Cesare Catà e Cinzia Maroni
Cesare Catà
di Marco Ribechi
(foto di Fabio Falcioni)
Si apre con un suicidio l’ultima settimana degli Aperitivi Culturali agli Antichi Forni di Macerata. E’ quello dello scrittore giapponese Yukio Mishima che si sottopose a morte rituale nel 1970 come atto di protesta nei confronti della modernizzazione e americanizzazione del suo paese. A parlarne nel salotto di Cinzia Maroni è il filosofo fermano Cesare Catà che recentemente ha pubblicato il suo ultimo libro Efemeridi in cui appunto racconta le ultime ore di 27 grandi scrittori. La morte del grande letterato giapponese è anche l’occasione per approfondire uno dei temi centrali della stagione lirica dello Sferisterio che vede il sacrificio come macro tematica di tutte e tre le opere in cartellone.
Il pubblico degli Antichi Forni
In particolare la Madama Butterfly, ambientata in Giappone, racchiude tutto un sistema di valori e di azioni profondamente analizzate dall’ospite filosofo. «La figura di Mishima veicola una profonda contraddizione – spiega Catà – da un lato è il più occidentale degli scrittori giaponesi ma dall’altro ha speso la sua intera vita al recupero della tradizione, della missione della vita del samurai che incarna e secondo la quale si dà alla morte». Mishita nel novembre del 1970 occupa l’ufficio del generale del ministero della difesa. Con un discorso ai giovani e ai militari cerca di riportare, con il suo atto clamoroso, il Giappone verso ciò che si era perso con la modernità. «Era convinto che le sue parole avrebbero generato un moto rivoluzionario – continua il filosofo – invece dopo un primo momento viene quasi schernito dal suo auditorio. Senza demordere continua però nell’atto che già da molto tempo aveva premeditato e, impugnata la lama rituale, compie il Seppuku, cioè un taglio dell’addome da destra verso sinistra e in seguito verso l’alto. Il rituale prevede poi che un aiutante provveda alla decapitazione per limitare le sofferenze ma colui che era stato prescelto non riuscì a concludere l’atto causando grande dolore al povero scrittore».
Il suicidio rituale di Cio Cio San allo Sferisterio (foto Tabocchini)
A questo punto entra in scena Cio Cio San, protagonista della Madama Butterfly, anche lei suicida. «Nella cultura giapponese c’era l’idea che la morte fosse il punto di nuovo inizio e per questo poteva essere effettuata ritualmente – spiega Catà – La Madama Butterfly invece si uccide per onore dicendo Con onor muore chi non può serbar vita con onore. Questo perchè le opere pur essendo ambientate in Oriente sono Occidentali quindi il suicidio porta con sé il senso di giustizia della romanità. L’occidente rilegge il suicidio con un’altra lente e diventa centrale il tema dell’onore, una parola chiave molto abusata che in realtà esprime la corrispondenza a qualcosa di più grande che forma il consorzio umano. Ha quindi un valore civico e può essere paragonato al suicidio di Bruto secondo Shakespeare. Non c’è più la visione giapponese del nuovo inizio». Così mentre nel paese orientale Mishima cerca di evadere dal giappone modernista e dalla sua deriva nichilista e neocapitalista, tra l’altro senza credere ai principi di democrazia e libertà, dall’altro la Butterfly si uccide perchè disonorata portando a compimento il proprio destino ma allo stesso tempo ricreando un movimento di valori più legati alla cultura europea che a quella orientale. Al termine dell’incontro il consueto aperitivo è stato offerto da DiGusto Macerata che ha proposto una selezione di pietanze a base di prodotti locali accompagnati da un bicchiere di vino di Serrapetrona dove proprio in questi giorni è in scena la sagra della Vernaccia. Domani ospite il critico teatrale Pierfrancesco Giannangeli che farà un parallelo tra l’opera di Luigi Pirandello (di cui ricorre il 150 anniversario della nascita) e quella di Puccini.
Marco Guzzini titolare del DiGusto Macerata
Il titolare dell’Antica Gastronomia di Mogliano
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