di Giuseppe Bommarito
E’ difficile immaginare, qualunque ne sarà l’esito finale, un disastro maggiore di quello messo in campo dai vertici regionali e provinciali del Pd in relazione all’ormai prossima elezione del nuovo presidente della Provincia, ente che, seppure dato da tempo per estinto, sembra invece sempre più ricordare l’araba fenice, l’uccello mitologico che ogni volta rinasceva dalle proprie ceneri dopo la morte. E’ da oltre un anno, infatti, che le Province vecchio stampo sono state soppresse, almeno così si è detto (salvo che nel Maceratese e in qualche altra parte sparsa nel territorio nazionale, laddove la soppressione è slittata solo per la particolare tempistica delle precedenti elezioni provinciali), ridotte ad enti di secondo grado, con funzioni ridotte, senza personale, ormai – come ci viene assicurato quasi tutti i giorni – non conterebbero più nulla, eppure la mitica Provincia o, meglio, la poltrona del presidente della Provincia, per quanto apparentemente irrilevante, sembra interessare ancora a molti, tanto da riuscire a dare vita a Macerata e dintorni ad una guerra civile quale mai si era vista dalle nostre parti e tanto da evidenziare senza pietà le insanabili divisioni interne al Pd e la confusione che regna sovrana all’interno di questo partito, sempre più strampalato e campato per aria.
Prova ne sia il brutale scontro interno in corso, mal gestito ed ormai abbastanza sfuggito di mano, tutto giocato sulla mera conquista di uno spicchio di potere, cioè dello scranno più alto di corso della Repubblica, senza alcun rispetto, nemmeno strumentale, per la vulgata renziana dell’ormai avvenuta soppressione degli enti provinciali e della loro irrilevanza per la scarse funzioni residue e senza alcun accenno alla benché minima opzione programmatica. Tutto è nato da un grande ed indiscutibile gioco degli equivoci, a partire dalla nomina dell’attuale segretario provinciale, Settimio Novelli, voluto nella carica da Francesco Comi, segretario regionale piddino da tempo mal visto e mal sopportato da buona parte del partito, ma tuttora in sella e deciso a non mollare per cercare di garantirsi un seggio alle prossime elezioni politiche grazie alla debolezza dei suoi avversari interni e con i consueti giochini, magari anche con qualche appoggio a livello nazionale. Novelli, nelle intenzioni comiane, aveva il compito di normalizzare diligentemente la situazione maceratese, dove i renziani della prima ora, messi nell’angolo e condannati all’irrilevanza in occasione delle ultime elezioni regionali, dovevano essere tenuti comunque a bada.
Il buon Settimio, tuttavia, si era convinto di essere stato nominato per meriti propri e di avere quindi piena libertà di manovra, tanto che se ne è improvvidamente uscito qualche mese fa con una dichiarazione, piena di orgoglio e di amore per il proprio partito ma chiaramente non concordata, con la quale affermava che il nuovo presidente della Provincia non poteva essere Pettinari, che più volte si era espresso contro la riforma renziana dell’ente provinciale, ma doveva essere inevitabilmente scelto all’interno del Pd, a suo dire partito forte, unito e coerente (???) che senza dubbio meritava anche questa ulteriore carica. Fatale azzardo, visto che nessuno, tanto meno il segretario regionale del suo partito, lo aveva evidentemente informato che in Ancona le forze politiche che compongono la maggioranza di Ceriscioli avevano già chiuso l’accordo proprio su Pettinari.
Equilibri regionali e rapporti caratterizzati da reciproci pregressi favori tra Tonino Pettinari e Francesco Comi spingevano invero inequivocabilmente in questa direzione. Sornione come un gatto persiano, zitto e chiotto come mai gli era in precedenza accaduto e senza formalmente ricandidarsi se non all’ultimo giorno utile, dal canto suo Tonino aveva nel frattempo abilmente giocato tutte le proprie carte, facendo pesare il sostegno in Regione dell’Udc a Ceriscioli, alcuni piaceri personali fatti nei mesi scorsi appunto a Francesco Comi (qualcuno ricorderà la vicenda del velocissimo trasferimento in Regione di Comi, tornato ad essere dipendente proprio della Provincia di Macerata dopo il suo doppio mandato in consiglio regionale) e la presidenza già in capo al Pd di tutti gli altri enti provinciali delle Marche, dando fondo alle ultime risorse provinciali (tirate fuori chissà da dove, visto che sino a qualche mese fa piangeva miseria tutti i giorni), partecipando a tutte le inaugurazioni possibili, alcune addirittura duplicate, costruendo a tutto spiano ponti, la sua indubbia specialità (manco fosse un geniere dell’esercito), occupandosi insomma, come da lui precisato nei giorni scorsi, solamente di “cose serie”.
