Il governatore Luca Ceriscioli alla cerimonia per il passaggio di consegne
di Giuseppe Bommarito
E’ stata opportuna nei giorni scorsi la processione interna al centro covid di Civitanova con la Madonna di Loreto, portata a benedire la fiera della vanità, dello spreco, della politica ottusa ed arrogante, della speculazione costruita sull’altrui generosità? Ai posteri l’ardua sentenza, anche se a molti questa commistione tra sacro e profano è sembrata sinceramente oltraggiosa, se non altro perché la Madonna nera di Loreto è la patrona degli aviatori, e nulla c’entra, quindi, con le vicende molto materiali, terra terra, che hanno contraddistinto sin dall’inizio la vicenda del Fiera Covid nostrano.
Giuseppe Bommarito
Di certo, l’inaugurazione, svolta in tono dimesso e sbrigativo, senza rappresentanti del governo nazionale e persino con l’assenza dei vertici regionali e locali del Pd (che pure nelle Marche è stato il principale sponsor di questa oscena operazione, dai piddini in Lombardia invece fieramente contestata e altrove non praticata), è caduta nel momento più sbagliato. Proprio quando, cioè, uscivano sui giornali due notizie che sicuramente hanno contribuito a guastare il fegato al presidente Luca Ceriscioli e ai suoi quattro moschettieri (Angelo Sciapichetti, Francesco Micucci, Guido Bertolaso e Fabrizio Ciarapica). La prima riguarda il fatto non solo della chiusura del Fiera Covid di Milano – il modello bertolasiano da noi prontamente replicato, risultato infine un clamoroso flop da 25 milioni di euro buttati via per trattare al massimo 13 pazienti – ma addirittura del suo imminente definitivo smantellamento per l’ormai conclamata inutilità. E poi, dal vicino Abruzzo è stata comunicata la realizzazione di un nuovo Covid Hospital (181 posti letto, di cui 40 di terapia intensiva), realizzato direttamente dall’ente regionale, a minor costo del mostro civitanovese e in tempi molto brevi, con regolare gara di appalto, con assoluta trasparenza circa le donazioni (compresa quella della Banca d’Italia), utilizzando uno spazio dismesso dell’ospedale di Pescara. E soprattutto senza ricorrere a giri strani coinvolgenti addirittura ordini cavallereschi, come è avvenuto nelle Marche (il riferimento è al Cisom del Sovrano Ordine di Malta), con tutti gli annessi e connessi in termini di progettazione, general contractor, imprese realizzatrici e fornitori.
Guido Bertolaso all’inaugurazione del Covid hospital
Un uno-due micidiale, che avrebbe atterrato persino un toro. Ma i nostri vertici dell’istituzione regionale hanno fatto finta di niente (una bella faccia di bronzo, non c’è che dire!) e, a beneficio dei cittadini marchigiani, hanno continuato a raccontare, anche nei giorni successivi, due belle ed istruttive favolette. La prima: i soldi sono stati donati da privati, e quindi non ci rompete le scatole perché comunque – anche se l’opera, costata ben 12 milioni di euro più le spese di gestione, a breve dovrà essere smantellata con ulteriori costi pari a circa due milioni – non si può parlare di spreco di moneta pubblica. La seconda: l’opera realizzata è di natura emergenziale, e quindi poteva tranquillamente bypassare tutte le normative urbanistiche e quelle relative agli appalti pubblici, e quindi giustificare anche il “pacchetto” bertolasiano. Questioni importanti, che meritano certamente chiarezza, anche da parte della magistratura. Tanto per cominciare: possono definirsi privati i soldi che la Regione Marche in prima persona ha iniziato a metà marzo 2020 a richiedere pubblicamente ai cittadini marchigiani, sotto forma di liberalità, per adeguare la rete delle terapie intensive e che, da fine marzo, entrato in scena Bertolaso con tutto il suo “modus operandi”, la stessa Regione ha invece chiesto invece che venissero versati direttamente sul conto corrente del Cisom, articolazione del Sovrano Ordine di Malta? E poi, di converso: questi soldi, versato da tanti cittadini generosi, sarebbero stati mai donati al Cisom se la Regione non li avesse essa stessa lì indirizzati?
