Uno screen del video dell’aggressione
di Gianluca Ginella
Ha analizzato per ore, fotogramma dopo fotogramma, i video che sono il tragico film della morte di Alika Ogorchukwu, e ripercorrendo quelle immagini questa mattina il pm Claudio Rastrelli, nel chiedere la condanna dell’imputato Filippo Ferlazzo, ha ricostruito ai giudici quello che per l’accusa è avvenuto il 29 luglio 2022 su corso Umberto, a Civitanova.
Filippo Ferlazzo oggi in tribunale (foto Falcioni)
Per il pm non ci sono dubbi: «Se Ferlazzo all’inizio voleva un chiarimento, è pacifico che poi volesse uccidere e l’ha fatto con una presa molto conosciuta nelle arti marziali, detta la cravatta, che lui conosce anche se nega di averla usata. E’ un dolo d’impeto causato dalla rabbia che caratterizza la vita dell’imputato». Per l’accusa: «Ferlazzo va condannato all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, non si possono concedere le generiche». Chiesta l’assoluzione per la rapina del cellulare di Alika. La difesa ritiene che non si possa dare l’ergastolo a Ferlazzo e ritiene che si sia trattato di un omicidio preterintenzionale. Inoltre ha sottolineato come dall’autopsia non si possa stabilire con certezza la causa della morte di Alika.
La vittima, Alika Ogorchukwu
L’ACCUSA – Un imputato, Ferlazzo, secondo Rastrelli, che simulava nei test con i medici, che ha mentito, che ha ucciso Alika volendo ucciderlo, governato dalla rabbia che ha sempre avuto dentro nella sua vita.
I VIDEO – Quel pomeriggio su corso Umberto, intorno alle 14, sono state diverse le persone che hanno assistito e anche filmato l’omicidio del 39enne nigeriano, avvenuto dopo che l’uomo aveva fermato Ferlazzo e l’allora compagna per chiedere l’elemosina. Da lì è nata la folle reazione di Ferlazzo che dopo alcuni minuti ha lasciato la fidanzata in un negozio per andare a cercare Alika. «Alle 14,05, Ferlazzo e la compagna si alzano dalla panchina sul corso – ha detto Rastrelli nella requisitoria, durata circa un’ora – e si avviano verso il negozio, e vanno verso Alika. Si vede la vittima che allunga un braccio verso la donna, senza nemmeno sfiorarlo, per chiedere l’elemosina. Questo scatena la rabbia di Ferlazzo. Si vede poi nei video l’imputato uscire dal negozio, cercare qualcuno, sappiano che cerca Alika, lo avvista attraversa la strada. Alle 14,09 e 30 secondi c’è un primo contatto fisico tra Ferlazzo e Alika. Ferlazzo puntandogli il dito gli urla “come ti permetti”. Alika inizia ad allontanarsi e scappare perché si rende conto di avere di fronte una persona particolarmente aggressiva. Poi c’è il violento colpo di Ferlazzo sferrato con una stampella contro il fianco destro di Alika, e inizia il placcaggio – continua il pm -. Ferlazzo circonda con le braccia Alika, lo butta per terra, lo prende per il collo e Alika cerca di liberarsi, si vede Alika che lascia una busta che aveva in mano. La presa al collo continua, viene protratta per due minuti e dieci secondi. Alle 14,12 e 20 secondi termina l’aggressione, che dura in tutto 2 minuti e 11 secondi. Il povero Alika muore pochi secondi dopo. Alika infatti non si muove più, ha un piccolo movimento del braccio solo quando un passante arriva e lo sposta, questo alle 14,12 e 58 secondi. Poi la posizione resta sempre quella. C’è chi gli getta acqua sulla faccia, non si muove, un bagnino che cerca di fargli il massaggio cardiaco, una poliziotta che pure lei tenta il massaggio cardiaco. Ma lui non si muove mai». In pratica, spiega il pm «Abbiamo il film dell’omicidio».
Il tribunale di Macerata stamattina (foto Falcioni)
CAPACITA’ DI INTENDERE – Per il pm, in base alle perizie (quella di Gianni Giuli all’inizio e infine quella dello psichiatra Renato Ariatti, affidata dal tribunale) Ferlazzo era capace di intendere e volere al momento del fatto, non aveva un vizio parziale di mente, aveva una compromissione della capacità tra il lieve e il moderato, questo secondo Ariatti. Lui è una persona irascibile, rabbiosa, «un contenitore» dice Ariatti, di rabbia, insofferenze, inquietudini, malessere interiore dicono le perizie. Una persona che ha una instabilità emotiva e che ha sempre agito così. Cioè non è che Ferlazzo quel giorno ha avuto un momento di una esplosione ma ha avuto una manifestazione del suo modo di essere».