Antonio Pettinari con il governatore Luca Ceriscioli la scorsa settimana durante l’inaugurazione del ponte di Colbuccaro
Ed ecco che, tra il detto e il non detto, è iniziato all’interno del Pd provinciale uno straordinario psicodramma svoltosi per giorni e giorni sotto gli occhi di una stupefatta opinione pubblica, un surreale ma ferocissimo scontro senza esclusione di colpi, anche sotto la cintola, in cui alla fine nessuno ci ha capito più nulla, se non che il sangue piddino sta scorrendo a fiumi, nell’incertezza comunque del risultato finale: il senatore Mario Morgoni, in appoggio a Novelli, aveva proposto, in alternativa a Pettinari, un candidato sindaco giovane e in grado di catalizzare consensi per il fatto di essere in qualche modo una faccia nuova, inizialmente individuato nell’attuale sindaco di Monte San Giusto Andrea Gentili (secondo alcuni, però, un po’ troppo vicino per interposta persona a Mario Montalboddi); la vice segretaria provinciale Paola Castricini ed altri componenti della segreteria di provata fedeltà comiana avevano allora attaccato frontalmente Novelli e Morgoni, accusandoli di dilettantismo politico, di irresponsabilità e persino di alto tradimento per aver cercato su Gentili il consenso anche di qualche amministratore di centrodestra.
Le segreterie regionali dei partiti di maggioranza, riunite in conclave a Civitanova, senza pubblicizzare l’accordo informale che era stato già raggiunto su Pettinari, avevano nel frattempo ribadito l’importanza di salvaguardare gli equilibri regionali, assicurando però di lasciare liberi (ma quanto liberi?) gli organi provinciali e gli amministratori del maceratese di decidere per il meglio; Andrea Gentili, vista la mala parata, aveva fatto infine un passo indietro; Mario Morgoni, gran combattente e comunque l’unico esponente dei vertici locali piddini che ultimamente ci sta mettendo la faccia sia per il prossimo referendum costituzionale che per la telenovela delle elezioni provinciali, era stato costretto, per uscire dall’isolamento, ad attaccare pubblicamente ed in maniera spietata per quest’ultima vicenda tutta la classe dirigente del Pd, compreso se stesso.
I sindaci di Macerata e Recanati, benché fortemente rappresentativi anche in termini di peso politico e di numeri, si erano astenuti dal dare precise indicazioni, facendo in qualche modo gli gnorri, forse pensando che alla fine sarebbe stato comunque necessario, per uscire dall’impasse, rivolgersi ad uno di loro. Ad un certo punto si era sparsa pure la voce che Lorenzo Guerrini, il vice segretario nazionale del Pd, avesse detto la sua, naturalmente pro Pettinari, nella guerra nucleare in corso nell’ambito dei democratici della marca maceratese. Insomma, di tutto e di più, con il Pd che stava sprofondando nel ridicolo, con gli iscritti, i militanti e gli elettori piddini ormai sconcertati e incapaci di capire i giochetti e le lotte di potere della propria classe dirigente e infine con Tonino Pettinari che nel frattempo se la stava ridendo di gusto.
Ed è esattamente a questo punto, quando stava paventandosi la seria possibilità che il Pd non riuscisse nemmeno a presentare un proprio candidato per la presidenza della Provincia e che per Settimio Novelli fosse ormai ingloriosamente chiusa l’esperienza da segretario provinciale (le sue dimissioni sarebbero state infatti inevitabili), che è spuntato fuori dal cilindro, in extremis ed in maniera del tutto inaspettata, il nome di Ornella Formica, sindaco di Colmurano, ottima persona ma, almeno sino ad oggi, con scarsa visibilità a livello provinciale. Ebbene, riuscirà Ornella Formica, a fine agosto quando si voterà, a catalizzare su di sè i consensi dei vari amministratori targati Pd e di quelli facenti parte di altre formazioni politiche di centrosinistra e a battere così la fitta rete di di rassicurazioni e di rapporti intessuti da Tonino Pettinari anche all’interno del Pd?
Mah, allo stato non è assolutamente detto, anche perché è fortissimo il timore di franchi tiratori piddini che nel segreto dell’urna, per compiacere Comi e per dare una lezione a Mario Morgoni, potrebbero votare il presidente Udc uscente. Bisognerà quindi aspettare la fine di agosto per sciogliere l’enigma della presidenza della Provincia, ma già oggi, e a prescindere dai risultati finali che andremo a leggere, nessuno può negare che il Pd provinciale sia uscito da questa storiaccia con le ossa rotte.
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Uno spettacolo a dir poco avvilente che avvalora ancor di più la tesi del M5S che considera i politici magnauffa
I meccanici, carrozzieri e gommisti della Provincia di Macerata… per ringraziare il Presidente uscente… hanno ordinato una poltrona ultracomoda alla FRAU… sperando alla sua rielezione…!!! Per come si sono ridotte quasi tutte le strade provinciali in questi 5 anni… è il minimo che possono fare per sdebitarsi per i lavori fatti sulle auto… danneggiate per lo stato “disastroso” di alcune mulattiere… percorribili solo da fuoristrada…!!! Visto che il mandato dovrebbe essere per 4 anni… riuscirà a fare tutto quello “promesso” nel precedente mandato…??? Posso solo augurare un sincero “buon lavoro” al nuovo Presidente Area Vasta… e… a tutti i Consiglieri…!!!
