L’ andamento delle obbligazioni subordinate Banca Marche con scadenza 2017 prima della sospensione del titolo
di Marco Ricci
Uno degli effetti più drammatici del dissesto dell’ex Banca Marche, Carichieti, PopEtruria e Carife è stato indubbiamente l’azzeramento del valore delle azioni e la riduzione a patrimonio – cioè l’annullamento – delle obbligazioni subordinate, in particolare se si considera come circa la metà degli oltre 400 milioni di subordinate, per la sola Banca Marche, siano in possesso di piccoli risparmiatori, così come sono finiti in mano alla clientela retail anche a Ferrara e ad Arezzo. Se per le azioni, come abbiamo scritto molte volte, ormai da tempo non si potevano nutrire troppe illusioni per un valore diverso da qualche centesimo di euro, non era affatto scontato che le subordinate – spesso vendute come un investimento sicuro da parte delle banche e dei promotori finanziari – finissero ad un valore da carta straccia.
Inutile spiegare come la rabbia stia sempre più montando davanti alla perdita di risparmi e di investimenti delle famiglie, anche se il provvedimento che ha portato all’azzeramento di azioni e subordinate è risultato un passaggio obbligato, dopo che la Commissione europea ha bloccato qualsiasi piano alternativo di intervento proposto dalla Banca d’Italia e dal Fondo Interbancario, costringendo così l’Autorità per la risoluzione delle crisi ad aprire una risoluzione e dunque a seguire strettamente le norme previste nella Brrd. “È cruciale che siano azionisti e creditori subordinati a farsi carico dei costi e delle perdite dei fallimenti bancari piuttosto che i contribuenti”, ha dichiarato la commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager, non lasciando dubbi su chi si sia irrigidito su questo punto. La stessa commissione, da quanto trapela, si sarebbe opposta in modo informale anche ad eventuali forme di compensazione verso gli azionisti e gli obbligazionisti, quali ad esempio l’emissione di warrant.
Peccato che molti degli azionisti e creditori di Bm non fossero investitori professionali, come è un peccato che delle nuove norme solo una parte sia stata applicata. La nuova direttiva europea, infatti, da una parte individua chi debba pagare al termine di una crisi, ma dall’altro lato inserisce tutta una serie di norme che accrescono i poteri della Vigilanza e le possibilità di intervenire prima che si manifesti un dissesto vero e proprio. Gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati di Banca Marche, Carichieti, PopEtruria e Carife hanno indubbiamente scontato gli effetti peggiori della nuova direttiva, entrata in Italia vigore solo una settima fa, in ritardo macroscopico rispetto ad altri paesi europei. Perché allo stesso tempo questi investitori non hanno potuto godere della maggiore possibilità di vigilare e di intervenire sugli istituti di credito che le nuove regole consentiranno da qui in poi alla Vigilanza. Davvero un paradosso, con il governo che ha ceduto su tutta la linea nei confronti di Bruxelles, mentre questi piccoli investitori al momento non sembrano avere alcuna possibilità di recupero.
Tornando alle obbligazioni Banca Marche, solo una parte sono state toccate dal provvedimento, appunto quel tipo di obbligazioni particolari che sono le subordinate. Di questi titoli, una parte è stata ridotta e computata a patrimonio per assorbire le perdite dell’ex Bm (sei emissioni), con i possessori hanno già perso ogni diritto amministrativo e patrimoniale. Una seconda parte (tre emissioni) è rimasta invece in capo alla vecchia Banca Marche ormai in via di liquidazione coatta amministrativa. Data la bassa precedenza di rimborso che i contratti delle obbligazioni subordinate conferiscono ai possessori di questi titoli rispetto agli altri creditori di una banca, è ben difficile – se non praticamente impossibile – che dalla liquidazione coatta amministrativa si possa ottenere qualcosa.
