.

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Leonardo Catena

«In provincia di Macerata il Pd fa il risultato di gran lunga peggiore rispetto alle altre province circa il 18% ben sotto la media regionale e nazionale – sottolinea il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena, grande escluso di queste regionali – Tutti i dirigenti hanno responsabilità ma alcuni inevitabilmente ne hanno di più e dovrebbero trarne le conseguenze. Questa sconfitta così pesante ha ragioni precise. Innanzitutto, una classe dirigente autoreferenziale e lontana dalle persone. Una classe dirigente che non ascolta più i circoli e le esigenze dei territori, ma è ripiegata in una strenua quanto disperata difesa delle posizioni. Un arroccamento chiaro a tutti, anche ai non addetti ai lavori, che abbiamo pagato a caro prezzo. Altre ragioni vanno cercate nella profonda crisi del modello socioeconomico marchigiano. Una crisi che la politica regionale non ha compreso fino in fondo e non ha governato adeguatamente. A ciò c’è da aggiungere il non aver saputo sostenere adeguatamente le aree interne (a partire dalle difficoltà nella ricostruzione post terremoto) e le scelte sbagliate nel campo dei servizi pubblici, a partire dalla sanità. Questa sconfitta dolorosa deve inevitabilmente essere l’occasione per ritrovare le ragioni della nascita del partito democratico, dare spazio a un nuovo modo di fare politica e una nuova classe dirigente provinciale e regionale più autorevole e credibile che si impegni per ricostruire il rapporto fiduciario con i marchigiani e a definire una nuova visione delle Marche utile anche a fare una buona e costruttiva opposizione. Ora c’è da sperare in un buon risultato alle elezioni comunali di Macerata, dove si dovrebbe/potrebbe votare secondo logiche più amministrative che politiche e dove il centro sinistra ha un ottimo candidato sindaco che è Narciso Ricotta».

(Gio. DeF.)

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