Sempre più incredibile, assurda, questa elezione. Però, almeno da te, Bommarito, da tecnco del diritto., mi sarei aspettata che avessi detto almeno una parola su quali basi, articoli della nuova legge- la 56/2014- , il Presidente uscente sia ,non dico eleggibile , ma solo presentabile! Ma dove sta scritto, Bommarito? Dimmi dove! veramente, mi pare di stare su Marte!prima di tutto perchè se non si è capito in che consista l’elezione indiretta, o di secondo grado, inutile andare oltre nei pronostoci e nelle letture politiche o pseudo tali in quanto nell’elezione indiretta si presuppone un primo grado di elezione, cosa che Pettinari non ha più per suffragio universale avendo termninato i 5 anni di mandato elettorale diretto. E infatti, la legge Delrio al comma 25, per quanto riguarda l’elezione del Consiglio metropolitano, e al comma 60, determina con norma positiva i soli elegibbili alla presidenza del nuovo ente provinciale o area vasta.per cui: ma di quale programma elettorale va parlando Pettinari? ma qualcuno l’ha informato che nulla è più come prima? Ma fa letteralmente sbellicare dalle risate che un Pettinari , uomo delle Istituzioni, pensi di divulgare il proprio programma elettorale per le provinciali, come se tutto fosse come 5 anni fa, dove bastava presentarsi e convincere i cittadini per rinnovare il suo mandato! MA STIAMO SCHERZANDO? ma qua ci stanno, ci state , tutti, prendendo in giro! A partire dal fatto che nessuno qui mi pare abbia compreso la differenza del sistema elettorale, dove va fatta una netta distinzione fra elettorato attivo ed elettorato passivo, dove l’elettorato attivo nelle elezioni provinciali di secondo grado sta per sindaci e consiglieri comunali della provincia, e d elettorato passivo, sindaci e consiglieri provinciali in sede di prima elezione: sfido a dimostrare il contrario! ma dove si rpesenta pettinari, che fra l’altro andrebbe a fare il Presidente della provincia del tutto a titolo gratutito, cosa che la legge ha previsto diversamente, per i sindaci a rivstire tale incarico, o meglio, doppio incarico, per l’indennità ricevuta come sindaci. Ma di che state parlando?
Errata corrige. no articoli ma commi, perchè – maledizione- la 56/2014 è fatta di un solo articolo e 151 commi ripartiti fra , Città metropolitane, Province, Unioni , Fusioni fra comuni.
Avresti mai pensato, caro Peppe, che dal glorioso PCI sarebbe stato partorito questo PD catering di tutte le mangiate alla faccia dei lavoratori. E ancora c’è chi crede in questa ristorazione istituzionale?
Effettivamente…
58. Il presidente della provincia è eletto dai sindaci e
dai consiglieri dei comuni della provincia.
59. Il presidente della provincia dura in carica quattro
anni.
60. Sono eleggibili a presidente della provincia i sindaci
della provincia, il cui mandato scada non prima di
diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni.
61. L’elezione avviene sulla base di presentazione di
candidature, sottoscritte da almeno il 15 per cento degli
aventi diritto al voto. Le candidature sono presentate
presso l’uffi cio elettorale appositamente costituito presso
la sede della provincia dalle ore otto del ventunesimo
giorno alle ore dodici del ventesimo giorno antecedente
la votazione.
62. Il presidente della provincia è eletto con voto diretto,
libero e segreto. L’elezione avviene in unica giornata
presso un unico seggio elettorale costituito presso l’uffi – cio elettorale di cui al comma 61 dalle ore otto alle ore
venti. Le schede di votazione sono fornite a cura dell’uf-
fi cio elettorale.
63. Ciascun elettore vota per un solo candidato alla carica
di presidente della provincia. Il voto è ponderato ai
sensi dei commi 33 e 34.
64. È eletto presidente della provincia il candidato che
consegue il maggior numero di voti, sulla base della ponderazione
di cui ai commi 33 e 34. In caso di parità di
voti, è eletto il candidato più giovane.
65. Il presidente della provincia decade dalla carica in
caso di cessazione dalla carica di sindaco.
Quello che mi interessa di più in questa storia, anzi solo quella perché e talmente ridicola questa guerra tra accattoni politici, è il pronostico fatto giorni addietro da Bommarito sulla vittoria di Pettinari su cui scommetto anch’io, anche se sembrerebbe come da qualche giorno Tamara sta scrivendo e come si legge anche nell’art. 60 del post della Giorgi che Pettinari non sia eleggibile.
L’art. 60 del DECRETO LEGISLATIVO 18 agosto 2000, n. 267 recita:
”
1. Non sono eleggibili a … presidente della provincia…:
(alinea così modificato dall’art. 1, comma 23, lettera a), legge n. 56 del 2014)
…
12) i … presidenti di provincia … in carica … in altro [altra]… provincia….
(numero così sostituito dall’art. 1, comma 23, lettera a), legge n. 56 del 2014).
”
Se ne deduce che i presidenti della provincia X possono essere eletti tra quelli in carica nella provincia X.
Il comma 60 della legge Del Rio secondo me vuol solo statuire che i sindaci della provincia sono eleggibili a presidente della provincia solo a patto che il mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni.
Per Tamara e Paola
Per quello che vale la mia opinione, e senza voler tediare i lettori con complicate disquisizioni teoriche e tecniche, sono perfettamente d’accordo con Aldo Iacobini sulla sua interpretazione della norma che qui ci interessa.
A proposito della eleggibilità del presidente uscente, effettivamente scorrendo la legge non c’è scritto niente a proposito che vada a favore di Antonio Pettinari.
