Si concluderà il 28 luglio l’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Intesa San paolo su Ubi Banca. Nel giro di meno di 20 giorni gli azionisti dovranno decidere se aderire al piano di Intesa o rimanere soci di Ubi che nelle Marche ha rilevato Banca Marche.
L’Ops prevede un concambio di 17 azioni Intesa Sanpaolo per ogni 10 azioni Ubi Banca portate in adesione. Il Cda di Ubi ha bocciato sei giorni fa la proposta di Intesa e in una intervista l’amministratore delegato Victor Massiah ha spiegato le motivazioni di questa decisione. Prima tra tutte gli effetti sui territori. «Come impatterà l’ops di Intesa, è difficile da prevedere. Molti territori non sarebbero seguiti né da Ubi né peraltro dalla stessa Intesa, perché proprio nei territori lombardi ad esempio Intesa ha previsto di cedere 500 filiali a Bper». Per quanto riguarda le Marche quello che si teme è che venga meno il centro direzionale di Jesi visto che l’attuale macroarea Marche Abruzzo sarebbe probabilmente accorpata all’Emilia Romagna. Incertezza sulla sorte delle filiali visto che non si conosce attualmente il perimetro dell’operazione e le filiali marchigiane potrebbero finire in mano a Bper. Massiah conclude rivolgendosi agli azionisti: «E’ importante leggere attentamente sia la documentazione di Intesa che quella di Ubi per farsi un’idea approfondita. Informatevi bene e siate consapevoli della vostra scelta.Dopo quattro mesi, è arrivato come è giusto il loro momento.
«Che Il Consiglio di Amministrazione di UBI Banca abbia respinto l’Ops di Banca Intesa era ampiamente atteso – commenta Corrado Nardi, direttore finanziario di Edif che di recente ha ottenuto un finanziamento con garanzia Sace, tra i primi in Italia – E non credo nemmeno che una delle ragioni sia l’obiettivo di garantire un adeguato livello di competitività tra gli Istituti bancari, altrimenti non si spiegherebbe il progetto di aggregazione di Ubi con Bper per creare il terzo polo bancario in Italia. D’altra parte Massiah lo dice chiaramente, “il Consiglio di Amministrazione di UBI si è espresso sulla non convenienza dell’offerta”. Al di la delle operazioni del momento, quello che pesa per il territorio è il processo di concentrazione già in atto, che si contrappone ad un tessuto industriale frammentato e poco evoluto dal punto di vista organizzativo e manageriale. A livello generale la scarsa concorrenza aggraverà ancora di più i problemi cronici delle nostre aziende perché oltre a produrre costi alti del credito, genera distanza verso la clientela con offerte di servizi sempre più standardizzati, Inoltre limita fortemente la capacità di accesso al credito delle imprese senza il quale non ci può essere sviluppo. Si può comunque aprire spazio di mercato per gli istituti di qualsiasi taglia, grandi, medi, piccoli, da tempo riorganizzati e più attenti alle istanze dei clienti».
(Redazione Cm)
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Il territorio ha bisogno di un Istituto di credito che ha potenzialità di erogazione del credito….il “piccolo è bello” non ha più senso, nemmeno nel mondo bancario