COME RICONOSCERLE – Per riconoscere il tipo di obbligazione in proprio possesso, oltre al chiedere informazioni direttamente alle filiali, è necessario esaminare il contratto che si ha in mano. Nel frontespizio, ad esempio, dovrebbe comparire l’indicazione obbligazione subordinata. Ogni obbligazione ha poi un codice identificativo, il codice Isin. Di seguito elenchiamo i codici dei titoli che hanno già perso valore o che, presumibilmente, lo perderanno completamente al termine della procedura di liquidazione. Invitiamo comunque gli eventuali possessori che non fossero investitori specializzati a verificare con attenzione – avvalendosi magari di consulenti o delle stesse filiali della banca – la corrispondenza tra le proprie obbligazioni e quelle soggette ai provvedimenti.
LE OBBLIGAZIONI RIDOTTE (ANNULLATE) – Le obbligazioni subordinate Bm che sono state ridotte a cause delle perdite in bilancio di Banca Marche – con i titolari che hanno perso ogni diritto amministrativo e patrimoniale previsto negli originali contratti – corrispondono ai seguenti codici Isin che elenchiamo di seguito, come si può verificare dal provvedimento pubblicato dalla Banca d’Italia (vai al documento, prestando attenzione che parte dei codici si trovano nell’ultimo foglio): IT0004743735 – IT0004743727 -IT0004744725 – IT0003972996 – IT0004939226 -XS0257293828
LE OBBLIGAZIONI IN CAPO ALLA VECCHIA BM – Le obbligazioni subordinate Bm rimaste ancora in possesso alla vecchia Banca Marche, ormai in via di liquidazione coatta amministrativa, corrispondono ai seguenti codici Isin, come risulta dal provvedimento pubblicato dalla Banca d’Italia (vai al documento): IT0004867781 – IT0004880933 – XS0302580880
Qualora vi sia la certezza di essere in possesso di obbligazioni subordinate Banca Marche, è prudente evitare di gettare il proprio contratto nel caminetto, come d’altra parte ci permettiamo di invitare a diffidare al momento di quei professionisti certi fin da oggi di poter ottenere un qualche ristoro per i possessori di questi titoli attraverso facili cause legali, in particolare qualora vi si opponga ai procedimenti adottati. Data la complessità, la novità e la pervasività delle norme approvate solo una settimana fa dal governo e che hanno consentito la riduzione delle obbligazioni, il quadro legale risulta essere di enorme complessità, con diversi studi che al momento stanno ancora valutando l’impatto e il significato delle nuove norme. E’ comunque immaginabile, per il futuro, la possibile messa in piedi di qualche forma di class action, di ricorso contro i provvedimenti o di citazioni risarcitorie contro i responsabili del dissesto.
LA FONDAZIONE DI JESI – E’ arrivato nel primo pomeriggio un comunicato della Fondazione Carisj,una delle tre istituzioni che – insiema a Macerata e Pesaro – detenevan il controllo dell’istituto. Per Jesi, da una stima di massima, la perdita di patrimonio complessiva dovuta al dissesto dell’ex Banca Marche vale qualcosa come quasi 90 milioni di euro, una cifra che comprende anche 15 milioni di subordinate upper tier II sottoscritte nel 2013. Secondo Jesi l’esito del salvataggio sarebbe dovuto anche alle valutazione sui crediti deteriorati. “Preso atto che la soluzione assicura la continuità operativa nella Nuova Banca Marche, a parziale tutela dei risparmi delle famiglie e delle imprese, preservando attualmente i rapporti di lavoro in essere – scrive la Fondazione – non può non rilevarsi che l’onere del salvataggio, è innanzitutto a carico degli oltre 40 mila azionisti e dei portatori di obbligazioni subordinate.Tutto ciò è pure il risultato di valutazioni afferenti i crediti problematici, il cui importo complessivo eccede, ampliamente, la normale prudenza: a ciò si aggiunga anche che lo stesso criterio è stato adottato per gli accantonamenti a garanzia degli stessi.Una valutazione che non trova riscontro alcuno in altre banche italiane confrontabili per importanza all’istituto marchigiano.La Fondazione pertanto, ritiene doveroso, a tutela del valore dei propri investimenti, formulare ogni più ampia riserva di esercizio di tutte le prerogative consentitole dalla legge.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
ho un quesito… considerando che la maggior parte dei risparmiatori “fregati” con le obbligazioni subordinate saranno sicuramente anche correntisti (magari quelli a cui le stesse filiali hanno suggerito di investire i loro risparmi in azioni della propria banca)…. dove sta la differenza tra quello che è stato fatto ed il bailin che tanto sembrava essere scongiurato???
