di Alessandra Pierini
Nuovo scossone per l’economia marchigiana. Ubi ha fatto giusto in tempo a riemergere dalle ceneri di Banca Marche, ora si ricomincia da capo. Il colosso del credito bergamasco che in regione si stava consolidando è infatti finita lungo il percorso di espansione di Intesa San Paolo che, a sorpresa, ha proposto una offerta pubblica di scambio volontaria. Offerta che ridefinirà i confini del credito in tutta Italia ma che nelle Marche, dove la riorganizzazione era a un buon punto, a tre anni dall’acquisto e dopo le note vicende legate al crac di Banca Marche, crea ancora più scompiglio. Poche ore fa il Consiglio di Amministrazione di Ubi ha visionato la comunicazione relativa all’offerta di Intesa Sanpaolo e «ha conferito delega al consigliere delegato – si legge in una nota -, d’intesa con il presidente e sentito il vice presidente, di nominare gli advisor finanziari e legali che assisteranno il Gruppo nello svolgimento delle attività di valutazione delle informazioni finora rese pubbliche, del documento di offerta una volta disponibile, con le alternative possibili». La proposta prevede il conferimento di 17 nuove azioni di Intesa ogni 10 azioni Ubi consegnate, con un premio del 22,6% sui prezzi antecedenti la proposta, al netto dei dividendi che verranno staccati.
«Non c’è pace per le Marche e per questa provincia – commenta Rosaria Del Balzo, presidente di Fondazione Carima che non subirà effetti diretti dall’operazione – oltre all’amarezza di ciò che abbiamo passato, il nostro territorio soffrirà ancora di più».
In effetti il sistema del credito subirà una trasformazione profonda. Basti pensare che su 797 sportelli disseminati in tutta la regione, alla fine dell’anno 215 sono di Ubi e 102 di Intesa. C’è poi la questione Bper che è coinvolta nell’Ops con l’acquisizione di 4-500 filiali Ubi di cui 44 proprio nelle Marche. L’obiettivo è quello di evitare sovrapposizioni. Il che vuol dire che Intesa sarà la prima banca della regione e, con ogni probabilità Bper, attualmente poco presente la seguirà immediatamente al secondo posto con ben 61 sportelli. Non è certo scontato che non ci saranno filiali che andranno a chiudere i battenti. E a questo le Marche sono purtroppo tristemente abituate. E’ poi evidente che le Marche perderanno la loro centralità. Finora infatti nell’organizzazione di Ubi facevano parte della macroregione Marche Abruzzo, in cui bene o male avevano trovato un buon equilibrio. Intesa contempla invece una macroregione Emilia Romagna – Marche che di certo non favorisce la nostra regione. E’ chiaro che questo mette a rischio il centro direzionale di Jesi che perde la sua attuale funzione. da quartier generale insomma a presidio di confine.
Ancora con "piccolo è bello "? Ma quando inizieremo a pensare in grande, non dico a livello europeo, ma almeno al di fuori dai confini della Regione?
La pace ci sarebbe stata se gli imprenditori marchigiani a tempo debito, avessero tirato fuori le palle e salvato la Banca Marche, unico istituto creditizio nel territorio...e neanche sarebbero stati necessari capitali impossibili. Ringraziate la Regione.
Paolo Pieroni cosa la salvavano, con 2 assegni banca Marche? Con il crollo della banca 2 delle maggiori imprese hanno cambiato proprietà, coincidenza? Una è diventata svedese e l'altra statunitense, la colpa è della regione?
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