Le postazioni al Covid center
E’ evidente, anche a prima vista, la finzione giuridica e di fatto, la voluta e traballante elusione delle norme che regolano la trasparenza delle entrate degli enti pubblici e la realizzazione delle opere pubbliche. Fare finta, con un ridicolo marchingegno giuridico (perché di questo si tratta), che i cittadini marchigiani abbiano voluto erogare donazioni al soggetto privato Cisom, e non all’ente pubblico Regione Marche, non fa comunque perdere ai soldi delle donazioni, una volta arrivati a destinazione, la loro natura di soldi pubblici (fermo restando che sarebbe immorale anche sperperare soldi privati frutto di generose elargizioni liberali). Finzione palese che peraltro trasuda da tutto lo sviluppo della vicenda. Addirittura, in delibere regionali scritte senza il minimo senso del ridicolo, risulta che è stato il Cisom, così finanziato dalla Regione tramite l’interposta persona dei donatori, a proporre, con oneri a proprio carico (cioè sempre i famosi soldi che la Regione ha dirottato verso il Cisom), la realizzazione del Fiera Covid di Civitanova, struttura da considerarsi – pensate un po’ – come un’opera privata che l’ordine maltese, alla fine del giro, avrebbe poi graziosamente donato alla Regione. Insomma, è inutile che Ceriscioli & Co. facciano i finti tonti, quell’obbrobrio realizzato a Civitanova è un’opera pubblica messa in piedi con fondi pubblici, con tutti gli obblighi e le responsabilità conseguenti. Soldi pubblici come sono indubbiamente – e su questo non ci piove – i cinque milioni di euro donati alla Regione Marche (e non al Cisom) dalla Banca d’Italia con delibera 31 marzo 2020, vincolati alla realizzazione di 100 posti letto di terapia intensiva, i 250.000 euro deliberati l’11 maggio scorso dalla giunta regionale per “l’ottimizzazione della nuova struttura ospedaliera temporanea necessaria alla gestione dell’emergenza epidemiologica”, nonché i quattro milioni di euro per aprirla e tenerla aperta (personale, utenze, pulizie, disinfestazione, vigilanza, gestione rifiuti, ecc.) solamente per i primi tre mesi, con gli altri costi a seguire nei mesi successivi. Soldi della collettività, anch’essi finiti in una voragine assurda di spreco.
E qui passiamo alla seconda favoletta per bambini o per adulti con l’anello al naso, spacciata anch’essa senza ritegno da lorsignori, che così hanno sentenziato: bene o male, il Fiera Covid è un’opera emergenziale, perché in tal modo noi l’abbiamo qualificata, e quindi le norme di legge, anche quelle sugli appalti, potevano essere tranquillamente ignorate (cioè, in altri termini, potevamo costruire con Bertolaso quel bel pasticcio che abbiamo messo in piedi). Ora qui bisogna capirsi: se veramente si tratta di un’opera emergenziale, destinata ad essere sbaraccata entro pochi mesi (come si legge nelle delibere regionali, e come, proiettandosi sino a dicembre 2020, ha dichiarato in una incredibile recentissima intervista Ceriscioli: “La struttura di Civitanova potrebbe servire entro l’anno, e, passata la pandemia, si penserà ad una nuova costruzione per l’emergenza”), allora i protagonisti di un siffatto colossale spreco – che tra tutto arriverà a circa 20/25 milioni di euro per un intervento sostanzialmente inutile in quanto messo in cantiere ad emergenza già abbondantemente scemata – dovrebbero essere senza indugio deportati in Siberia e rimanerci per sempre a prendere il fresco.
Se invece, come lo stesso Bertolaso ha più volte declamato, la struttura, destinata a suo dire ad essere un faro per tutta l’Italia (e che faro!), resterà in piedi quanto meno sino al 2025 e con funzioni sicuramente non emergenziali, allora, a fronte di un’opera pubblica chiaramente strutturale, addirittura definita dai vertici regionali come strategica nella rete ospedaliera marchigiana anti-covid, sarebbe stata certamente necessaria una regolare gara pubblica d’appalto, magari a livello europeo, per scegliere l’impresa realizzatrice sulla base dei principi della trasparenza, della concorrenza e della meritocrazia, come è stato tranquillamente fatto, e con ottimi risultati anche temporali (pochi mesi), come si è visto, nel vicino Abruzzo. Altro che il guazzabuglio messo in piedi da Bertolaso e compagnia bella, i quali, chiotti chiotti e contro i più elementari principi di legge, sostanzialmente, tramite il Cisom (di cui lo stesso Bertolaso farebbe parte), hanno scelto a totale loro discrezione i progettisti, il general contractor, le imprese edili interessate, i fornitori, stabilendo il prezzo e facendolo di fatto schizzare complessivamente ad oltre 140.000 euro per ogni posto letto di terapia intensiva realizzato. In buona sostanza, un affarone per chi ha realizzato l’opera e fornito le attrezzature, amplificato dal fatto che le maggiori imprese coinvolte hanno anche effettuato donazioni al Cisom, così avvalendosi pure di sostanziose detrazioni di imposta o di deduzioni dal reddito imponibile.