Su Wikipedia al contrario c’è un cenno che invece deporrebbe a favore ma chiunque può creare una pagina con scritto quel che vuole (salvo cancellazione dei moderatori).
https://it.wikipedia.org/wiki/Presidente_della_provincia
(primissime parole)
Ma si parla di norma transitoria…
x Bommarito : caro Giuseppe, dovresti ammettere che il PD, per quanto ” strampalato” , ha scelto la candidatura di Ornella Formica a seguito di un confronto democratico interno duro ,non sempre lineare ma molto autentico , che ha coinvolto i propri amministratori. Del resto proprio tu davi per scontato che il candidato del PD fosse Pettinari, ma i fatti hanno smentito questa previsione. Ben diverso da quello del PD il percorso, molto piu ” riservato ” e autoreferenziale che ha portato In sostanza Tonino Pettinari, a candidare se stesso alla presidenza dell’ area vasta. Adesso bisogna onestamente riconoscere che le due candidature non sono equivalenti e che se Perttinari rappresenta la politica mestierante, il prevalere degli equilibri, dei compromessi e della conservazione della specie , Ornella Formica esprime la realta’ autentica del territorio, dei Sindaci quotidianamente dediti ai problemi delle proprie comunita’ , Sindaci per i quali la politica e’ vero servizio e non opportunita’ di carriera. Del resto con la soppressione delle Province, nelle nuove Aree Vaste lo spazio della politica e’ fortemente ridimensionato per lasciare spazio alla collaborazione tra amministratori . La scelta di Ornella Formica e’ perfettamente coerente con questa nuova realta’ istituzionale e il 28 Agosto gli amministratori maceratesi potranno decidere se affidare la guida dei nostri territori a chi guarda al futuro o a chi vuol far sopravvivere un passato che non c’e’ piu’ e una politica che , c’e’ da augurarsi , scompaia al piu’ presto.
Caro Mario,
l’accordo regionale su Pettinari è saltato (o, meglio, è stato messo sotto traccia) solo per la Tua fortissima battaglia condotta giorno e notte all’interno del PD, della quale Ti ho dato atto, riconoscendo le Tue doti di gran combattente.
Restano ora da verificare tre fatti: 1) quanto peseranno le intese informali che Pettinari aveva ed ha in tasca con diversi esponenti di vertice del PD regionale e provinciale e degli altri partiti del centrosinistra; 2) come il centrodestra orienterà i propri, seppur limitati, consensi; 3) quanto Ornella Formica, ottima persona che io ho visto personalmente impegnata sul fronte della lotta alla tossicodipendenza, riuscirà a catalizzare all’interno del fronte degli amministratori piddini, stante la sua ridotta, almeno sino ad oggi, visibilità.
A questo punto non occorre che io dica che spero di aver sbagliato nella mia previsione che vedeva Pettinari riconfermato come Presidente della Provincia. Una faccia nuova alla guida di questo nuovo ente provinciale, strampalato quanto il PD, sarebbe comunque da apprezzare, senza nulla togliere al buon Tonino, che però è ormai sulla breccia da quasi 40 anni.
@ Bommarito, Iacobini.
non sono affatto d’accordo con la vostra interpretazione estensiva di una modifica al Testo Unico degli enti locali iinseirita relativamente , ed esclusivamente nel contesto dell’unico articolo di cui si compone la Legge 56/2014, al comma 23 della Legge Delrio nella parte riguardante le sole città metropolitane, e tanto più che, che nel pieno spirito della legge di un’elezione indiretta, il successivo comma 25 precisa ” . Il consiglio metropolitano e’ eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della citta’ metropolitana. Sono eleggibili a consigliere metropolitano i sindaci e i consiglieri comunali in carica. La cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere metropolitano.” , Parte della Legge 56 riguardante le città metropolitane che così chiude e si conclude col comma 50. “Alle citta’ metropolitane si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni in materia di comuni di cui al testo unico, nonche’ le norme di cui all’articolo 4 della legge 5 giugno 2003, n. 131” prima di passare al riordino delle Province con questo preciso comma “51. In attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge.”. Quindi, al di là del fatto che con legge ordinaria si è messa mano in modo attuativo ad una materia costituzionale oggetto di prossimo referendum confermativo, vogliamo pure anteporre un decreto legislativo nell’interpretazione di ciò che non va espressamente a riguardare la riforma delle Province? Se il legislatore avesse voluto comprendere anche i Presidenti della Provincia uscenti, avrebbe potuto bene inserirli al comma 60, e invece no: perchè? Perchè chiaramente non ha alcun senso eleggere in secondo grado chi non ha più mandato popolare diretto- di primo grado- e che per giunta lo farebbe d’ora in avanti a titolo del tutto gratuito non avendo a monte un compenso quale sindaco con doppio incarico. Rammento a tutti , inoltre, che Antonio Pettinari è in carica sì, ma per delega, per gli atti di ordinaria amministrazione fino al rinnovo del Consiglio provinciale secondo la nuova normativa sulle province, che non prevede espressamente che un Presidente uscente possa candidarsi , neanche in via transitoria, come invece è previsto per i Consiglieri provinciali. E in ultimo, per me, Legge o non Legge, il Presidente Pettinari, secondo buon senso, nel rispetto dei cittadini non più elettori e dello spirito della riforma che vede protagonisti i sindaci del territorio non avrebbe dovuto proprio presentarsi.
@ iacobini: se fosse come tu interpreti” Il comma 60 della legge Del Rio secondo me vuol solo statuire che i sindaci della provincia sono eleggibili a presidente della provincia solo a patto che il mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni” mi sai dire perchè il legislatore ha posto il limite dei 18 mesi? e mi sai dire anche perchè allora ha inserito nel comma 65 . Il presidente della provincia decade dalla carica in caso di cessazione dalla carica di sindaco” ? quando decadrebbe, per te, per quali cause un Presidente della Provincia uscente? Io, cittadino, lo vorrei sapere.
