Sanità, la Regione investe 923 milioni:
60,5 pronti per l’ospedale di Macerata
«Rimettiamo al centro tutti i territori»

LA GIUNTA ACQUAROLI ha presentato il maxi piano di intervento tra attuazione del Pnrr e masterplan edilizio. Alla nostra provincia destinati 197 milioni, 642 euro per abitante. Una delle cifre più alte. Per Civitanova già pronti 16 milioni, 22 per Tolentino. Ecco dove saranno realizzati i centri operativi e le nuove strutture di comunità. Saltamartini: «E' un passaggio epocale, rispetto alla concentrazione di ospedali unici, noi proponiamo strutture in ogni territorio, restituendo ai cittadini questo rapporto primario»

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Da sinistra: Mirco Carloni, Francesco Baldelli, Francesco Acquaroli, Filippo Saltamartini, Stefano Aguzzi e Guido Castelli

di Giovanni De Franceschi

Un passaggio epocale, una svolta che rimette al centro i territori, un cambio di passo senza precedenti. Sono state queste le espressioni più utilizzate oggi dalla giunta regionale delle Marche nel presentare il gigantesco piano di investimento per la sanità, che mette sul piatto quasi 923 milioni di euro tra attuazione del Pnrr e masterplan edilizio. Agli oltre 759 milioni già disponibili tra fondi del Pnrr appunto, risorse statali e regionali, contributi del sisma, proprio oggi la giunta guidata dal presidente Francesco Acquaroli ne ha aggiunti altri 157 milioni e rotti, sempre attraverso diversi canali di finanziamento, che portano dunque il totale a sfiorare il miliardo di euro. Una mole di denaro tale, da ridisegnare l’intera sanità regionale da qui al 2026.

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L’assessore Francesco Baldelli e il governatore Francesco Acquaroli

In totale, per la provincia di Ancona saranno investiti 253 milioni, circa 546 euro per abitante; nel Pesarese, 217 milioni: 582 euro ad abitante; nel Maceratese 197 milioni, 642 euro per abitante; nel Fermano, 143 milioni, pari a 848 euro per abitante e nell’Ascolano 110  milioni, cioè 543 euro pro capite. «Questi investimenti – ha sottolineato il presidente Acquaroli – ridisegneranno la sanità del futuro. Parliamo di risorse ingentissime, anche se nella sanità le risorse a disposizione non sono mai abbastanza. Così in questa fase siamo riusciti a finanziare una serie di interventi, per quelli esclusi ci saranno altre possibilità perché siamo convinti che tramite l’ottimizzazione e la revisione dei costi delle aziende sanitarie si possano trovare spazi utili per genere ulteriori risorse da investire sul territorio».

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Filippo Saltamartini

Entrando più nel dettaglio, partiamo dall’attuazione del Pnrr. «Il Pnrr – ha spiegato l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini – tende a colmare alcune lacune, tra cui la mancanza di un anello di congiunzione tra assistenza primaria e cure ospedaliere per acuti. Una lacuna che è emersa ancora di più con la pandemia. Noi abbiamo predisposto una bozza dopo aver ascoltato tutte le parti in causa: ordini professionali, sindaci, sindacati e così dopo 14 mesi siamo in grado di rispondere all’esigenza che era emersa dal corpo elettorale, la sanità territoriale. E’ un passaggio epocale: rispetto alla concentrazione di ospedali unici, noi proponiamo ospedali in ogni territorio, restituendo ai cittadini questo rapporto primario. E non è un caso che il Pnrr è stato portato in giunta oggi, perché entro il 28 febbraio vanno consegnate tutte le schede al ministero, poi entro il 28 maggio vanno firmati gli accordi di programma per realizzare le opere, che vanno completate tutte entro il 2026. Ci siamo assunti un onere pesantissimo ed è un orgoglio aver rispettato i tempi».

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E nello specifico, come sono stati individuati questi anelli di congiunzione tra assistenza primaria e cure ospedaliere? Attraverso tre tipi di nuove strutture, che andranno ad aggiungersi e non a sostituire gli ospedali esistenti: gli ospedali di comunità, a cui sono affidate le cure intermedie, cioè le cure svolte dai medici di base che oggi vanno a visitare a casa il paziente o in ambulatorio, e ne serve 1 ogni 50mila abitanti; le case di comunità, strutture che sulla falsa riga dei vecchi distretti mettono insieme le risorse sul territorio, medici di base, pediatri, infermieri, psicologici, assistenza primaria, ne serve 1 ogni 20mila abitanti; i Centri operativi territoriali, una sorta di struttura capace di processare tutte le richieste del paziente, anche in queste caso andranno ad aggiungersi e non a sostituire i 118 presenti.  Nelle Marche, in totale saranno investiti oltre 42 milioni per 29 case di comunità, 23 milioni per 9 ospedali di comunità e 2,5 milioni per 15 Centri operativi territoriali. A cui si aggiungono 27 milioni per nuovi macchinari.