Angelo Sciapichetti con Luca Ceriscioli, Guido Bertolaso e Fabrizio Ciarapica
Una forte motivazione economica, quindi, che sembra essere stata sin dall’inizio – spiace dirlo – alla base dell’intera operazione, ingiustificabile a livello di programmazione sanitaria e tale da cozzare già un mese e mezzo fa con i dati epidemiologici marchigiani, tanto che da subito ha incontrato le fortissime e motivate opposizioni dei medici, specialmente degli anestetisti-rianimatori (gli specialisti del settore), degli operatori sanitari, dei sindacati, di buona parte delle forze politiche e dell’opinione pubblica. Un affare che, come è noto, ha visto coinvolti lo stesso staff e gli stessi tecnici del Fiera Covid di Milano (in buona sostanza, lo studio di progettazione Promedia srl di Teramo, di cui è direttrice generale Patrizia Arnosti, a sua volta consulente di fiducia di Guido Bertolaso); e come general contractor l’impresa Rekeep spa, con sede in Zola Predosa (Bologna), società controllata dalla holding Manutencoop Soc. Coop., gigante cooperativo coinvolto negli anni passati in numerose clamorose inchieste giudiziarie (Consip, appalti pilotati a Brindisi, l’Expo di Milano, anche Mafia Capitale), sino al 2018 aderente alla potente Lega delle Cooperative ed evidentemente ancora legata, esattamente come la Promedia, a personaggi molto influenti del Pd marchigiano, della LegaCoop marchigiana e della stessa Asur Marche, in un quadro anomalo di rapporti, da tempo denunciato, tra politica, istituzioni regionali e management sanitario, che soprattutto nell’ultimo quinquennio ha fatto di molto arretrare a livello nazionale la sanità pubblica marchigiana.
Uno dei macchinari installati
Ormai tuttavia il dado sembra essere tratto, mancano gli ultimi collaudi e poi arriveranno nell’astronave – dice l’Asur Marche – i primi tre o quattro pazienti in terapia intensiva, probabilmente provenienti da Camerino. Voglia Dio che non succeda nulla ai pazienti durante il tragitto sino a Civitanova, perché allora sarebbero guai grossi per tutti i nostri eroi e i loro esecutori. Tuttavia l’avvio concreto del reparto trova ulteriori difficoltà non solo nel reperire pazienti in terapia intensiva da “deportare” a Civitanova (ormai in tutta la regione si aggirano sulle 10-15 unità in tutto), ma anche nelle fortissime contestazioni dei medici anestesisti-rianimatori e degli operatori sanitari, contrari, nonostante le pesanti sollecitazioni che stanno ricevendo, a proporsi come volontari per andare a coprire i turni presso il Fiera Covid. Costoro, fortemente provati dopo oltre due mesi di ritmi bestiali e di sacrifici pesantissimi che hanno coinvolto anche le loro famiglie, non accettano di essere trattati oggi a pesci in faccia dall’Asur, dopo tutta la retorica sugli angeli dell’emergenza e così via cantando. Essi infatti lamentano a buon diritto la loro mancata preventiva consultazione, evidenziando che un reparto di alta specializzazione, come è quello della terapia intensiva, non può essere coperto con rotazioni continue del personale tecnico o, ancora peggio, con prestazioni aggiuntive fuori orario, richiedendosi invece un solido e collaudato affiatamento dell’intera equipe che sappia e possa curare anche l’aspetto relazionale sia con i pazienti che con i loro familiari. E, per ironia della sorte, visto che oggi la motivazione principale dell’assurda astronave civitanovese è diventata quella di far ritornare alla normalità i vari ospedali marchigiani “ripulendoli” dai pazienti covid, essi lamentano altresì che, considerata la strutturale e già preesistente carenza di medici anestesisti-rianimatori nelle Marche, la loro forzata precettazione verso Civitanova andrà necessariamente ad impoverire, sguarnendole, le rianimazioni dei vari ospedali del territorio, così, per una sorta di eterogenesi dei fini, raggiungendo proprio l’obiettivo di impedirne il ritorno alle normali funzioni.
Come si buttano via i soldi....
Soldi buttati.....
