di Laura Boccanera
E’ tornato a casa Cesare Settembretti. E’ durato 24 giorni il suo calvario in ospedale alle prese col Covid 19.
Su Cronache Maceratesi lo scorso 3 aprile aveva lanciato un appello (leggi l’articolo) a stare a casa e non diffondere il contagio, raccontando cosa il Coronavirus provocasse: la debilitazione fisica, le fibrillazioni e la mancanza di respiro anche in un fisico allenato e sportivo. Ieri finalmente Cesare, 56enne civitanovese, è uscito dall’ospedale e ha fatto rientro a casa dalla moglie Giorgia. Anche lei nelle ultime settimane era stata male, assistita dal suo medico di famiglia e per un paio di giorni è stata ricoverata all’ospedale per accertamenti. Il Coronavirus aveva raggiunto anche lei seppur in forma più lieve. E’ un incubo che si conclude per la famiglia Settembretti. «Cesare ha ricevuto tantissimi messaggi, piano piano risponderà a tutti, ora vuole un attimo riprendersi la quotidianità persa e staccare la mente da questo percorso. E’ stata dura e sembrava non arrivare mail il momento delle dimissioni, ogni volta c’era qualcosa che non andava», racconta la moglie Giorgia.
Il Covid è stata una malattia dall’andamento inaspettato per Settembretti: quando il peggio sembrava passato la febbre è tornata e ogni giorno la dimissione di Cesare sembrava allontanarsi. Alla fine tutto è finito per il meglio. E finalmente è arrivato anche il tempo per lasciar andare quel vissuto drammatico. «Sono stati giorni di solitudine per mia moglie – racconta Settembretti – di sofferenza per nostra figlia per sapere me malato e non potermi essere vicina, stamattina vederci, anche se separati dal vetro di una finestra è stata un’emozione difficile da descrivere. Non dimenticherò i miei medici, la dottoressa Marta Murri, Lorenzo Biondi, tutti molto giovani, ma determinati, scrupolosi, ne sono ammirato e soprattutto il dottor Yuri Rosati. Infermieri, Oss, a tutto loro va il mio ringraziamento, eroi sì, ma anche umani con le loro paure, debolezze, ma sempre celate con molta dignità». Ad attenderlo ieri all’ingresso a casa un cartello “Bentornato a casa. E’ stata dura e non sai quanta paura, ma ormai la ricorderemo come una brutta avventura”.
Anche per la figlia Veronica è la fine di un periodo di grande angoscia e ha affidato a Facebook un messaggio di bentornato in attesa di riabbracciare i genitori: «Non abbiamo vinto la coppa del mondo, né ho partorito, né ho vinto al superenalotto. Ma una gioia così tanto attesa e sperata credo di non averla mai provata. Dopo 24 giorni di ospedale finalmente papà sei tornato a casa. Il recupero sarà lungo ma l’importante è aver sconfitto questa carogna che sembrava ti si fosse affezionata tanto da riprovare a sconfiggerti. E’ stata dura saperti da solo in ospedale, e quanto hai sofferto nel non sentirci perché non volevi farci capire quanto stessi male, sapevamo però che eri contornato da una equipe di medici, infermieri, oss inarrestabili e attenti, disponibili a rassicurarci, ma allo stesso tempo intimoriti anche loro da un nemico di cui non si conoscono tutte le armi e i suoi effetti. Ti voglio bene papà, sei una roccia».
Ciao Cesare...... hai dimostrato di essere un grande lottatore, ti auguro una buona guarigione a casa
Finalmente a casa circondato dagli affetti più" cari....sono molto contenta per voi...un grandissimo in bocca al lupo e buona convalescenza
Tante Belle e Buone cose per il suo Futuro !!!
Ciao Cesare sono felice x il tuo rientro a casa con i tuoi cari rimettiti presto .Anche voi pazienti raccontandoci le vostre vite ci avete aiutato a essere un po’ più sereni
Ciao Cesare
Auguriii ❤❤
Auguroni per buona convalescenza anche se non la conosco ma stiamo tutti nella stessa barca
Auguri Cesare
Ciao Cesare sono felice per la tua guarigione
Auguri Cesare
In bocca al lupo per tutto
Tanti auguri a questo signore
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Carissimo Cesare, sei finalmente a casa… Fosti già utile a raccontarci la tua vicenda, con i sintomi e i consigli di rispettare i dettati dei virologi. Sei pure stato utile al nostro comune amico Tullio, ricoverato con te, per i contatti che ha potuto avere con i suoi cari e con me per mezzo del il tuo telefonino, dato che il suo si era rotto. La dottoressa Murri mi ha detto che Tullio è fuori pericolo e dovrebbe essere trasferito in un altro ospedale per la riabilitazione dopo un precedente intervento all’anca, interrotto a causa del coronavirus.
Non cesseremo mai di ringraziare, come tu hai fatto, i medici e gli infermieri che si sono spesi con dedizione per la salvezza degli infettati. Ma il riconoscimento del loro eroismo non basta. Non sono al corrente se questo personale ha pure un riconoscimento pecuniario che li ripaghi oggi del pericolo e dei timori di ammalarsi a loro volta, fino a perdere la vita. Nel quale caso dovrebbe essere riconosciuto ai coniugi e a figli orfani la pensione di guerra. Perchè di una guerra si tratta. Subdola, terroristica e imprevedibile.
L’ho già scritto e lo ripeto: non possiamo cavarcela – noi cittadini e soprattutto i politici – con l’ammirazione e l’eterna gratitudine. Occorre, invece, un riconoscimento concreto, in quanto concreti e reali sono la sofferenza e il vuoto che questi eroici morti lasciano ai loro familiari. E’ un modo questo per farli sentire meno soli.