Per Moroni. Ovviamente la legge poteva essere scritta meglio, tuttavia se di fatto candidato è un presidente di provincia (Pettinari) ritengo che la legge lo consenta: quando si tratta di cose che contano la gente o è supersveglia oppure si avvale di gente sveglia.
Poi è vero, Marx è morto e Dio sta così e così.
Mah, Iacobini, poteva essere scritta meglio? a me sembra chiarissima sotto questo aspetto. La legge lo consente, dici ? Doppio mah. Siamo andati a votare per più legislature col Porcellum finchè non è stata dichiarata incostituzionale come legge elettorale. Figuriamoci. Resta il fatto che nessuno qui sa riportare dove lo consente, dove sta scritta questa fantomatica norma che rende espressamente eleggibili anche i presidenti uscenti come invece indica per i consiglieri provinciali in prima applicazione di legge. Mi rassegnerò solo quando potrò leggerla. E comunque, Aldo, grazie per il confronto.ma non dimenticare l’importanza di una virgola “Vado a mangiare nonna.” “Vado a mangiare, nonna!“ :
comma 60 ” Sono eleggibili a presidente della provincia i sindaci della provincia – virgola- espressione che ha valore di dettato esclusivo, con la successiva precisazione, dopo la virgola, della condizione, purchè, il loro mandato etc. , e del contesto in cui la norma è inserita, vedi cause di decadenza dal mandato di Presidente dela Provincia, dove non è indicata altra causa che la cessazione dalla carica di sindaco. Insomma, è tanto semplice, nell’elezione di secondo grado per essere eleggibile devi essere prima eletto dal Popolo, da questo soggetto strano ormai obsoleto,- rottamato- e per quanto riguarda il Consiglio provinciale avere una carica attiva, o di sindaco, o consigliere comunale, o provinciale ( in prima applicazione di legge) . Con ciò chiudo perchè mi rendo conto di essere indigesta più di una fetta di cocomero ghiacciata alle due di notte, e perchè , tanto, non serve a niente parlarne. Tutto procederà come da programma. Show must go on.
Un piacere a tutti, non coinvolgete il PCI, doppia virgola,,, molti di voi non sapete minimamente cosa era il PCI. innanzitutto la serietà.Una cosa e certa, questo dibattito ci riporta come cinghia di trasmissione nel
prossimo Referendum Costituzionale. I cittadini riconosceranno nei 45/50 articoli che verranno modificati dalla nostra Costituzione le virgole o i punti. Rimarco un punto, nelle elezioni comunali se due candidati ricevono gli stessi voti l’eletto e il più anziano, qui nella legge provinciale l’eletto e il più giovane, noto con piacere che i renziani hanno nel proprio DNA la rottamazione. Se vince il si che fate come Nerone?. Io per sicurezza della mia salute voto NO alla riforma.
@Moroni. Ineleggibilità significa impossibilità d’essere eletti. Ciò premesso l’art. 60 elenca i casi di ineleggibilità, tra cui quello che riguarda il presidente di provincia. Ebbene, non può essere eletto presidente della provincia X il presidente in carica di province diverse da X, dunque quello in carica della provincia X può essere eletto.
@ Iacobini
Dal sito istituzionale Consiglio regionale del Piemonte http://www.cr.piemonte.it/web/media/files/scheda%20elezione%20Consiglio%20Metropolitano.pdf
“Incompatibilità e Ineleggibilità
Il comma 23 legge 56/2014 disciplina tali aspetti con riferimento ai membri del Consiglio metropolitano . Al testo unico sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 60, comma 1:
2) il numero 12) e’ sostituito dal seguente: «12) i sindaci, presidenti di provincia, consiglieri
metropolitani, consiglieri comunali, provinciali o circoscrizionali in carica, rispettivamente, in altro comune, citta’ metropolitana, provincia o circoscrizione»;
Ineleggibilità
Poiché si tratta di un’elezione indiretta, il comma 25 delimita la platea dei soggetti titolari
dell’elettorato passivo limitandola a coloro i quali sono sindaci e consiglieri comunali dei comuni
compresi nella Città Metropolitana. Di conseguenza, la cessazione dalla carica di comunale comporta la
decadenza da consigliere metropolitano.”
Ecco. Stesso principio per l’elettorato passivo delle province, che sono sindaci e consiglieri provinciali.
Le province non sono state abolite o soppresse; ne sono state cambiate le funzioni, la struttura, le modalità di elezione… Questi cambiamenti generano una mutazione radicale dell’ente, basti pensare alla cosiddetta elezione di secondo grado, ma non eliminano il nome e conservano all’ente un’influenza importante sugli equilibri istituzionali, la cosa pubblica, la società e le persone. Un ente “strampalato”, certo, per dirla con Bommarito, e per questo da non sottovalutare. Quanto alla supposta ineleggibilità di Pettinari, non mi pare che sia rinvenibile in alcuna norma, tanto più che i presidenti di provincia fanno parte, nel vecchio come nel nuovo ordinamento, del consiglio provinciale; andavano però citati espressamente per migliore chiarezza al comma 80, che appunto prevede siano “eleggibili (a presidente e a consigliere, in prima applicazione) anche i consiglieri provinciali uscenti”.