Aiah!........
La grande abbuffata.
Ma poi situato vicino a un centro commerciale, una zona ad alta concentrazione di traffico.
Era scontato che tutto questo era un problema Ma quando c'e denaro senza controllo tutti mettono le mani in pasta. Alla faccia di quelli che sono costretti al Caritas per dare da mangiare alla famiglia. Purtroppa cambiano i governanti ma il sistema di latrocigno e sembre quello!
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Avete fatto gli esposti alla Corte dei Conti e in Procura? In attesa di gentili riscontri perché non “cambiete musica pallusi”?
In Italia non esiste legge, altro non c’è da dire…
Concordo pienamente riga per riga quanto scritto dall’avv. Giuseppe Buommarito, aggiungendo alcune considerazioni:
In Italia gli eventi calamitosi od altri tipi di eventi, sono classificati in base ad estensione, intensità e capacità di risposta del sistema di protezione civile. Per le emergenze di rilievo nazionale che devono essere, con immediatezza d’intervento, fronteggiate con mezzi e poteri straordinari, il Consiglio dei Ministri delibera lo stato di emergenza, su proposta del Presidente del Consiglio.
Lo stato di emergenza può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia. Può essere dichiarato anche in caso di gravi eventi all’estero nei quali la protezione civile italiana partecipa direttamente.
Il Codice della Protezione Civile (Decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018), ridefinisce la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale, portandola a un massimo di 12 mesi, prorogabile di ulteriori 12 mesi.
La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi. Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati. Nella delibera viene indicata anche l’amministrazione pubblica competente in via ordinaria che subentra nelle attività per superare definitivamente le criticità causate dall’emergenza.
Agli interventi per affrontare l’emergenza si provvede con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge ma nei limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. Le ordinanze sono emanate dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, se non è diversamente stabilito con la deliberazione dello stato di emergenza. L’attuazione delle ordinanze è curata, in ogni caso, dal Capo del Dipartimento. Allo scadere dello stato di emergenza viene emanata un’ordinanza “di chiusura” che disciplina e regola il subentro dell’amministrazione competente in via ordinaria.
Limitando l’attenzione all’ultima forma di intervento, si osserva che le ordinanze necessitate della Protezione Civile presuppongono la dichiarazione a monte dello stato di emergenza ad opera del Consiglio dei Ministri che, adottata da ultimo nella forma di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, autorizza l’esercizio necessitato di ordinanza anche in deroga ad ogni disposizione vigente, pur nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento (art.5, II comma, Legge 225/1992).
Tale potere – ab initio – è stato posto dalla legge in relazione a “calamità naturali, catastrofali o altri eventi come per il COVID che, per intensità di estensione, debbano essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari” (Art. 2 lett c) della legge 225/1992). Le relative competenze sono distinte orizzontalmente tra tutte le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, della Regione, della Provincia e dei Comuni, ma la prassi attuativa individua, quale titolare del potere, il Presidente del Consiglio dei ministri che si avvale di commissari delegati di fronte a fatti emergenziali, nazionali o locali, di forte entità.
Il 31 gennaio 2020, il Consiglio dei Ministri dichiara lo stato di emergenza, per la durata di sei mesi, in conseguenza del rischio sanitario connesso all’infezione da Coronavirus.
Al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, è affidato il coordinamento degli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza sul territorio nazionale.
Le principali azioni coordinate dal Capo del Dipartimento sono volte al soccorso e all’assistenza della popolazione eventualmente interessata dal contagio, al potenziamento dei controlli nelle aree aeroportuali e portuali, in continuità con le misure urgenti già adottate dal Ministero della salute, al rientro in Italia dei cittadini che si trovano nei Paesi a rischio e al rimpatrio dei cittadini stranieri nei Paesi di origine esposti al rischio.
Nelle Marche la preparazione all’allerta per il nuovo Coronavirus passa per le competenze tecniche del GORES, Gruppo Operativo Regionale per le Emergenze Sanitarie, tavolo tecnico che la Regione Marche ha costituito da tempo in modo strutturale per dare risposte tempestive alle emergenze sanitarie, tramite l’interfaccia tra operatori sanitari esperti e protezione civile regionale.
Il tavolo dunque è attivo e le indicazioni operative regionali sono state diffuse a tutti gli operatori sanitari del Servizio Sanitario Regionale con circolari del 30 gennaio e del 14 febbraio.
