«Nuovo piano sanitario, non si capisce
quali ospedali per acuti saranno mantenuti»

IL COMMENTO di Claudio Maria Maffei sul masterplan presentato dalla giunta Acquaroli: con queste scelte le Marche forzano in più punti la normativa, in particolare prevedono 13 tra strutture di primo e secondo livello contro le 10 compatibili. Questo vuol dire che con ogni probabilità si accentueranno i problemi che ci sono già oggi

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

Non è facile capirci qualcosa nel cosiddetto masterplan di edilizia sanitaria appena aggiornato dalla giunta. In particolare non si capisce bene quali saranno gli ospedali pubblici per acuti mantenuti, dove e con quale ruolo.

Per prima cosa si prevedono con diciture e modalità diverse tredici ospedali di primo livello. Eccoli: Pesaro, Fano, Urbino, Senigallia, Jesi, Fabriano, Civitanova Marche, Macerata, Camerino, Fermo, San Benedetto, Ascoli e il nuovo Inrca quando completato. Va ricordato che ogni struttura ospedaliera va classificata a sé (non vale che due ospedali ne facciano uno di primo livello o di secondo).

Un ospedale di primo livello è fatto così, o meglio dovrebbe essere fatto così in base al vigente decreto Balduzzi: un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti, essere sede di Dipartimento di emergenza accettazione (Dea) di I livello ed avere le seguenti specialità: Pronto soccorso con osservazione breve intensiva e Medicina d’urgenza, Medicina interna, Chirurgia generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia; Ostetricia e Ginecologia (se prevista per numero di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità per la maggioranza delle discipline compresi i servizi di Radiologia, il laboratorio e il servizio immunotrasfusionale.

Di tutti gli ospedali nominati prima in realtà Camerino non è di primo livello, visto che mancano ad esempio la Medicina d’urgenza e la Ginecologia/Ostetricia/Pediatria. Qua e là anche in altri ospedali di primo livello manca qualcosa che ci dovrebbe essere come ad esempio l’Urologia e la Neurologia.

Poi è previsto un unico ospedale di secondo livello, l’Azienda Ospedaliera di Torrette. Rimangono altri ospedali per i quali dal masterplan si ricava che (non ci sono definizioni chiare e quindi bisogna ricostruirle): Pergola sembrerebbe “promosso” a ospedale di base (era ospedale di area disagiata) anche se non ne ha le caratteristiche visto che dovrebbe avere tra le altre cose anche un pronto soccorso autonomo e l’ortopedia che non ha (con la crisi di questi discipline negli altri ospedali sarebbe un assurdo potenziarle a Pergola); Amandola dovrebbe rimanere ospedale di area disagiata; per Camerino e San Severino non ci sarebbero indicazioni specifiche e quindi dovrebbero rimanere sostanzialmente gli stessi in termini di funzioni.

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La presentazione del masterplan edilizio da parte della Regione

La differenza tra ospedale di base e ospedale di area disagiata è questa. L’ospedale di base è una struttura con bacino di utenza tra 80 e 150.000 abitanti dotata di di Pronto soccorso con la presenza di Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva”.

Un ospedale di area disagiata è dotato indicativamente di: un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery (lavorerebbe in questo caso su 5 giorni) e un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, integrato alla struttura complessa del Dea di riferimento.

Il masterplan poi aumenta i posti letto di terapia intensiva (nel nuovo Inrca dove oggi non ci sono e sette nella nuova struttura dell’emergenza dell’ospedale di Fabriano) e prevede altre due sedi oltre alle attuali quattro (Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno) per lo svolgimento di attività di emodinamica (Fermo e nuovo Inrca).

Con queste scelte le Marche forzano in più punti la normativa e in particolare prevedono 13 tra ospedali di primo e secondo livello contro i 10 compatibili con la normativa. In questo modo il rischio è di avere ospedali vicini di primo livello che disperdono una grande quantità di risorse umane nelle urgenze che vanno garantite nelle 24 ore in entrambe le sedi. Questo vuol dire in pratica che nelle Marche con ogni probabilità si accentueranno i problemi che ci sono già oggi: logoramento del personale nei turni di guardia e difficoltà di un suo reperimento; personale mandato con ordini di servizio al Pronto soccorso; tante urgenze e ridotta attività programmata sia chirurgica, che diagnostica e ambulatoriale; allungamento delle liste di attesa; fuga dei medici nelle strutture private; sottoutilizzazione delle tecnologie; perdita di motivazione degli operatori; aumento del ricorso al privato a pagamento; aumento della mobilità passiva; impossibilità di aprire i nuovi servizi territoriali.

Nessuna analisi è stata fatta al riguardo né sul personale né sull’organizzazione. Nonostante le cifre in gioco.

*Ex medico e dirigente sanitario in pensione

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