Dai e dai, ho finalmente rintracciato la fonte che rende eleggibili i presidenti di provincia uscenti, anche se è parecchio confusionaria rispetto l’intento chiarificatorio del comma 80, e altalenante in più punti dove parla di corpo elettorale passivo, (pg. 6-8-9) ma che, soprattutto apre più dubbi di quanti ne risolva iper la sua efficacia giuridica rispetto la legge 56/2014 cui fa riferimento. Si tratta infatti di una circolare ministeriale a firma del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, la n.32 del 1° Luglio 2014 “Linee guida per lo svolgimento del procedimento elettorale” , che in quanto regolamento interno alla P.A. giace agli ultimi posti nelle fonti del diritto ” I iregolamenti sono atti normativi emanati dal potere esecutivo, subordinati alla legge. Sono considerati delle fonti secondarie del diritto e non possono derogare alla legge né essere retroattivi.”
per di più , questo regolamento non è neanche stato emanato dal Ministro competente, Delrio, ma da quello dell’Interno per la sua materia.
Circ_032_ServElett_01-07-2014
“I regolamenti sono atti normativi emanati dal potere esecutivo, subordinati alla legge. Sono considerati delle fonti secondarie del diritto e non possono derogare alla legge né essere retroattivi.”
Bene, nello specifico il regolamento si aggancia con i casi di ineleggibilità al Testo Unico, aggiornato dalla legge Del Rio, sugli Enti Locali, confermandone il senso, già illustrato nella discussione.
I presidenti di provincia uscenti possono candidarsi non in virtù della circolare del ministero degli interni, che non è per definizione un regolamento, non è una fonte del diritto, non è un atto normativo (e per qualcuno non è manco un atto amministrativo in senso proprio), ma della legge 56/2014 che riconosce loro l’elettorato passivo in sede di prima applicazione.
Gianni Menghi, non è vera la tua affermazione. La legge 56/2014 non menziona in alcun comma l presidenti di provincia uscenti fra l’elettorato passivo in sede di prima applicazione, che invece riserva espressamente ed esclusivamente ai consiglieri provinciali in carica, comma 80. Oltretutto, così dicendo ora, contraddici te stesso rispetto quanto hai scritto al termine del tuo precedente commento.
A me pare che, magari per una forma di protezionismo/campanilismo (hortus clausus), solo ai presidenti di altre province sia vietato candidarsi per essere eletti per l’Area Vasta corrispondente alla ex-provincia di Macerata. Dunque il presidente uscente della provincia di Macerata è un candidato legittimo. Purtroppo invece di parlare di ‘eleggibilità’ il Testo Unico ormai ben noto parla di ‘ineleggibilità’, infatti le definizioni con la particella ‘non’ non sono il massimo della semplicità/comprensibilità.
Convengo ,Iacobini, tutta questa discussione perchè ,se da un lato la parte di legge che discplina le province , commi 50-100, cita a chiare lettere i soli soggetti eleggibili, dall’altro, al precedente comma 23 che regola le città metropolitane rimanda al Testo Unico art.60 ” Ineleggibilità” dove inserisce queste nuove figure istituzionali , i consiglieri metropolitani . Ma il punto ora non è più questo. Abbiamo scoperto , FRA PARENTESI , per via interpretativa del Ministero dell’Interno con la circolaree 32/2014 a pag 6, che il Presidente della Provincia è assimilato al Consigliere Provinciale, e infatti sta scritto ” Limitatamente alle prime elezioni di ciascun presidente e consiglio provinciale sono eleggibili anche i “consiglieri provinciali uscenti” (comma 80). In tale ultima categoria di eleggibili (che godono solo dell’elettorato passivo manon di quello attivo) si ritiene che debbano rientrare tutti gli amministratori di origine elettiva, cioè i consiglieri provinciali (tra cui i presidenti) delle province […] Per l’elezione del presidente della provincia sono eleggibili i sindaci della provincia il cui mandato scade non prima di diciotto mesi dallo svolgimento dell’elezione stessa e, in sede di prima applicazione, anche i consiglieri provinciali uscenti, nei sensi e nei limiti già illustrati.
La stessa circolare ministeriale nella parte di sua competenza dove regola lo svolgimento elettorale – pg 9- restringe la cerchia dei candidati a 3 soli soggetti come evidenziato in maiuscolo, per cui se ne deduce in virtù di quanto scritto sopra, che nella carica di Consgliere Provinciale uscente va compresa anche quella di Presidente della Provincia uscente in quanto- . penso- anch’egli componente del Consiglio provinciale . . E COS’ SIA. PERO, BENEDETTI LEGISLATORI: PERCHE’ DIVERSAMENTE NELLA LEGGE 56/2014 VENGONO DISTINTI I SINDACI DAI CONSIGLIERI COMUNALI , DAL MOMENTO CHE ANCHE I SINDACI DAL CANTO LORO FANNO PARTE DEL CONSIGLIO COMUNALE E DELLA GIUNTA COMUNALE? MA NON E’ UN’ALTRA CARICA ELETTIVA QUELLA DI PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DA QUELLA DI CONSIGLIERE PROVINCIALE?
