Regione, a ciascuno il suo:
turisti a Pesaro e deserto nel cratere

FONDI UE, IL PUNTO - Gli amministratori regionali, sentendosi in torto, minacciano querele e intimano ai terremotati di non protestare e parlano di danno d'immagine. Ma sono sotto gli occhi di tutti il numero di edifici pubblici ricostruiti, le tonnellate di detriti ancora da portar via, le autorizzazioni lumaca. A Macerata con mille edifici danneggiati è stata completata una sola pratica. I dati delle presenze in aumento nell’entroterra: di certo non erano legate al turismo

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Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

Non ci piace (e questo poco conta) ma soprattutto non è corretto l’atteggiamento di chi, avendo avuto l’incarico di amministrare la cosa pubblica, non accetta il dialogo, non contesta i fatti riportati dalla stampa dimostrando il contrario, ma prima intima perentoriamente «Lasciateci lavorare» perché sollevando certi problemi si fa «un danno di immagine alla Regione», e poi si minacciano querele scrivendo «Domani mattina daremo mandato ai nostri legali di procedere…». Infatti non c’è nessunissimo bisogno di minacciare nessuno perché quanto scritto dal Servizio sviluppo e valorizzazione delle Marche ha chiarito tutto.

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La mappa diffusa dal coordinamento dei comitati Terremoto centro Italia sulla base dell’ultimo report regionale del 2017

Infatti da quel comunicato si è appreso che «Quando a febbraio 2017, l’Osservatorio regionale del turismo ci portò il dato del meno 72% di prenotazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, eravamo quasi disperati». Il che significa che si creò il panico e fu dato immediatamente incarico allo stesso Servizio sviluppo di attuare un agguerrito piano turistico per pubblicizzare in Italia e in Europa che la costa Pesarese (dove evidentemente si trovano i “gioielli della corona”) non era stata affatto toccata dal terremoto e che i villeggianti potevano tranquillamente prenotare le vacanze per l’estate 2017. Tanto che la mostra “Capolavori dei Sibillini” fu portata a Milano per evitare che “lor signori”, per ammirare i “nostri” capolavori, fossero costretti a venire nel cratere e sporcarsi le scarpe con le macerie in mezzo alle strade. E giustamente oggi il Servizio sviluppo può vantare che l’Osservatorio regionale a fine 2018 ha fornito questi dati: +6,51% di arrivi, +1% di presenze, + 12% di arrivi di turisti stranieri.

Qualcuno si potrebbe chiedere: ma i soldi investiti nella promozione turistica non facevano parte dei fondi Por Fesr? Questo è vero ma la norma specifica recita che quei fondi sono destinati sì “Ai Comuni del cratere”, ma non in modo assoluto, bensì “con possibile estensione ai Comuni che ricadono in classe sismica 1 e 2” e quindi “quasi tutti i Comuni delle Marche”. Il che significa – come si usa dire oggi – che qualcuno “ci ha messo la manina”. D’altra parte c’è un vecchio detto che afferma: “fatta una legge e trovato l’inganno!”. Questo lo dicevano quelli che non avevano studiato. Oggi infatti si parla di “politicamente corretto”, che è la stessa cosa. E allora è tutto regolare. Nell’interesse delle Marche infatti è stato ovviamente ritenuto più opportuno tener conto della seconda parte della norma anziché della prima destinazione cioè i “Comuni del cratere”. Ma d’altra parte si sarà anche ragionato in questo modo: “Gli interessi delle Marche sono gli interessi anche dei terremotati”.

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La mappa della classificazione sismica delle Marche

Tuttavia accade che i terremotati e i Comuni del cratere non la pensino allo stesso modo. Anzi, in modo del tutto contrario. Perché meravigliarsi? Perché montare su tutte le furie? Perché adirarsi se una popolazione vuol far sentire la sua voce? Perché sostenere che “si reca danno di immagine alla Regione” se qualcuno evidenzia che ci sono le macerie in mezzo alle strade, che ci vogliono più di due mesi per espletare una pratica di ricostruzione, e che una volta espletata si chiedono ulteriori documenti e informazioni, che non si vede ancora la ricostruzione degli edifici pubblici, che non si dà altro personale all’Ufficio ricostruzione per accelerare l’iter burocratico, che non è stato neppure preso in considerazione – a quanto ci risulta – l’appello dell’arcivescovo di Camerino di creare una struttura per l’esposizione delle opere d’arte che ci sono ancora nel territorio e quelle che debbono essere riportate nelle Marche? Perché non ci si spiega come mai a Macerata, con mille edifici danneggiati, e 116 richieste di ricostruzione giunte in Comune, è stata completata una sola pratica?

