Francesco Michele con l’assessore alla cultura Stefania Monteverde e il sovrintendente Luciano Messi
di Marco Ribechi
Standing ovation e oltre un minuto di applausi per salutare la star del Macerata Opera Festival. Così il pubblico degli Aperitivi Culturali ha voluto omaggiare nell’ultimo appuntamento agli Antichi Forni il direttore artistico uscente Francesco Micheli, autore della rinascita dello Sferisterio e di tutta la vita culturale della città. Sei anni duri ma anche gonfi di soddisfazioni che Micheli ha voluto condividere con la città che lo ha abbracciato e sostenuto in un rapporto di dare e avere che traccia in maniera indelebile anche le linee guida per il direttore che verrà. Un lavoro matto e disperatissimo, direbbe Leopardi, che ha avuto nell’attività imprescindibile del sovrintendente Luciano Messi la faccia nascosta della medaglia e che ha fatto riacquistare all’arena il prestigio internazionale smarrito.
«Lascio a Macerata un bambino di sei anni che oggi è in grado di andare a scuola da solo – spiega Micheli che aveva anticipato il suo saluto saluto mercoledì sera nel dibattito organizzato da Cronache (leggi l’articolo) – Da ormai due anni vivo al di sopra delle mie possibilità con una montagna di impegni che mi hanno anche allontanato dalla mia attività principale, quella di regista. Ho svolto con piacere e dedizione tutta una serie di attività anche d’ufficio che sono diventate la parte più onerosa. Credo che sia giunta l’ora che Macerata entri in una programmazione estiva ancora più solida, internazionale, per questo serve una persona che aiuti Messi a rendere l’attività dello Sferisterio stabile per tutto l’anno, anche in inverno».
In questa direzione vanno due scelte che potrebbero apportare quel carico di energie fondamentali per fare un ulteriore salto di qualità. Da un lato l’affiancamento al direttore artistico di un direttore musicale (come sollecitato su Cronache), dall’altro l’accordo già siglato con cui l’Associazione Sferisterio gestirà anche la stagione del teatro Lauro Rossi (leggi l’articolo). «Abbiamo una macchina che non si tira indietro – spiega Luciano Messi – ma è troppo piccola. E’ cresciuta tantissimo nonostante i tagli ministeriali e due figure sarebbero necessarie per aumentare la qualità e proiettare il Mof nel futuro». Un festival centrale nelle casse dell’amministrazione comunale: «Il 60 per cento degli investimenti culturali vanno all’Associazione Sferisterio – spiega l’assessore alla cultura Stefania Monteverde – ma questo avviene perchè è un contributo strategico per tutta la città. La convenzione per la gestione del Lauro Rossi serve per creare un sistema di teatri cittadini e valorizzare anche in altri ambiti le maestranze che si creano con l’Opera. Oggi Macerata ha bisogno di una fabbrica culturale forte e questo ruolo può essere interpretato dall’Associazione Sferisterio».
Francesco Micheli con Cinzia Maroni
La sfida è anche quella della capitale della cultura italiana 2020. «E’ una gara virtuosa a cui è importante partecipare – sottolinea Micheli – Macerata può affermarsi come prototipo della città italiana del futuro per la sua bellezza, per il tessuto sociale coeso e per la capacità di rilanciare un territorio in crisi e messo in ginocchio dal sisma. E’ un bel messaggio a cui bisogna credere, sono poche le realtà italiane in cui l’opera, la più grande eredità del Rinascimento, ricopre un ruolo così centrale». La prossima stagione lirica, in cui saranno presentate la Traviata, L’Elisir d’amore e il Don Giovanni vanno proprio nella direzione della sfida. «Sono produzioni inusuali per i teatri all’aperto – spiega Micheli – ma lo Sferisterio è anche uno spazio di grande intimità e si adatta benissimo a queste rappresentazioni. Possono davvero essere un balzo in avanti soprattutto sulla scena internazionale. Io resterò a Macerata come collaboratore, sono a disposizione a fare la staffetta con il mio successore accompagnandolo e a continuare il dialogo con l’amministrazione comunale».