9) Propaganda elettorale
La legge n. 56/2014 non detta norme in materia di propaganda elettorale; per la particolarità e limitatezza del corpo elettorale, non può ritenersi applicabile la disciplina della propaganda elettorale tramite pubbliche affissioni di cui alla legge n. 212/56 e successive modificazioni, tesa a rendere note le liste e i candidati a tutto il corpoelettorale che partecipa alle elezioni dirette.Si ritiene, pertanto, di non dover dettare particolari prescrizioni sulle forme di propaganda elettorale, TANTO PIU’ CHE I CANDIDATI SONO,NELLA QUASI TOTALITA’ (FATTI SALVI ” I CONSIGLIERI PROVINCIALI USCENTI” )SINDACI O CONSIGLIERI COMUNALI IN CARICA , nei confrontidei quali opera il divieto di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale, di cui all’art. 9 della legge 22 febbraio 2000, n. 28.
Detti candidati, da cittadini, possono compiere attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle proprie competenze..
@ Tamara Moroni / Non sono stato chiaro: peggio del legislatore… Per brevità nel commento 21 non ho esplicitato il ragionamento ma mi ricollegavo logicamente a quanto avevo osservato nel precedente commento 18. Esplicito la mia opinione: i presidenti di provincia uscenti possono candidarsi non in forza di una circolare ma perché, facendo essi parte, nel vecchio come nel nuovo ordinamento, del consiglio provinciale, anche ad essi la legge 56 riconosce l’elettorato passivo in sede di prima applicazione quando parla al comma 80 di “consiglieri provinciali uscenti”. Interpretare la norma come un motivo di ineleggibilità mi pare impossibile; interpretarla come una esclusione dall’elettorato passivo dei soli presidenti di provincia uscenti mi pare una forzatura illogica. Se la ratio è innovare radicalmente, nessun uscente avrebbe dovuto potersi ricandidare; se la ratio è consentire in prima applicazione la eventuale rimessa in gioco degli eletti di primo grado uscenti (quasi a garantire una ideale legittimazione supplettiva alla elezione di secondo grado? o piuttosto una ideale continuità tra vecchia e nuova provincia? o piuttosto ancora una gradualità di impatto istituzionale?), che senso avrebbe prevedere l’esclusione di chi è stato per di più eletto direttamente dal popolo? Ribadisco naturalmente che i presidenti di provincia andavano espressamente citati per maggiore chiarezza al comma 80.
Gianni Menghi, ho capito il tuo punto di vista .Solo un appunto preliminare prima di illustrare il mio : leviamo pure “ maggiore “ e lasciamo solo chiarezza; non è affatto scontato che Consigliere provinciale stia per Presidente della Provincia . perché allora procedendo per induzione logica si potrebbe asserire “ tutti i Presidenti di provincia sono consiglieri provinciali ,e, tutti i consiglieri provinciali sono presidenti di provincia” Cosa che non è. D’accordo che tutti fanno parte del Consiglio provinciale uscente ed entrante, ma ognuno con la sua qualifica che distingue bene un ruolo dall’altro non soltanto all’interno del Consiglio provinciale. Seguitando il tuo ragionamento, infatti, io credo che non sarebbe stato per niente insensato ma del tutto giusto escludere i Presidenti di Provincia uscenti per più ragioni . Se il comma 80 menziona espressamente i consiglieri provinciali , e solo quelli in prima applicazione di legge , è perché la ratio della riforma dlle province s’ispira tutta alla rappresentanza territoriale col porre in primo piano, sindaci, consiglieri comunali in carica e consiglieri provinciali uscenti, quest’ultimi eletti 5 anni fa in rappresentanza dei diversi territori provinciali, mentre il Presidente della provincia è stato eletto alla guida e in rappresentanza dell’Ente e che perciò il suo operato in questi 5 anni è sotto ben altro esame dei cittadini di tutta della provincia ,che però non hanno più potere di elezione diretta da poterlo riconfermare o mandare a casa ; ha poi soprattutto ben altra consistenza in termini di visibilità personale, di rapporti politici, partitici, istituzionali a tutti i livelli statali, che lo privilegiano rispetto la candidatura di un consigliere provinciale uscente X, ed anche verso il sindaco avversario y in particolare se di carso peso territoriale e con meno visibilità di quanta possa godere un Presidente della Provincia a fine mandato . E’ un fatto. La partita in questo modo si giocherà tutta a livello di accordi politici sottobanco, o per tornare al titolo dell’articolo ” di appoggi segreti” .Nuova provincia vecchia politica., col favore di una norma ambigua. Non vedo all’orizzonte nessuna novità per questa prima tornata elettorale.
Tamara Moroni, il presidente della provincia è un componente del consiglio provinciale e ne fa parte proprio in quanto presidente, certo, e quel che qui conta non è ciò che è proprio del suo ruolo ma ciò che condivide e lo accomuna ai consiglieri provinciali: l’appartenenza all’organo, l’elezione di primo livello… E non è neppure necessario arrivare a dire, cosa che io non faccio, che il presidente della provincia sia un consigliere provinciale a tutti gli effetti per sostenere che quando la legge definisce eleggibili “i consiglieri provinciali uscenti” si faccia riferimento anche al presidente della provincia (immagino peraltro che il presidente uscente nella accettazione di candidatura a presidente della provincia, presentata al segretario generale, avrà dichiarato di essere consigliere provinciale uscente…) ; mentre nessuna di quelle che tu chiami induzioni logiche potrà mai concludere razionalmente e realisticamente che tutti i consiglieri provinciali siano presidenti di provincia. Quanto alla rappresentanza territoriale e al legame col territorio, per motivi diversi, vecchio e nuovo sistema di elezione dei consiglieri provinciali non hanno dato e non danno grandi garanzie, mentre il presidente della provincia del vecchio sistema, riformato con l’elezione diretta, aveva almeno una investitura popolare dal complesso del territorio provinciale. Nel merito, la scelta politica del legislatore di consentire la candidatura degli uscenti non mi convince per niente ma il negativo della riforma (al posto dell’abolizione) e della nuova Provincia (al posto della vecchia) non sta in questo particolare.