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Il rettore di unicam claudio Pettinari e l’assessora regionale Manuela Bora durante il punto sui finanziamenti

E d’altra parte non va dimenticato che nei giorni scorsi, al termine di un seminario di architettura e cultura urbana svoltosi a Camerino, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori nonchè gli Archeoclub d’Italia hanno rivolto un appello addirittura al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per “salvare Camerino dall’abbandono post terremoto del 2016”. Fortuna che a Camerino c’è una Università che fa da traino alla ripresa dell’economia e della vita di quella vasta area. E proprio all’Ateneo camerte è stata affidata, con grande soddisfazione di tutti, la creazione di due Centri di ricerca con il Cnr (per la bioedilizia, la ricostruzione post sisma e il recupero del patrimonio culturale) e con l’Enea (per prodotti biologici relativi a cibo, bevande, no food, farmaceutica, cosmetica, edilizia, beni culturali, telecomunicazione, climatologia e meteorologia). Ovviamente ha fatto anche piacere apprendere che, su 539 imprese della provincia di Macerata, hanno preso parte ai bandi regionali in 228 con la richiesta di contributi per 38 milioni e 400mila euro che attiveranno 114 milioni di euro di investimenti che però riguarderanno le aree immediatamente al di fuori del cratere e quindi San Severino e Tolentino. Per il bando sulla tracciabilità dei prodotti, l’internazionalizzazione e il risparmio energetico sono arrivati 67 progetti di 219 imprese (solo 72 per il Maceratese) per 17 milioni e 400mila euro di contributi che prevedono l’assunzione di 200 persone. Invece sono 28 i progetti arrivati per un contributo di 6 milioni e 100mila euro: 18 le imprese del Maceratese. Fanno comodo anche i sette milioni e 600mila euro destinati alle strutture sanitarie di Corridonia e Macerata. Bene tutto ciò ma ricordiamoci soprattutto di lodare quelle imprese che, partecipando ai bandi, dimostrano di credere nella ripresa mettendo a rischio le loro attività e il futuro delle loro famiglie. Ma in particolare significa che questi imprenditori credono fermamente che l’entroterra ritorni a pulsare di vita perché senza avere alle spalle un territorio che attragga turismo, che faccia ritornare le famiglie proprietarie di seconde case, che abbia bisogno di servizi e tutto il resto anche le aziende di San Severino e Tolentino si troverebbero in grosse difficoltà. E questo è il grosso pericolo: la desertificazione dell’area del cratere. Sarebbe un disastro per tutti.

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I crolli all’hotel Domus Laetitiae di Ussita

In tutto questo una cosa soprattutto sorprende: quando in comunicati ufficiali si sostiene che nell’area del cratere si è registrato un più 20% di arrivi. Magari fosse vero! Non mettiamo in dubbio che ci siano stati quegli arrivi ma sicuramente non erano turisti. Dove sono andati a dormire nell’area del cratere e quanti agriturismi avranno trovato aperti? Forse gli arrivi sono stati quelli degli operai impegnati nella costruzione delle casette ma essi erano costretti a dormire nelle catapecchie e spesso i loro datori di lavoro hanno lasciato conti in sospeso negli agriturismi. Gli arrivi forse erano considerati quelli dei terremotati che tornano a riprendersi le loro cose nelle abitazioni diroccate. Ma ci sono sicuramente anche gli arrivi dei vigili del fuoco o di altre forze dell’ordine che si danno il cambio nel cratere per sorvegliare le “zone rosse” dove ovviamente i turisti non possono entrare.

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Jovanotti a Risorgimarche

Né può considerarsi turismo quello del mordi e fuggi. Certo anche i concerti attirano gente ma non creano turismo nelle poche ore che si resta all’aperto. Ovviamente va dato merito a Marcorè per il grosso impegno che vi ha profuso (e speriamo faccia altrettanto anche quest’anno) ma va pure dato atto dell’impegno anche di tanta altra gente come Della Valle che ha creato un’azienda nel cratere o come Bocelli che realizza scuole ad ogni piè sospinto, ma sempre per i Comuni del cratere. E in questo elenco dovremo mettere anche tutti quei terremotati che non hanno abbandonato il loro territorio, che hanno ripreso il loro lavoro in mezzo a mille sacrifici e difficoltà indicibili. Sono queste persone che vanno aiutate perché sono loro che danno a noi un filo di speranza che i Sibillini possano tornare alla vita di sempre, con tanti turisti d’estate e d’inverno, attratti dalla natura incontaminata, dal buon cibo, dagli ottimi prodotti, dalla laboriosità della gente, dall’ospitalità diffusa. Non possiamo pensare soltanto a salvare il turismo della costa pesarese e abbandonare alla desertificazione un immenso polmone di verde, di aria salubre, di monti suggestivi come il dolomitico monte Bove, e neppure il santuario di Macereto, gli splendidi allevamenti di ovini che producono formaggi prelibati, la Madonna dell’Ambro, il Lago di Pilato, e tutta l’area del Parco dei Sibillini legato a filo doppio con i monti della Laga. E’ lì il futuro del turismo, quello preferito dai turisti stranieri che fuggono dalle grandi città, dai giovani in cerca di ambienti più sani per praticare i loro sport preferiti, dagli anziani in cerca di riposo, da chi preferisce una vita a misura d’uomo lontano dalle spiagge affollate e dai supermercati pieni di prodotti stranieri. Di fronte a tutto questo stonano di brutto certe frasi come “Lasciateci lavorare” e “daremo mandato ai nostri legali”. Frasi da rivolgere ai “sudditi” e non certo a dei cittadini. Non si rendono conto che questo comportamento non fa che aumentare il numero di “populisti”. Scusateci se abbiamo scantonato in politica ma è soltanto una “voce del sen fuggita….”

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