LA DINAMICA E LA MORTE – «La principale causa della morte è dovuta allo strozzamento» ha detto Rastrelli. «Ferlazzo ha diretto i colpi sul collo della vittima, eseguendo una presa molto conosciuta nelle arti marziali, anche se lui nega di aver fatto la cravatta, tecnicamente si chiama così. Nel corso dell’interrogatorio ha detto di non avere fatto la mossa con il braccio intorno al collo perché in quel modo si uccide una persona e la sua volontà era di non far ripetere questi gesti “sia con la mia ragazza che con altre persone”. Quindi Ferlazzo sa che con quella mossa si può uccidere una persona».
Il pm Claudio Rastrelli
VOLONTA’ – «Non c’è dolo intenzionale, non è uscito di casa per uccidere – continua Rastrelli -. Ferlazzo incontra Alika, vuole un chiarimento, poi scatta la rabbia, scatta la sua impulsività e compie una manovra volta a togliergli la vita. Ha agito con dolo pieno, diretto, senza alcun dubbio. Nell’interrogatorio di garanzia ad un certo punto il gip dice: “Non era in grado di dominarsi da solo?”. Lui dice “sì”. Il gip chiede ancora: “aveva bisogno di qualcuno che la fermasse?” “No, ma io ero esausto e temevo che Alika si alzasse”. Quindi dice che poteva dominarsi, ma non l’ha fatto e aspettava che qualcuno intervenisse perché aveva paura che Alika si alzasse. Insomma ha continuato perché voleva la sicurezza di avere steso definitivamente Alika. Quando ha avuto la sicurezza che non potesse fare del male, quando ha avuto questa certezza si è alzato. E’ stato un dolo d’impeto causato dalla rabbia che caratterizza la sua esistenza».
I TESTIMONI – Il pm ha citato un paio di testimoni che hanno assistito al delitto. «Uno di loro gli urlava “smettila, smettila, così l’ammazzi”. Ferlazzo gli risponde “Fatti i fatti tuoi pezzo di m….». Il testimone dice di avergli urlato quelle cose, ma lui invece ha continuato, persino gli ha risposto male. Ferlazzo, che in un primo momento voleva chiarirsi poi è pacifico che volesse uccidere Alika.
I rilievi sul luogo dell’omicidio
I FUTILI MOTIVI – «Ritengo che ci siano i futili motivi: Alika si era limitato a chiedere l’elemosina. Dal video credo non ci sia stato neanche un contatto fisico tra lui e la compagna di Ferlazzo – continua Rastrelli -. Lui dice a loro “ragazzi” allungando la mano. Non ha fatto niente Alika ha solo chiesto l’elemosina. Ferlazzo dice che ha preso il braccio alla fidanzata. Poi si inventa un elemento nuovo, che le ha sfiorato il seno. Ma non è vero, se l’inventato. C’è una sproporzione enorme tra il movente (la richiesta di soldi, lo sfioramento del braccio, che secondo me non c’è stato) e il delitto».
LE GENERICHE – «Non ritengo si possano concedere – ha detto ancora il pm –. Ci sono elementi a sfavore di Ferlazzo, come la violenza, l’aggressione brutale ad Alika, ucciso come si uccide un animale. Poi il comportamento dopo i fatti, mica resta sul posto: se ne va e un testimone lo vede in un vicolo. Nonostante un medico gli avesse detto che doveva farsi curare, che doveva prendere i medicinali, lui non li prendeva. E quando lo psichiatra Ariatti gli chiede perché, la sua risposta è “volevo provare emozioni e perché poi ingrassavo”». Secondo il pm avrebbe detto il falso durante l’interrogatorio, come quando ha affermato di aver fatto alzare la testa ad Alika per farlo respirare. Inoltre avrebbe simulato nei test sottoposti dagli psichiatri con enfatizzazione grossolana dei sintomi.