Gentile Massimiliano,
il bail.-in è un meccanismo ancora più forte, che si può tradurre come “salvataggio dall’interno”, ovvero utilizzando non solo le azioni e le obbligazioni subordinate (le più rischiose) ma – nel caso – anche le obbligazioni senior (un minimo più garantite), fino ad utilizzare le somme dei depositi che eccedono i 100mila euro. Solo allora si può ricorrere all’utilizzo di risorse provenienti dal Fondo unico di risoluzione, il Fondo che è intervenuto per creare la nuova Bm. Nel caso dell’intervento di lunedì su Banca Marche, molti obbligazionisti ma sopratutto i correntisti e i depositanti sono stati preservati da qualsiasi forma di perdita.
Va comunque ricordato come sia il procedimento adottato per salvare l’istituto, sia il bail-in, non consentono che un qualsiasi azionista, obbligazionista o correntista subisca un danno maggiore di quello in cui sarebbe incorso nell’eventuale fallimento della banca.
Spero di averla aiutata,
Marco.
Tutto questo non sarebbe successo se il “fido” Matteo Renzi ed il suo governicchio non avessero subito il diktat di Bruxelles riguardo il Bail-in.
Restiamo comunque in attesa di conoscere i nomi di chi ha compiuto queste prodezze finanziarie, e le pene cui saranno condannati.
@ Stefano Morelli
Credo che, dopo oltre 2 anni di indagini e perizie e approfondimenti, chi siano gli attori del dissesto si dovrebbe essere piuttosto certi….
Ma con le lungaggini della legge in Italia, rinvii e perditempo, escamotage, salti mortali, prescrizioni, riduzioni di pena c’è la drammatica possibilità che chi è restato con il cerino in mano si scotti (o continui a scottarsi), mentre i grossi fiammiferai non faranno nemmeno mezzo giorno di galera…
La mancanza di controlli e degli strumenti di verifica ed informazione per azionisti e obbligazionisti mi sembra sia la causa principale di questa storia . Io non so quanto sia giusto che fondi pubblici o delle banche ( che sono sempre di altri correntisti) siano impegnati per il salvataggio di una banca se chi ha investito il capitale di rischio non ha purtroppo subito l’un evitabile perdita . Il problema è che questi non avevano strumenti validi di difesa e controllo
Bassotti,ma in quale pianeta risiede?Ma quale continuita’,difesa dei risparmiatori,difesa della occupazione?Carijesi per mettere in consiglio quattro mongoloidi incapaci e stupidamente presuntuosi e per prendere qualche pacca sulla spalla da Bianconi ha gettato alle ortiche 105 milioni di euro.Ha idea che cosa nell’ambito del sociale si poteva fare con 105 milioni di euro?La logica delle fondazioni non e’ mai stata quella di fare i banchieri/finanzieri ed infatti ecco i risultati.Se poi ci spostiamo a Macerata,Pesaro e Fano la situazione e’ ancora piu’ drammatica,direi una tragedia di dimensioni bibliche.Con i soldi buttati via dalle fondazioni una banca se la facevano in casa,nominavano 200 direttori generali 100 ad prendendoli da panetterie,campi arati,ospedali riuniti senza creare danni ulteriori agli azionisti con scelte scellerate e suicide.
Riguardo a come riconoscere le obbligazioni subordinate azzerate c’e’ un sistema piu’ semplice per riconoscerle: sono sporche di sangue e puzzano di m…portatele in banca,li’ sentirete lo stesso odore,non buttatele nel cestino,fatele mangiare ai solerti funzionari in carriera( breve) che ve le hanno consigliate,vendute e vi hanno detto fino all’altro ieri di stare tranquilli.Fatto cio’ augurategli buona fortuna per le nuove sfide della nuova banda marche,vedrete che presto ne avranno bisogno