Ugo Bellesi
di Ugo Bellesi
Quando si cominciò a parlare di Pnrr da più parti venne sollevato il problema che per tutte le procedure connesse con l’avvio dell’iter burocratico molti Comuni, specie i più piccoli con forti carenze di organico e di competenze nell’ambito degli Uffici tecnici, si sarebbero trovati in difficoltà non solo nel presentare i progetti ma anche nel fare gli appalti. E ciò si sta verificando regolarmente.
Il Piano di rilancio italiano, tra gli interventi più importanti, aveva previsto un investimento di ben 4,6 miliardi per la creazione di 228.000 posti aggiuntivi negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia per ottenere l’obiettivo comunitario di coprire almeno il 33% della domanda. Il bando è scaduto a febbraio e si è scoperto che le richieste non hanno neppure raggiunto la metà dell’importo disponibile. La domanda è risultata di molto inferiore alle disponibilità economiche in quasi tutte le regioni italiane. Eppure l’iniziativa doveva servire per aiutare le coppie desiderose di avere figli, creare condizioni favorevoli per l’occupazione femminile, accrescere la natalità e tanto altro.
Ora si spera che sia emanato un nuovo bando. Ma il segnale che è arrivato “da quasi tutte le regioni” non è bello. Frattanto il Parlamento ha sbloccato altre 15 grandi opere e, nel fare l’elenco, un quotidiano romano ha così commentato: «I lavori valgono complessivamente 3,1 miliardi, oltre tre quarti dei quali sono destinati al Sud. Non c’è molto per le Regioni del Centro, mentre al Nord spiccano gli interventi per la linea ferroviaria Milano-Genova e quelli per il palazzo di Giustizia di Milano».
Tutto questo significa che quando abbiamo i finanziamenti disponibili (vedi gli asili) non li prendiamo e quando invece i lavori vengono programmati dall’alto “per noi non c’è molto”. Andiamo avanti così…
Il viadotto del lago di Cingoli
Quando invece c’è da “prendere qualcosa” allora arriva subito qualcuno che cerca di sottrarci pure l’acqua. E’ accaduto infatti che il Consorzio di bonifica delle Marche ha presentato un progetto destinato a rimpinguare la riserva idrica costituita dal lago di Castreccioni a Cingoli mediante la captazione di acqua a valle delle sorgenti del Potenza a Fiuminata, dello Scarsito a Sefro e del Chienti a Valcimarra. A dare l’allarme è stato l’ex sindaco di Pioraco, Giovanni Miliani, che ha avvertito i sindaci dei Comuni interessati perché si sarebbero creati danni alle aziende ittiche, alla cartiera, ai piccoli impianti idroelettrici impoverendo anche le riserve di acqua di falda da cui si preleva l’acqua potabile per i cittadini. Qualcuno, ridendo, ha commentato: «Perché allora il Consorzio non preleva l’acqua dell’Esino (a nord della nostra provincia) oppure addirittura non attinge alle sorgenti del Nera? Esso si inserisce nel Tevere ad Orte per cui a Roma forse nessuno se ne sarebbe accorto!»
E’ positivo invece che il governo abbia istituito un fondo, con una dotazione di cento milioni per il 2022 (da raddoppiare nel 2023), da destinare ai 4.000 Comuni che si trovano in territori montani per contrastare lo spopolamento mediante misure fiscali di favore per le imprese giovani, e con detrazioni sui mutui per l’acquisto delle prime case avendo meno di 41 anni di età. Ci sono agevolazioni e incentivi per i sanitari che scelgono di lavorare nei Comuni montani. Ci sono crediti di imposta per investimenti positivi per l’ambiente e il clima oltre a fiscalità agevolata per imprese di cui uno dei titolari non abbia compiuto 36 anni.
Un altro decreto prevede un’imposta sui redditi ridotta al 7% (ben più bassa della normale aliquota Irpef) destinata ai pensionati che intendono trasferirsi nelle zone colpite dal terremoto. Per chi rientra dall’estero l’Irpef è ridotta per tutti i redditi (sia quelli da pensione che altri eventuali).
E’ evidente però che saranno preferiti quei Comuni di montagna che abbiano almeno i servizi essenziali. Invece in molti di quelli della nostra area terremotata non solo non arrivano i giornali, ma le banche chiudono, l’energia elettrica salta alla prima nevicata, la farmacia spesso è lontana, la banda larga non c’è.
Altra notizia positiva è che Macerata, in base ad una classifica dell’Unione consumatori, risulta la città in cui la spesa aggiuntiva per i recenti rincari risulta la più bassa d’Italia. Infatti si spendono in media 1.036 euro in più (+4,8%). Nessuno però in un anno ha guadagnato 1.036 euro in più rispetto al reddito medio. Tuttavia il fatto che siamo i più “parsimoniosi” d’Italia può avere due significati: o che il costo della vita da noi è inferiore a quello delle altre città (a Bolzano si spendono 2.163 euro in più) o che noi siamo più poveri, perché più di quella cifra non potevano spendere.
Nei giorni scorsi a Macerata si è riproposto il problema del nuovo megastore di Piediripa che i fratelli Simonetti da tempo hanno proposto di realizzare investendo diversi milioni. Nessuna intenzione di intervenire su questo problema, in questa fase della polemica, tuttavia ci sentiamo in dovere di riportare una proposta che ci giunge da Villa Potenza, i cui cittadini si chiedono: «Ma è mai possibile che nessuno chieda di realizzare un centro commerciale in questa nostra frazione? Eppure c’è spazio a volontà, l’area edificabile costa meno, non c’è l’affollamento di grandi magazzini come a Piediripa, c’è l’esigenza di avere un megastore. D’altra parte Villa Potenza, quando sarà realizzato il nuovo grande Centro fieristico, diverrà molto attrattiva. E comunque la nostra frazione, volere volare, è al centro di una vasta area che comprende molti Comuni: non solo Macerata, ma anche Pollenza, Treia, Appignano, Montecassiano, Montefano e gran parte della vallata del Potenza».
Tutto giusto, però tutti questi incentivi, aiuti, sgravi o come si vuol chiamare chissà come mai quando approfondisci c'è sempre qualcosa che non ci si rientra. Un altro problema è che le volontà non mancano da parte dei giovani ma spesso si trova di fronte una classe sia politica che dirigenziale che proprio non si vuole togliere dalle scatole. Non so avete notato molti datori di lavoro a partire sia di grandi aziende che piccole sono dirette da over 65, non viene dato spazio ai giovani.
Magari perché mancano i bambini da metterci, che ridicoli con questi fondi che poi non sono altro che altri debiti
Perché i giovani non sanno cosa vuol dire partire dal niente e ritrovarsi con un'azienda questa è la verità il lavoro non si impara sui libri ma con la pratica speriamo solo che chi ha un'azienda ed è anziano rimanga dentro altrimenti i Giovani nel giro di pochi anni o vendono tutto oppure peggio si giocano tutto
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