di Claudio Ricci
Un sindaco giovane, rappresentativo del territorio, preferibilmente di un comune di medie dimensioni, con vasto consenso nel Pd e sufficiente appoggio anche da parte di amministratori di altre forze politiche, civici compresi. E’ questo l’identikit del candidato ideale alle provinciali costruito durante la riunione allargata della segreteria provinciale del Pd a cui hanno partecipato anche i parlamentari marchigiani, i consiglieri regionali e il segretario Francesco Comi. Un profilo quasi in tutto rispondente al primo cittadino di Monte San Giusto Andrea Gentili già ventilato da tempo (leggi l’articolo). Il cerchio si chiuderà solo dopo la riunione del direttivo di domani pomeriggio convocata dal segretario Settimio Novelli. Di sicuro è escluso dai giochi il presidente uscente Antonio Pettinari che ad ogni modo non ha ancora sciolto le riserve sulla sue intenzioni. Secondo indiscrezioni gli uomini Udc starebbero sondando gli amministratori del territorio per capire se e come arrivare a una lista, a questo punto in competizione con i democrat.
Fuori dai giochi del Pd il presidente uscente Antonio Pettinari e il sindaco di Macerata Romano Carancini
Rimane in lizza anche Leonardo Catena, sindaco di Montecassiano, anche lui nome gradito ad una ampia fetta del partito. Viene sfocando l’idea Romano Carancini. Oltre alle incrinature nei rapporti con il Pd, il sindaco del capoluogo non sarebbe visto di buon occhio dai vertici regionali per le sue battaglie a spada tratta (soprattutto in tema di sanità) contro Palazzo Raffaello. Ad ostacolare la candidatura Carancini anche un’eccessiva concentrazione di potere a Macerata, che esprime già un parlamentare e un’assessore regionale. Come se non bastasse Carancini è già presidente della conferenza di Area vasta.
Nel centrodestra intanto tutto tace. La frammentazione politica non permetterebbe all’area anti-Pd di trovare un nome per cui spendersi e spendere energie. Non si esclude a questo punto la possibilità di un accordo con Pettinari (sconveniente però dal punto di vista politico con il patto vigente in Regione) o più verosimilmente di costruire una lista intorno alla figura del sindaco di Treia Franco Capponi. Comunque tra gli amministratori di centro destra il nome di Gentili risulterebbe se non gradito almeno “simpatico”. D’altronde presentare un candidato all’area vasta risulterebbe inopportuno per gli oppositori della riforma creatura diretta del governo Renzi.
«La provincia diventa qualcosa di diverso senza dialettica politica con meno funzioni – commenta il senatore Mario Morgoni – Il Pd al Governo ha sostenuto il provvedimento Delrio prima e una riforma istituzionale poi che rende l’ente di secondo livello. Tutte cose che nascono per iniziativa del Pd. E chi meglio può guidare il processo se non un uomo del partito. Sono perfettamente d’accordo con il segretario Novelli sulla linea tenuta». Rimane l’eventualità che amministratori di centrosinistra possano muoversi autonomamente. «Fare una lista unitaria sarebbe un segno di saggezza – è l’imprinting di Morgoni – Se dentro quel gruppo di persone si introducesse la dialettica che apparteneva alla vecchia Provincia metteremmo un elemento di debolezza nel nuovo assetto. Sarebbe bello nella costruzione di una lista che l’Udc tributasse a questa alleanza un dato di partecipazione. Non si può solo prendere dagli accordi. Ai tavoli va poi tenuto conto di un convitato che non si considera mai: il cittadino Dopo la batosta delle amministrative occorre preoccuparsi soprattutto di questo».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ma jete a iocà a ruzzola co’ Morgoni che venne le forme, che tanto quello, va a finì a fa. Ma Morgò, se non ci deve essere dialettica politica, perché non ve leete tutti da li ramoni. Ogni orda bisogna trovanne una per ricordare i genitali maschili. Concludo chiedendomi, ma se fossi stato un Morgoni o un Comi o un Settimio, possibile che non avrei mai avuto dubbi di appartenere a quella categoria che usando la furbizia raggiungono mete che sarebbero recluse a chi è fornito sì, di un po’ di intelligenza, ma furbizia niente. Perché dico questo? Ma perché con la sola furbizia si crede di ottenere ciò che ci si era prefissi, ma senza l’intelligenza, non capisci che non conti niente, sei solo uno strumento per chi intelligentemente ti usa perché più sei stupido e più sei riconoscente. Ma poi si arriva ad un punto in cui si ha bisogno di altri furbacchioni, diversi dai precedenti a cui con un calcio nel punto giusto si rimandano da dove sono venuti. Perché, Comi, Settimio o Morgoni non dovrebbero essere intelligenti? Semplice, dicono spesso perle tratte dal loro meraviglioso sapere e basta poco per essere costretti a dire: ” Ma che batacchio sta a dì cossora? “. Un esempio di ex politico intelligente nella nostra provincia? Silenzi. Non commettiamo però l’errore di confondere l’intelligenza con l’amor di Patria. Poi certo gli anni passano, tutti ormai sanno chi sei, fai due conti e ti accorgi che per quarant’anni hai portato tutti per il melo e anche lui è costretto a cedere, con dignità se un po’ del pataccaro di razza gli è rimasto o disastrosamente, vergognosamente che poi per amor del vero sarebbe la conclusione più giusta alla sua strepitosa quanto inutile carriera.
Ma le province non erano state abolite?