«Un reparto di eccellenza ma la minestra non si mangia». Così Emanuela Bianchini di Macerata riassume la sua esperienza di degente nel reparto di Chirurgia Oncologica dell’ospedale di Macerata dove è stata operata qualche settimana fa. «Sono stata ricoverata il lunedì mattina (operata) e dimessa il mercoledì pomeriggio – racconta – Il merito di questa breve degenza è da attribuire al protocollo Eras (Enhanced Recovery After Surgery- Recupero precoce dopo chirurgia) applicato dall’equipe del primario Walter Siquini. Tutto ha funzionato bene grazie alla professionalità ed alla straordinaria umanità di tutta la squadra, in particolare del dottor Alessandro Cardinali in quanto è stato ed è il mio chirurgo di riferimento. Purtroppo devo evidenziare una magagna. Dopo il digiuno forzato il mangiare oltre che essere un bisogno è anche una sorta di premio. Niente affatto. Il primo pasto che si può ingerire è la minestra e quella che viene consegnata è pessima, passata abbondantemente di cottura. Aprire il coperchio della ciotola bollente e vedere il formato originario della pastina che ha subito una sorta di mutazione è deprimente. Seppur coraggiosa sono riuscita ad ingoiare pochissimi cucchiai del pasto così come la mia compagna di stanza. Quanti altri pazienti hanno fatto e faranno come noi ? Poiché sono particolarmente sensibile alla questione degli sprechi alimentari mi chiedo: quanta minestra cotta viene gettata tra i rifiuti? E’ stato doveroso riferire la mia esperienza. Spero che qualche lettore sia in grado di dare un aiuto per migliorare la qualità del servizio pasti dell’azienda ospedaliera».
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Confermo in pieno quanto riferito dalla signora in quanto mia madre, nel reparto medicina, aveva conati solo ad aprire il coperchio della ciotola e la signora del letto accanto era imbestialita per questa cosa e con chi,alla asl,si occupa di pagare l’azienda che prepara queste schifezze.
Secondo me è una grossa mancanza di rispetto verso persone già sofferenti per le loro situazioni fisiche.
Di queste ‘disavventure’, così come di altre, sarebbe bene interessare il Tribunale dei Diritti del Malato.
Ci credo. Quando fui operato al cuore ad Ancona, il pasto là era immangiabile. Alla richiesta se avessi scelto tra Jesi e Macerata per la terapia di recupero, scelsi Macerata perchè, all’epoca, il “rancio”, ottimo e abbondante, veniva cotto dai nostri cuochi e non era catering. Un ammalato, già giù di tono per la malattia, deve tirarsi su almeno con una piacevole alimentazione. Qui si cerca di risparmiare, di fare le cose regolarizzate, secondo una visione di Sinistra, che regola tutto. Soprattutto se sono ditte provenienti dalle zone rosse. Però, se non si mangia in modo piacevole, si va giù di tono e magari si muore…
Rapanelli, Gaber mi sa che avrebbe detto che i “moccolotti” sono di sinistra e che la minestrina ha un sapore ancora un po’di destra. Se poi cotta al massimo ribasso non dovrebbe discostarsi come sapore anche da tutto il resto. Nelle scuole di Civitanova si continuava a servire il pesce proveniente dal Mare di Barents che su ordine di Boris Eltsin si sarebbe dovuto chiamare come un tutt’uno con i mari circostanti “Mare della Morte”. Ci furono scioperi e inviti alle dimissioni dell’assessore competente che sta ancora lì. Per più di trenta anni lo Stato sovietico ha usato il Grande Nord come la pattumiera dell’ Urss. Scorie radioattive, reattori nucleari e residui di armi chimiche nonché esplosioni atomiche di studio che hanno avvelenato i suoi mari. Eppure a scuola nelle mense delle elementari si continuava imperterriti a servire pesce luminescente dei freschi mari del nord dove veniva surgelato e poi cotto a puntino, secondo le ricette del centro di osservazione di Chernobyl. Non c’è sinistra adesso nella amministrazione, non si sa neanche se c’è la destra, la Lega o solo Ciarapica anche lui pesce fuor d’acqua in attesa di esplicitazione, qualunque, purché sia di rilievo che quella di Civitanova gli va stretta. E lui anche se a richiesta, non lo dice apertamente, non sui giornali perlomeno che cosa vuole da fare da grande, senza rendersi conto che oramai politicamente se continua così, verrà “ cotto “ anche lui. Sono andato fuori discorso Rapanelli, partendo da una minestrina, forse geneticamente aliena, perché se si prende un qualsiasi filo conduttore dove la politica fa passare i suoi elettroni che sono sempre indiscutibilmente e fisicamente negativi, si finisce quasi sempre nel fango. Per non finirci, si parla cercando di dare un senso a quello che si dice. Prendi l’astronave di Bertolaso, osteggiata e comunque costruita. Uno pensa leggendo certi articoli che si faccia la solita denuncia di spreco di denaro per scoprire poi che ci sono fior di avvocati che vengono pagati per dire quelle cose da chi cerca un po’ di visibilità seduto sul suo catafalco politico e si chiede se per ottenerla in quanto poi del tutto inutile deve pagare così tanti onorari e soprattutto dove li prende. Qui, farei grandi pezzi giornalistici senza ricorrere al solito copia ed incolla cambiando qualche virgola, due punti e la “ minestra scotta “ è sempre quella.
Anni fa dopo un lungo ricovero, in ben tre reparti, quando avendo scelto un risotto alla milanese mi vidi arrivare una brodaglia col riso trapassato e un sapore di zuppa di cipolle, non potendone più scrissi una lettera e la feci leggere si responsabili dicendo che l’avrei spedita al tribunale dei diritti del malato. Da quel giorno le cose migliorarono notevolmente, coi ringraziamenti degli altri ricoverati.
Passato qualche anno, colecistectomia, l’unico pasto prima d’essere dimesso, una minestra che i maiali si sarebbero rifiutati di trovare nel troguolo. Sempre anni fa, stessa solfa a Torrette, durante il ricovero d’un parente, quando del catering s’occupava una una società toscana.
La soluzione? Obbligare i vertici amministrativi ospedalieri a mangiare sempre e solo quelle schifezze, controllati a vista dai miei amici carabinieri.