Francesco Micheli
Lo scopo dichiarato di Micheli in questi ultimi sei anni è stato quello di restituire all’Opera la sua funzione originale: «L’opera è un luogo di libertà e di rivoluzione – osserva Micheli – I nostri padri hanno messo al centro sempre figure che erano marginalizzate. Non a caso quelli che oggi sono grandi classici hanno sempre avuto dei debutti fallimentari per i messaggi critici che esprimevano. Nel dopoguerra invece la lirica è diventata una passerella di moda, il luogo in cui il potere faceva sfoggio del lusso e del conservatorismo. Ambientare le opere in maniera fedele al libretto non è un valore antico ma degli anni ’60. Gli allestimenti proposti allo Sferisterio sono molto legati ai valori originali ricercati dai compositori e, in un’epoca in cui l’Occidente è sotto rigurgiti dittatoriali, vogliamo che continui ad essere non il mausoleo della classe borghese ma un luogo di libertà e di valori eversivi a cui tutti possono accedere».
La straordinaria presenza di pubblico agli Antichi Forni per l’ultimo Aperitivo Culturale
Chi sa solo d’opera non sa niente d’opera recita appunto lo slogan degli Aperitivi Culturali che giungono al termine dopo 12 avvincenti appuntamenti. I valori altri nascosti dietro il melodrama sono stati raccontati da registi, direttori d’orchestra, compositori e filosofi attraversando il mondo da Oriente e Occidente e ritorno. Il successo di pubblico ad ogni appuntamento ha dimostrato che gli spettatori sono pronti a cogliere il valore eversivo espresso da Micheli e che a Macerata c’è grande desiderio di Opera anche fuori dalle mura dello Sferisterio. Nel finale il commuovente abbraccio tra Messi e Micheli: «Non ve ne siete accorti ma siamo una coppia, ci amiamo segretamente da sei anni», scherza il direttore artistico che all’inizio dell’incontro aveva detto «Io sono omosessuale, è la prima volta che lo dichiaro in pubblico, ma penso che se ne fossero accorti tutti». L’incontro si è concluso con il consueto aperitivo questa volta offerto da Doppio Zero e accompagnato da un buon Ribona. L’appuntamento è all’anno prossimo o forse a questo inverno, come lascia intendere la curatrice Cinzia Maroni con un’anticipazione che sa di promessa: «Sul Don Giovanni avremo molto da lavorare, ho già in mente alcuni progetti».
Non riusciamo proprio a tenerci le cose belle a Macerata, le lasciamo partire tutte
Peccato però è un VINCENTE, perché "lasciare"?
Grande persona e grande professionista...grazie per aver reso Macerata viva....
Bravo. I campioni lasciano da campioni! A Macerata sarai sempre a casa tua!
Solo GRAZIE
Francesco è un grande creatore di spettacoli e tutti di altissimo livello, Il MOF è cresciuto moltissimo ed il capoluogo ha vissuto stagioni di una vivacità mai vista da queste parti, lascia l'incarico, ma non Macerata, la speranza è che si prosegua per la strada tracciata...... TANTI AUGURI MAESTRO ED A PRESTO RIVEDERCI !!!!!!
GRAZIE FRANCESCO !
Francesco, graze per tutto quello che hai portato al Macerata Opera Festival ed alla mia città.Se Macerata,lo Sferisterio, erano una periferia del mondo artistico,tu le hai trasformate in un grande centro.Una città ideale.Che ti vogliono un mondo di bene.Hai regalato a me e mia madre la tua amicizia, figlia della tua immensa spontaneità.E noi siamo grati di essere tuoi amici e,quando vorrai,saremo sempre stralieti di godere della tua straordinaria vena,artistica ed umana.Ti abbraccio forte ed in bocca al lupo per tutte le tue nuove sfide.Che saranno i tuoi nuovi traguardi.GRAZIE❤
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Caro Francesco,
io non ti ringrazio: 1) perché rimani e dunque ci si continua a vedere come prima e più di prima; 2) perché avanzo una cena da te da qualche mese; 3) perché ringraziarti quando te ne vai (anche se per fortuna non te ne vai) accende il sospetto che uno ti stia proprio ringraziando perché te ne vai; 4) perché non ho finito di spiegarti per quale motivo Mina è più pucciniana che verdiana.