Il Gores è attivo sul Coronavirus sin dal 27 gennaio, per strutturare il lavoro in base alle principali esigenze poste dalla specifica situazione, per tracciare e trasmettere le indicazioni operative, definendo le modalità di presa in carico di un potenziale caso sospetto di nuovo Coronavirus, le relative modalità di isolamento, diagnosi e trattamento e l’attuazione delle più idonee misure di sanità pubblica per contenere l’infezione ed evitare eventuali ulteriori casi.
La Regione e la Protezione civile regionale sono in continuo contatto con il Comitato operativo nazionale istituito presso il dipartimento della Protezione civile a seguito della dichiarazione di stato di emergenza del 31 gennaio, che ha individuato nel capo dipartimento Borrelli il COMMISSARIO UNICO per gli INTERVENTI.
Perciò da come sopra, si evince che, quando predisposto da Cerescioli, in maniera farraginosa, confusionale di ruoli e competenze istituzionali, da uomo ragno, ponendo il tutto dentro un suo calderone, con delibere palesemente, a mio modesto parere, del tutto incostituzionali.
Partendo dai soldi privati, che diventano immediatamente pubblici, come personaggio eletto politicamente, pubblico ufficiale e istituzionale, dalla destinazione dell’opera, dal suo utilizzo, dai contratti di appalto, dal personale utilizzato, dalla limitata durata, dal suo smantellamento, dal danno erariale, visto le altre soluzione tecniche alternative e meno onerose.
Intanto a Milano sta addirittura emergendo una grossa lite tra il governatore Fontana e Guido Bertolaso (che sarebbe stato esautorato dall’operazione) sul futuro dell’astronave milanese, mentre un gruppo di donatori ha presentato richiesta di accesso agli atti per avere una rendicontazione precisa delle spese e per conoscere le modalità decisionali che hanno portato a realizzare il Fiera Covid lombardo.
Non c’è un giudice a Macerata? Così fate pure il processo su CM e continuare a convincere che sono tutti un branco di malfattori senza uno straccio di prova. Per me il processo più che alla presunzione di reato bisognerebbe farla alla “presunzione “(atto o atteggiamento ispirato ad ambizioni o pretese orgogliose e indisponenti). Leggo dai commenti che non è difficile raccogliere proseliti, specialmente quando ogni giorno la lingua batte dove il dente duole e non si capisce la causa della carie. Si capirà, come si sapranno delle belle come dice qualcuno che ci tiene a dire che non finisce qui. A Milano starà succedendo qualcosa di simile? Un bersagliamento continuo sui soldi che una volta si diceva non avevano odore e invece adesso si classificano in privati e pubblici, con la differenza che i privati sono diventati colpevoli e i pubblici che hanno sempre creato faldoni di denunce sono diventati tutti onesti. Se lo fanno a Milano, i donatori potrebbero farlo anche a Civitanove prima che venga loro la Sindrome del Tarlone Mentale che a forza di sentire ogni giorno di aver buttato soldi dalla finestra potrebbero anche venir colpiti dalla Sindrome detta della Sconquassa dovuta al fatto che si viene tempestati dalla “possibilità” (la metto tra virgolette) di presunte truffe, circondati da ladroni di ogni sorta e politici che ognuno poi si giudica come vuole, specialmente quelli che strisciano come serpi attorno alla faccenda sperando in qualche miracolo dimenticando che per la Resurrezione bisogna avere un Padre molto importante e una Madre altrettanto famosa e forse attualmente un po’ arrabbiata visto che è stata tirata in ballo pure Lei tanto per mettere anche un po’ in ridicolo in chi fa una cosa che si è sempre fatta ogni qual volta ci si affida a Lei per chiedergli qualcosa di molto importante. ( Ci si attacca a tutto, fino a spersonalizzarsi o che, pur di vincere per convincere). Ma fate resoconti su eventuali rischi di ritorno della malattia ,sempre nei paraggi seppur mantiene la sua invisibilità, chissà, forse per timidezza. E perché no, un giro per raccontare quello che succede nel mondo con speciale riferimento a quelli che prendono continuamente sotto gamba il problema per ritrovarsi come la Svezia che ora ha il tasso di mortalità più alto in Europa per il coronavirus dopo aver tenuto un approccio diverso dagli altri, di certo meno intelligente di altri Paesi come ad esempio l’Italia che rischia di gettare alle ortiche tutto quello che si è fatto perché l’incrocio di certe notizie libera facilmente la fantasia di chi poi nei commenti le spara grosse ma soprattutto condizionate da chi ne sa meno di me oltre ai soliti comunissimi dubbi che vengono ogni volta che si ha a che fare con edilizia pubblica o privata diventata pubblica!?! E dove tutti, solitamente detraggano, cosa talaltro talmente abituale che in un momento particolare come questo si potrebbe anche aspettate il momento giusto per far diventare protagonista ciò che per adesso non può assolutamente avere la precedenza che aspetta di diritto ad una malattia terribile ed ancora sconosciuta. Ma già è arrivato il verdetto finale in cui in questo momento la ” presunta” era e deve ancora sorgere ma già è tramontata con tutte le sue sfumature colorate, nella pignoleria ( sempre inspiegabile come il mal di dente ) di qualcuno e concludo con qualcosa di veramente importante per il presente, riportando quel che dicevano due bergamaschi stamattina “ Chi non ha avuto contatti con il covid, non ha consapevolezza con il problema”.
