Pierfrancesco Giannangeli e Cinzia Maroni
Pierfrancesco Giannangeli
di Marco Ribechi
(foto di Fabio Falcioni)
Luigi Pirandello e l’opera, un accostamento insolito ma non ardito. L’ultimo Aperitivo Culturale agli Antichi Forni di Macerata, prima del resoconto finale del direttore artistico Francesco Micheli, ha svelato le profonde relazioni tra la lirica e il premio Nobel della letteratura. Ospite Pierfrancesco Giannangeli, giornalista e docente di storia dello spettacolo all’università di Bologna, che ha colto l’occasione del 150° anniversario dalla nascita dello scrittore per fare un intrigante viaggio nella poetica e nella produzione pirandelliana. Ad introdurre il dibattito la consueta e puntuale voce di Gabriela Lanza con la lettura del carteggio tra Pirandello e il compositore Gian Francesco Malipiero in occasione della stesura del libretto (seppur di vero libretto non si trattava) della Favola del figlio cambiato. «La poetica di Pirandello a mio avviso è attuale per due motivi – spiega Giannangeli – per le tematiche trattate e per il linguaggio che, pur usando termini di cento anni fa riesce a parlare la lingua delle persone rendendolo assolutamente contemporaneo. E’ forse il più grande sperimentatore italiano attorno al quale purtroppo è stato creato un mausoleo culturale che ne ha bloccato in parte la comprensione».
Il pubblico degli aperitivi culturali
Le analogie con la Madama Butterfly di Puccini possono essere ritrovate nel testo poco rappresentato La ragione degli altri. «E’ la storia di un figlio che nasce da una relazione extra coniugale e che viene reintegrato nella famiglia tradizionale – continua il giornalista – L’antefatto è tra l’altro lo stesso della novella Il nido, un testo che venne scoperto solo nel 1950 perchè Pirandello non lo aveva dato alle stampe. Il tema centrale è quello del sacrificio, la protagonista si lascia strappare il figlio ma a differenza della Butterfly resta in vita nella sua solitudine». Insieme a Così è se vi pare, Il giuoco delle parti e Quando si è capito il giuoco rappresenta un punto saldo della poetica pirandelliana, quello della discordanza tra vita e forma. «L’idea folgorante su cui Pirandello insisterà in moltissime produzioni – continua il giornalista – era arrivata da una lettera del critico e filosofo Adriano Tilgher, uno dei maggiori interpreti del teatro di Pirandello. Tilgher mise in evidenza che i personaggi di Pirandello mancavano di oggettività. Ognuno di loro era interprete dei dialoghi quindi ogni concetto doveva fare i conti con la capacità intelettuale del personaggio stesso. Mentre la vita è pura energia e ha sempre bisogno di rinnovarsi la forma crea strutture rigide che ingabbiano l’uomo, queste sono le convenzioni».
Un momento dell’Aperitivo Culturale
Il concetto è alla base del Teatro delle maschere che definisce appunto la poetica di Pirandello. «Chi è veramente reale quindi? – chiede Giannangeli – l’individuo che muta o la sua fissa rappresentazione? Questo è anche il gioco che porta al suicidio di Cio Cio San nella Butterfly dove la forma prevale sulla vita». La capacità di mettere in scena qualcosa in modo inedito rende Pirandello un autore attuale con cui confrontarsi: «La vera arte, come diceva Aristotele 25 secoli fa, deve essere necessaria e verosimigliante – conclude Giannangeli – Non deve essere una fotografia della realtà, questo lo fa la storia, ma deve poter raccontare il suo tempo con immagini simboliche. Non bisogna valutare solo la trama quando si assisite ad uno spettacolo ma bisogna cercare di identificare gli aspetti che rinnovano i testi rendendoli vivi e non fossilizzati». L’aperitivo conclusivo a base di canapa, è stato offerto dall’azienda Oleificio Cartechini di Montecassiano. Domani ultimo incontro agli Antichi Forni dove Francesco Micheli trarrà le conclusioni finali della stagione lirica.
Il titolare dell’Oleificio Cartechini
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