Quindi? Quand’è che andiamo a cena?
Cosa c’entri l’opera lirica col Rinascimento lo sanno solo gli dei e devono essere dei molto riservati-
Ci pensa il GUS a proiettare Macerata come prototipo di città moderna, multiculturale, parola che si usa al posto di multirazziale e dove ogni giorno si replica L’Otello in piazza Garibaldi. Parlate di futuro senza guardarvi attorno o pensando che? Che cosa? Beato Carancini che firma a destra e sinistra con i fautori della rovina culturale, questa sì intesa nel suo vero significato, permessi e permessini che danno lustro a tutti quelli che ospitano genti provenienti da ogni dove che alla fine ci cacceranno dalle nostre case quando il flusso monetario sarà diretto per qualcosa di più remunerativo. Ah scusate, dalle vostre case, io non ce l’ho. Lo Sferisterio? Sarà un luogo bellissimo per il primo festival delle musiche tribali che si svolgerà dal primo giugno al 31 settembre. Certo a questo punto il solito cittadino pragmatico direbbe: ” Non si può sempre criticare, bisogna anche avere un idea costruttiva, che possa risolvere il problema. Certo, che siano la chiesa che accoglie tanto favorevolmente, a parole e con qualche spiccio e i vari Gus con i loro soldi tirati fuori dalle loro tasche o frutto del loro lavoro nei campi a cominciare da ” barbalonga ” o nelle fabbriche o dalle miniere o fonderie dove li manderei io, ad accogliere i profughi che tanto dalla guerra sono in forte minoranza a scappare e non so se vengono qui, dalla fame qualcuno e da non so che, tanti e quando si accorgeranno che anche in Italia la fame li aspetta, preferiranno rimanere nei loro paesi perché credo che fare la fame in Italia non mi sembra riconducibile al nostro Rinascimento, i musei, le rovine romane e le misere rovine umane di cui anche in Italia non difettiamo. Morire d’inedia sotto la cupola di S.Pietro può considerarsi un fatto culturale? Prima o poi, il flusso monetario che si riversa su questi sfortunati, per un qualsiasi motivo, non ultimo proprio per mancanza di cash finirà, voglio vedere che cosa succederà.Se lo chiedo a Giorgio Rapanelli, forse qualche idea, un opinione me la potrebbe dare, anzi gliela sto chiedendo proprio con la speranza che mi legga e risponda.
È forse un ulteriore record,dopo le stagioni di successo, l’occasione di giudizio così unanimemente positivo. Da un po’ provo a chiedermi il perché di una cosa cosi bella e,contemporaneamente, cosi utile come reale sostegno alla crescita dello Sferisterio di questi anni. Oltre alla tecnica ed alla capacità che vanno indubbiamente riconosciute a Micheli, credo un elemento davvero importante in questa storia sia una palpabile “passione” non solo per l’arena e per la sua attività ma per il nostro territorio,tutto,mostrata senza pudore ma con tutta la convinzione che lo ha sostenuto e che,forse come mai fino ad oggi,consente a tutti noi di non solo “considerare” ma “credere davvero” l’arena Sferisterio come valore aggiunto di tutti e tutti essere valore aggiunto per lo Sferisterio. Forse è proprio questo il tema vero attraverso il quale immaginare e decidere del nuovo direttore artistico:tecnica e conoscenza da sole non sono sufficienti ad un territorio,il nostro,nel quale il “fattore umano” rappresenta ancora un valore del quale non si parla granché. Ma che quando viene incontrato davvero mostra tutta la sua differenza. In bocca al lupo,Francesco,per quanto di buono potrai ancora costruire qui ed altrove. Un in bocca al lupo anche al consiglio di amministrazione che,cosi come 6 anni fa, ha in mano lo strumento utile alla continuazione di una storia cosi bella.