Avvocato Bommarito, io invece credo che la processione fatta con la Madonna di Loreto in prima fila sia stata più che opportuna, d’altronde le astronavi non volano anch’esse?
Scherzi a parte mi vedo costretto ancora una volta a farle i miei complimenti per aver, con la consueta lucidità, evidenziato alcuni nodi cruciali della vicenda.
Mi permetta però di ribadire con maggior forza alcuni dettagli. Senza dilungarmi troppo sulla natura pubblica dei soldi erogati dalla Banca d’Italia, che è un ente di diritto pubblico e poco conta se per tale elargizione abbia attinto ad un suo specifico fondo interno di beneficenza. Come giustamente lei dice, i 5 milioni di euro erano stati “donati” con specifico vincolo d’uso, cioè la realizzazione di un reparto di rianimazione da 100 posti letto da realizzare nell’area di Ancona e questo spiegherebbe perché i primi sopralluoghi furono fatti lì. Ora, l’aver cambiato il progetto realizzando meno dei 100 posti letto previsti dalla delibera della Banca d’Italia e soprattutto l’aver cambiato location, tra l’altro sembrerebbe sia stato fatto dal Cisom che, come si legge dalla relativa DGR n.415/20, si evince che sia stata tale fondazione a proporre alla Giunta Regionale la realizzazione di tale reparto a Civitanova Marche e non viceversa, queste modifiche non si ponevano in contrasto con la summenzionata delibera della Banca d’Italia? Quest’ultima non aveva il dovere di vigilare ed eventualmente chiedere lo storno delle somme elargite?
Molteplice e consolidata giurisprudenza ha stabilito da tempo che i soggetti privati che agiscono su impulso di un’amministrazione pubblica (si veda ad esempio le società in house) sono da intendersi a tutti gli effetti equiparati ad enti pubblici con l’obbligo di rispettare tutte le norme che li regolamentano, ivi incluse quelle relative ai lavori pubblici, gare d’appalto, ecc. Tant’è che la stessa legge 241/90 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo) recita al comma 1-ter dell’art. 1 “I soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei principi di cui al comma 1 ((, con un livello di garanzia non inferiore a quello cui sono tenute le pubbliche amministrazioni in forza delle disposizioni di cui alla presente legge)).” E ancora con il comma 1 lettera “e” dell’articolo 22, considera i soggetti privati che compiono attività di natura pubblica, al pari di una pubblica amministrazione, imponendo loro il libero accesso a tutta la documentazione relativa a tali attività. Giurisprudenza e norme alle quali, per ovvi motivi, si sottraggono gli stati stranieri..
mi congratulato ancora una volta con l’avvocato Bommarito che ha fatto rilevare la ladroneria che ha approfittato della grave emergenza.
mi congratulo ancora una volta con l’avv.Bommarito che ha ha fatto emergere la ladroneria che ha approfittato della grave emergenza pubblica.
Speriamo che la ladroneria non finisca come la malaurbanistica maceratese!
Bis, ter,quarter,quintus,sextus e il Cover Fiera sta lì. Vero che la Banca d’Italia ogni tanto viene accusata di non vigilare abbastanza quindi normale amministrazione pure questa. Bertolaso dice di non aver preso una lira se non un euro a Milano e niente a Civitanova. Difficile da credere ma fino a prova contraria tutte queste disamine che dovrebbero avere qualcosa di positivo ma neanche la Madonna vi sta bene e invece hanno tutto in negativo e rimangono terra terra al livello che concedete loro. Aspettate che siano gli invocati ordini preposti a verificare eventuali tricche tracche e ballacche e poi suonerete tutti assieme o gli spartiti andranno corretti.