Per quanto riguarda l’Area vasta 3 della nostra provincia, i nuovi Cot saranno realizzati a Civitanova, Macerata e San Severino; gli ospedali di comunità a Corridonia, Treia e Tolentino (in questo caso però con i fondi del sisma) e le case di comunità a Civitanova, Macerata, Recanati, Corridonia, Treia, Camerino e San Severino. In alcuni casi saranno realizzate delle strutture nuove, in altri come Recanati, per esempio, sarà recuperato un’ala dell’ospedale esistente. Un totale di 18 milioni di euro per l’Av3, escluso appunto Tolentino.

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Francesco Baldelli

Capitolo edilizia sanitaria. In totale nelle Marche sono previsti 50 interventi: tre nuovi ospedali (Pesaro, Macerata e San Benedetto), sei nuove strutture per le emergenze (Urbino, Fano, Senigallia, Fabriano, Civitanova, Ascoli), altri tre ospedali di comunità che esulano dal Pnrr (Tolentino appunto, Cagli e Fano), 4 nuovi ospedali sono già in fase di realizzazione (Inrca, Fermo, Amandola, Salesi), 1 ristrutturazione integrale (Pergola), 33 interventi di ristrutturazione di ospedali esistenti. A questi si aggiungono 34 interventi di adeguamento.

Per quanto riguarda la nostra provincia, l’intervento più importante è sicuramente quello della realizzazione del nuovo ospedale di Macerata per cui, con i nuovi finanziamenti aggiunti oggi dalla giunta regionale, si è arrivati a un totale già disponibile di 60,5 milioni di euro, di cui uno solo per la progettazione, per un costo stimato totale di 140 milioni di euro. «Quando siamo arrivati – ha specificato l’assessore ai Lavori pubblici Francesco Baldelli – non c’era fondi per questa struttura, adesso abbiamo a disposizione già oltre 60 milioni, che andremo a integrare man mano con capitoli di finanziamento che abbiamo già individuato, una volta che capiremo con precisione il costo totale».

Dopo Macerata, l’altro intervento più ingente riguarda Tolentino con 22,8 milioni già pronti per demolire e ricostruire l’ospedale; poi Civitanova a cui, grazie all’integrazione di oggi, si è arrivati a un totale disponibile di 16 milioni: che serviranno per realizzare un nuovo plesso con sale operatorie e riammodernare l’ospedale esistente. A questi si aggiungono 6,3 milioni per ricostruire il distretto di San Ginesio, 3,05 per quello di Sarnano, 3,9 milioni per la Rsa di Corridonia, e 3,7 milioni per riqualificare un’ala dell’attuale ospedale di Macerata.

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Mirco Carloni

«Il cambio passo della giunta Acquaroli in sanità – ha aggiunto Baldelli – mi sembra evidente. Restituiamo il diritto alla salute ai territori, alla costa come all’interno, alle grandi come alle piccole città, calibrando il passo secondo le nostre capacità. Per questo abbiamo predisposto un masterplan in continuo aggiornamento, che facesse comprendere dove la sanità marchigiana stesse andando, intercettando i vari filoni di finanziamento e investimento».

«Circa un miliardo per strutture sanitarie e presidi sul territorio – ha concluso il vicepresidente Mirco Carloni – è un piano assolutamente coerente con quanto detto in campagna, che ridà dignità e rispetto ai territori, senza costringere le persone ad andare a curarsi altrove».

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Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini

Certo, con tutte queste nuove strutture che si andranno a realizzare, il problema della mancanza di personale potrebbe diventare ancora più pressante di oggi. Ma questo è un altro capitolo. «Nel momento in cui noi presentiamo il più grande piano d’intervento dal 2012 (anno in cui sono iniziati i tagli alla sanità), ad oggi non possiamo sottacere che vanno innestate nuove professionalità – ha ammesso Saltamartini – Ma qui dobbiamo fare i conti col governo, a cui tutte le Regioni hanno già posto il problema del personale e del tetto di spesa. Noi le nostre proposte le abbiamo fatte, tra queste quella di togliere il numero chiuso a Medicina». Insomma, vedremo. Ma su una cosa Saltamartini è sicuro: «Se non ci fosse stato il Covid, probabilmente oggi non avremmo avuto la stessa sensibilità. Noi da tempo parlavamo di sanità di prossimità e oggi sembra che anche le opposizioni si siano rese conto che accentrare gli ospedali è del tutto inadeguato».

(foto Giusy Marinelli)

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Da sinistra: Mirco Carloni, Francesco Baldelli, Francesco Acquaroli, Filippo Saltamartini, Stefano Aguzzi e Guido Castelli

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