di Gabriele Censi
Un’ assemblea infuocata come si poteva prevedere quella di ieri a Jesi con oltre 500 piccoli azionisti di Banca Marche che si sono ritrovati per decidere le strade da percorrere in difesa dei propri risparmi. Tra le testimonianze quella di Andrea Busetto Vicari, non un azionista ma ugualmente coinvolto nella vicenda Bm. L’agricoltore di Urbino è noto per aver denunciato alla guardia di finanza Franco D’Angelo, componente del collegio sindacale dell’istituto jesino, dopo aver raccolto a pranzo in un agriturismo lo sfogo del titolare che per ottenere un prestito di 300 mila euro avrebbe dovuto dare il 5 per cento di tangente. Busetto inizia il suo intervento provocatoriamente e invita gli oltre 500 intervenuti a prendere appunti elencando alcuni numeri di telefono di ex amministratori da chiamare a partire da Lauro Costa (già presidente di Bm) e lo stesso Franco D’Angelo: «Sono un agricoltore semifallito, mi sono rotto la schiena per fare il mio mestiere e negli ultimi dieci anni ho perso tutto, non solo per questa vicenda ma anche per le quote latte, la Granarolo ecc., ma sto valutando l’usura nei confronti di Banca Marche. D’Angelo in Porsche e in abiti eleganti prometteva prestiti che non arrivavano in altro modo ad imprenditori in difficoltà. E dopo che questa notizia è uscita più di un anno fa ancora oggi questo commercialista pesarese è tesoriere del Rotary, liquidatore dell’Azienda speciale della Camera di commercio e sindaco del Rof».
Una lunga marcia per recuperare tutto o parte dei propri investimenti in Banca Marche. E’ quella che preparano i piccoli azionisti riunitisi ieri in assemblea (leggi l’articolo). «Abbiamo messo i soldi in una banca del territorio, come risparmiatori e non come speculatori – dice il presidente dell’associazione Bruno Stronati – Rabbia e indignazione vanno messe da parte per intraprendere un cammino per la riaffermazione dei nostri diritti con gli strumenti che la legge ci concede. I problemi sono complessi e senza precedenti. La risoluzione disposta dalla Banca d’Italia deriva da una direttiva comunitaria che è stata presentata come l’unica possibile ma gli otto miliardi e mezzo di crediti deteriorati valutati al 17% faranno cassa per qualcuno e non siamo noi. Affronteremo una battaglia legale, dobbiamo essere compatti, azionisti e obbligazionisti, con il supporto degli esperti».
A fianco dell’associazione il coordinatore dell’Unione nazionale consumatori, Corrado Canafoglia: «E’ prematura ogni decisione sul tipo di azione giudiziale da perseguire in sede civile finché non è definitivo il quadro normativo. Si continua nell’azione penale con la strutturazione di una richiesta di costituzione di parte civile nei processi quando si apriranno». Sull’operato della magistratura Canafoglia è ottimista nonostante i tempi lunghi: «Sugli indagati, dopo le eventuali condanne, c’è da recuperare almeno una parte dei soldi. Nel frattempo possiamo seguire altre strade che sono quelle della pressione politica, per ottenere modifiche al decreto, e delle pressioni commerciali, come la minaccia di chiusura dei conti correnti e la verifica del rispetto della normativa Mifid da parte della ex Bm per verificare l’effettiva propensione al rischio dei risparmiatori nel momento della sottoscrizione dei titoli poi azzerati».
Dopo l’esposizione dell’avvocato Canafoglia ci sono gli interventi di ospiti e soci. Anche alcuni politici che tra i mugugni riescono a prendere la parola. Carlo Ciccioli, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia suggerisce: «Il decreto è attaccabile giuridicamente sulle obbligazioni. Un’altra strada è di consentire un aiuto di Stato: contemplando il caso come catastrofe sociale si possono superare i divieti Ue. Infine dobbiamo verificare la possibilità di fare come i tedeschi che hanno i Land dentro la proprietà delle banche». Ciccioli punta l’attenzione anche sulla svalutazione eccessiva dei crediti deteriorati: «Si mettono sul mercato beni immobili a prezzi troppo bassi causando ulteriore crisi al comparto edile». Luca Paolini, della Lega Nord attacca Banca d’Italia: «Ha responsabilità macroscopiche, gli anni del commissariamento dei “custodi” ha provocato un ulteriore peggioramento della situazione».
Poi altri interventi che cercano di aggiungere ulteriori elementi tecnici. La platea si scalda quando prende la parola Massimo Bacci, sindaco di Jesi, e chiede di aiutare la Nuova Banca Marche. Canafoglia riprende in mano l’assemblea “intimando” al sindaco come rappresentante della politica di chiamare il mattino dopo tutti i parlamentari di riferimento: «Ci dia una mano fisicamente per organizzare un intervento all’interno della Commissione parlamentare».
Intanto tra le ipotesi al vaglio dei legislatori spunta oggi un fondo di solidarietà per salvaguardare i piccoli risparmiatori, obbligazionisti subordinati, rimasti coinvolti nell’operazione di salvataggio delle 4 bad bank. Il fondo, a quanto si apprende, da inserire nella legge di stabilità, permetterebbe di rimborsare parzialmente le perdite stimate tra i 300 e i 350 milioni di euro.
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Solidarieta’ all’agricoltore che ha denunciato una delle tante schifezze che avvenivano in quella cloaca di banda marche,ma prendersela con quel galantuomo( nonche’ cavaliere) di Lauro Costa…non dimentichiamo nessuno che HA LASCIATO LA BANCA IN SICUREZZA,senza di lui chissa’ che fine avrebbe fatto banda marche e noi azionisti…
Io penso che oltre alla possibilità che i detentori di obbligazioni subordinate siano, almeno in parte, rimborsati da qualche forma di tutela messa in piedi dal Governo, debba esserci un’azione risarcitoria nei confronti di Bianconi & Co. che hanno ridotto una delle Banche regionali più fiorenti del Paese in un baraccone e non possono cavarsela solo con dei sequestri conservativi e qualche insulto dei risparmiatori, ma debbono essere chiamati a rispondere personalmente delle loro malefatte.
Andrea Pallotto ha pienamente ragione: ma in un normale paese a quest’ora era già in corso il processo nei confronti dei responsabili. In Italia, grazie al mix di burocrazia, leggi e giustizia, non credo che i responsabili pagheranno mai il conto.