Gianni Menghi, scrivi ” il presidente della provincia è un componente del consiglio provinciale e ne fa parte proprio in quanto presidente, certo, e quel che qui conta non è ciò che è proprio del suo ruolo ma ciò che condivide e lo accomuna ai consiglieri provinciali: l’appartenenza all’organo” COSì COME , scrivo, un sindaco – primus inter pares- fa parte del consiglio comunale e questo lo accomuna ai consigieri comunali. Nondimeno, però, la legge 56/2014 in questione non accomuna mai sindaci e consiglieri comunali, ma specifica ogni volta, sindaci e consiglieri comunali. Potremmo andare avanti all’infinito, ma se io leggo mele capisco mele, pere, capisco pere. Consiglieri provinciali e componenti del Consiglio provinciale che comprende anche il Presidente della provincia e il Presidente del Consiglio provinciale , terminologicamente non indicano la stessa cosa e quindi , correttamente, non può essere usata la parte ( consigieri provinciali) per il tutto ( consiglio provinciale) pena sovvertire il significato proprio di una parola attraverso il processo di inferenza che si innesca a livello interpretativo.
Tamara Moroni, qui non si discute se consiglieri provinciali e componenti del consiglio provinciale terminologicamente indichino la stessa cosa (e ci sarebbe da distinguere: ad esempio: se mi riferisco al vecchio consiglio per la sua definizione e individuazione, vedi tuel, dicendo membri o componenti del consiglio provinciale potrei indicare presidente della provincia e consiglieri provinciali; se mi riferisco al vecchio consiglio per le sue funzioni specifiche, dicendo membri o componenti del consiglio provinciale potrei indicare i soli consiglieri provinciali…), ma, ai fini della sua applicabilità, cosa indichi la norma quando parla di “consiglieri provinciali uscenti”. Comprendere il presidente della provincia nella categoria di “consiglieri provinciali uscenti” mi pare una interpretazione legittima del comma 80; interpretarlo invece come una norma che esclude dall’elettorato passivo, tra gli eletti uscenti a suffragio universale diretto, il solo presidente della provincia, mi pare, alla luce della legge 56 e dell’intero ordinamento, una forzatura e un non senso. Tutto qui.
Gianni Menghi ,non per fare ” l’acciaccapidocchi” però se leggo che anche eminenti giuristi sollevano le mie medesime perplessità sull’argomento, scusa, ma per me le loro riflessioni valgono un tantino più delle tue interpretazioni personali; tanto più che, ti ricordo, ” art.12 delle preleggi C.C . ” nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parolesecondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore”:.Certo, che in qualsiasi monento si può diversamente ricorrere all’interpretazione logica in luogo di quella letterale, ma risulta abbastanza azzardato desumere le intenzioni del legislatore in un testo che, per la riforma che stiamo trattando ha visto continui mutamenti in sede di discussione in commissione ed è stato poi emendato dal Governo col porre la fiducia .
Per Moroni. Possiamo dire che i politici hanno molta confusione in testa: infatti non sanno scrivere leggi in modo che tutti le capiscano senza doversi scervellare.
Aldo Iacobini: possiamo BEN dirlo. Non sanno nemmeno cosa sia la nomografia, secondo me. questi rottamatori per finta.
Tamara Moroni, il salomonico Iacobini chiude la vertenza; ma se volevi chiamare in causa gli “eminenti giuristi che sollevano le tue stesse perplessità” (io, più modestamente, immagino ce ne siano altrettanti che, con argomentazioni ben più appropriate e corrette delle mie, arrivino alla conclusione cui è pervenuto, nel caso che ci interessa, l’Ufficio elettorale della Provincia di Macerata…) per avere ragione e liquidare le mie “interpretazioni personali” di fronte alle “loro riflessioni”, potevi dirlo subito… Qui su Cm, mi pare, si esprimono innanzitutto e ci si confronta proprio sulle opinioni e le interpretazioni personali… Quanto al tema affascinante, vertiginoso e complesso della interpretazione della legge (così importante e decisivo per la vita delle persone!) che chiama in causa lingua, diritto, filosofia eccetera, tu la fai troppo facile e semplice e basterebbe ricordare che solo sulla interpretazione dell’art.12 delle cosiddette preleggi si potrebbe discutere e si discute all’infinito, per non dire di cosa significhi “intenzione del legislatore” e di come la si possa ricavare…
E va bèh, Menghi, la farò troppo facile per te, ma se ho avuto come insegnante di Semiotica, e di Semiologia del diritto il Prof. Petoefi, qualche cosa del suo insegnamento mi sarà pure rimasto, visto il suo spessore, anche quando commento su CM. Abbi pazeinza. Sopporta.
Quando si saranno votati e cercheranno di sopraffarsi, speriamo che il vincitore sia fermo o risoluto, magari solo cocciuto: Il divertimento non mancherà.