L’avvocato Francesco Mantella con Charity, la moglie di Alika (a destra) e la sorella di lei Lovet oggi in tribunale
LA PARTE CIVILE – Dopo il pm ha parlato l’avvocato Francesco Mantella, legale della moglie di Alika, Charity, e di altri cinque familiari parti civili al processo. «Ferlazzo è un simulatore, si può affibbiare a lui l’espressione di una canzone “un martire professionale”, una persona che si è dimostrata e ha sempre finto qualcosa che non era vero per raggiungere un obiettivo di interesse. La famigliarità che ha nell’uso delle arti marziali è importante. Una testimone parla di movimenti di Ferlazzo, al momento dell’aggressione, ben architettati. Non sembravano movimenti che mettono le mani addosso ad una persona per la prima volta era una persona che sapeva quello che faceva. Ci dà prova di volontà di Ferlazzo di infliggere una punizione ingiustificata e la capacità di ricorrere a metodi che sono chiaramente utilizzati per sopprimere una persona. Quella serie di movimenti che durano circa due minuti sono coincidenti con quello che serve nelle arti marziali per annientare l’avversario, in quel caso si tratta di adagiarlo sul terreno, ma Ferlazzo non si ferma, esercita uno strozzamento fino a che non ha la prova che Alika sia morto. Non sono modalità di aggressore occasionale, lo fa senza sbagliare una mossa. Lo cinge lo atterra lo blocca gli schiaccia il torace per limitare la respirazione e lo strozza». Secondo Mantella «la gravità del gesto è anche dimostrata dalla reazione che questa vicenda ha suscitato a livello internazionale mediatico». Infine ha concluso: «I famigliari non hanno mai cercato vendetta, chiedono una pena giusta».
L’avvocato Roberta Bizzarri
LA DIFESA – E’ stata poi l’avvocato Roberta Bizzarri, legale di Ferlazzo, a prendere la parola dando il via ad una arringa molto sentita in cui ha sempre indicato l’imputato chiamandolo per nome e cercando di far capire quello che lei ritiene evidente: «Filippo sta male, se non fosse così si sarebbe reso conto che la sua reazione era sproporzionata». «Non ci sono prove per chiedere ergastolo e chiedo l’omicidio venga riqualificato in omicidio preterintenzionale e senza i futili motivi». La difesa ha criticato la perizia del medico legale Ilaria De Vitis. «Come può dire che è morto per asfissia e allo stesso tempo dire che è concomitante lo choc ipovolemico (dovuto alla rottura della milza). Come possiamo condannare Ferlazzo perché siamo convinti che Alika sia morto per asfissia? Io non sono convinta. Unica circostanza rilevata dalla dottoressa De Vitis è che all’arrivo sul posto non vi era alcuna rigidità cadaverica, che di solito compare circa 3 ore dopo. La rigidità nelle persone morte per asfissia arriva prima. La morte di Alika risale alle 15 e il medico legale arriva alle 17. Se fosse morto per asfissia doveva esserci il rigor mortis». Il legale si è poi concentrata sulla causa della morte, che potrebbe essere a suo parere la rottura della milza: «Porta allo svenimento, per questo Alika non si muove. Il medico legale dice che la morte è stata constatata alle 15. Proprio perché deceduto alle 15 non si capisce perché dovrebbe essere morto per asfissia, se vengo strozzata muoio nell’immediatezza non 45 minuti dopo. Anche per questo ritengo sia un preterintenzionale». Secondo l’avvocato Bizzarri poi «Ferlazzo ha i suoi problemi. E non sono manco pochi. Ariatti non dice che è sano dice che ha una capacità di intendere e volere scemata da lieve a moderatamente. Filippo non era in grado di discernere che la sua azione era sproporzionata rispetto all’accaduto. Le sue condizioni non glielo permettono. Se fosse stato sano avrebbe capito che quell’azione era esagerata, ma lui non lo può capire. E non poteva e non si può condannare Filippo per un omicidio volontario, perché volontario non è».
I giudici si sono ritirati in Camera di consiglio alle 12. La sentenza è attesa nel pomeriggio.
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Nessuno sconto per l’imputato? In realtà quando la pena non è l’ergastolo ogni anno di ‘buona condotta’ in carcere dà ‘diritto’ ad uno sconto di pena di tre mesi.
Che guadagno avrebbe avuto ad ucciderlo ? x me è omicidio preterintenzionale. Ferlazzo è andato oltre le sue intenzioni.