La presentazione del Pnrr sanità della giunta regionale
di Claudio Maria Maffei*
Tutto il dibattito sulla sanità nelle Marche e in provincia di Macerata è concentrato sugli ospedali, come se questi fossero l’unica risposta ai problemi di salute dei cittadini. Tutti noi sappiamo per esperienza che in realtà ci si rivolge spesso all’ospedale perché non c’è altro. Con la conseguenza che l’ospedale spesso si intasa già dalla sua porta di ingresso: il Pronto soccorso. Facciamo alcuni esempi: si ricorre al Pronto soccorso per accertamenti che non si riesce a garantire in tempi accettabili o perché molti anziani vengono dimessi dall’ospedale, ma ci debbono tornare subito per una assistenza carente a domicilio o nelle strutture sociosanitarie. Per questo le molte risorse date alle sanità regionali dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono destinate a nuovi servizi territoriali. Questi sono rappresentati in particolare da tre tipi di strutture/servizi: le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali. Vediamo cosa dovrebbero fare.
Claudio Maria Maffei
La Casa della Comunità è la vera e più importante novità del Pnrr. E’ la struttura dove la comunità può accedere per entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Qui il cittadino trova (o meglio dovrebbe trovare) delle equipe formate da gruppi di medici di famiglia e di pediatri di libera scelta, da specialisti delle discipline di base come la cardiologia ad esempio, da infermieri, tra cui quelli di famiglia o comunità (una nuova figura professionale), e altri professionisti della salute quali ad esempio psicologi, ostetriche, professionisti della riabilitazione e assistenti Sociali. Insomma la Casa della Comunità dovrebbe diventare il riferimento per tutti i problemi di salute che possono trovare una risposta al di fuori dell’ospedale, comprese le attività consultoriali e gli accertamenti diagnostici di base. Nelle Marche il Pnrr ne finanzia 29 di cui 7 in provincia di Macerata (Civitanova Marche, Recanati, Corridonia, Macerata, Treia, Camerino e San Severino Marche). L’Ospedale di Comunità è una struttura sanitaria di ricovero breve non ospedaliero e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette. Hanno da 20 e 40 posti letto a prevalente gestione infermieristica. Nelle Marche il Pnrr ne finanzia due di cui uno a Corridonia e uno a Treia. La Centrale Operativa Territoriale è la sede in cui si svolge tutta l’attività di coordinamento per seguire tutte le persone prese in carico dai servizi territoriali in modo da mettere in fase tutti i servizi e professionisti coinvolti anche a livello ospedaliero. Ne è prevista una ogni 100.000 abitanti e viene gestita da 5-6 infermieri più uno o due unità amministrative di supporto. In provincia di Macerata ne sono previste 3 a Civitanova, Macerata e San Severino Marche.
Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini
Perché tutte queste strutture non rimangano vuote (ma già realizzarle di questi tempi sarà dura) occorre una grande quantità di personale. Solo di infermieri parliamo di centinaia di operatori: a spanne 10 infermieri per ogni Casa della Salute, 10 infermieri per ogni Ospedale di Comunità e 6 infermieri per ogni Centrale Operativa Territoriale. Quindi un centinaio circa per la sola provincia di Macerata. Per non parlare di tutte le altre figure professionali già nominate come psicologi, ostetriche, professionisti della riabilitazione e assistenti sociali. Questa è la sanità diffusa del Pnrr: Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali più la telemedicina. Nelle Marche per sanità diffusa questa Giunta intende invece una rete ospedaliera diffusa con il tentativo ad esempio di far funzionare in provincia di Macerata i quattro ospedali di Macerata, Civitanova, Camerino e San Severino Marche con il massimo possibile di reparti e di servizi promettendo a tutte le comunità locali che tutto si manterrà e anzi qualcosa verrà potenziato. Ovviamente non sarà possibile. Il timore, ma spero che sia solo un timore, è che questa Giunta possa cercare di andare avanti con le promesse fino alle prossime elezioni accampando ogni possibile scusa per i ritardi e le inadempienze che la sua politica sanitaria comporta. Sta ai cittadini richiamarla alla sua responsabilità e quindi al suo dovere di presentare progetti e impegni con dati e scadenze. Questi tempi drammatici che stiamo vivendo non sono compatibili con un uso propagandistico delle risorse che l’Europa ci mette a disposizione (almeno per ora).
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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Casa di comunità. E i poliambulatori? Non sono forse la stessa cosa? A Civitanova addirittura è prevista a fianco!!
Se il centrodestra volesse davvero un sistema sanitario policentrico nel senso di tanti ospedali diffusi sul territorio, riavremmo (meglio, sogneremmo) un ospedalocentrismo nella forma della moltiplicazione piuttosto che in quella dell’accentramento. Se invece si vuol cambiare pagina ripensando e potenziando la sanità di territorio eccetera (con l’obiettivo peraltro non di sostituire l’ospedale che non c’è ma di evitare il ricorso agli ospedali che ci sono), allora si può anche alzare il tiro, favorendo una visione politica critica sul paradigma aziendalista in sanità, al di là della solita divisione manichea tra “pubblico” e “privato”.