La tradizione giapponese
sulle ali della Butterfly

MACERATA - Massimo Donà, ospite degli aperitivi culturali agli Antichi Forni, ha ripercorso il viaggio dei grani artisti europei influenzati dalla creatività orientale. L'appuntamento ha anticipato l'opera in programma allo Sferisterio

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Massimo Donà e Cinzia Maroni

 

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Massimo Donà

 

di Marco Ribechi

(Foto di Fabio Falcioni)

La tradizione giapponese come fonte di ispirazione per sovvertire gli schemi occidentali. Da Van Gogh a Puccini, passando per Matisse e Schopenhauer, la grande arte dell’800 e del ‘900 ha utilizzato la creatività orientale per creare le sue avanguardie. Questo il tema dell’Aperitivo culturale agli Antichi Forni di Macerata che anticipa la rappresentazione della Madama Butterfly in programma questa sera. Ospite Massimo Donà, musicista e professore ordinario di Filosofia Teoretica dell’Università San Raffaele di Milano. «Van Gogh, al pari di altri suoi contemporanei – spiega Donà – restò folgorato da alcune stampe giapponesi che in quegli anni andavano di moda e circolavano nei mercatini francesi. In particolare le opere di Utagawa Hiroshige il cui stile apparteneva alla corrente Immagini del mondo fluttuante. Era un tipo di arte che si distaccava molto da quella tradizionale occidentale. Mentre in Europa si cercava di rappresentare l’essenza delle cose, al di là dei cambiamenti, in Giappone scopo dell’arte era restituire un movimento, un divenire».

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Il ponte di Shin-Ōhashi sotto la pioggia nella versione di Utagawa Hiroshige (sinistra) e di Van Gogh (destra)

 

Tre gli elementi che secondo Donà affascinarono il pittore olandese: «La prospettiva ardita e sghemba, diversa da quella occidentale, che permetteva di liberarsi da simmetrismi e proporzioni. La così detta veduta a volo d’uccello. La semplicità del colore e il tentativo di far vibrare il quadro. Mentre gli impressionisti avevano abolito i contorni Van Gogh comincia a sottolinearli con tratti neri, usa campiture piatte di colore per non dare profondità, elimina i chiaroscuri». Ecco quindi che le avanguardie della moderna pittura europea si possono rintracciare nella lezione degli artisti orientali. «Cerca di catturare – prosegue Donà – quello che qualche anno dopo Vassily Kandinsky definì movimento puro, cioè la vera realtà delle cose che l’arte statica tende a nascondere. Ben presto il Giappone per Van Gogh passa ad essere da folgorazione artistica a filosofia spirituale e sociale in cui si abbandona l’individualismo per creare quella che l’artista sognava essere una comunità di affiliati».

 

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Il pubblico presente all’incontro

Così anche Matisse ben presto dichiarerà: «La rivelazione mi è venuta dall’oriente – spiega Donà – e anche Ci si libera più facilmente quando le proprie convinzioni sono confermate da una tradizione. L’Oriente al contrario dell’Europa non era tormentato dall’innovazione stilistica. Tornando alla Butterfly mentre l’oriente esprime una prospettiva di immutabilità che porta all’estremo sacrificio della protagonista, dall’altro l’occidente è dominato da un desiderio fagocitorio che divora tutto per passare da un giocattolo all’altro». Se le scelte della Butterly sanno di eternità non entrano in contrasto con il desiderio degli artisti di ritrarre il mutamento: «Quella che Schopenhauer definiva volontà è qualcosa che mette tutto in moto pur restando ferma – prosegue il filosofo – è il centro di gravità permanente di Battiato. Non è come la fissità intesa in occidente che crea catene. Musicalmente l’oriente della Butterlfy consente a Puccini di usare strutture armoniche verticali e accordi di sesta che rimandano alla scala pentatonica. Questo tipo di musica permette di abitare il limite, la fluttazione, il terzo spazio che non è né da un lato né dal’altro». L’aperitivo di oggi, accompagnato da un bicchiere di Ribona, è stato offerto dall’antica gastronomia di Mogliano, un’azienda locale che utilizza solo prodotti italiani di prima qualità.

 

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