Gesti di una bellezza infinita, che viene dal senso di umanità che portano dentro. Bellissimi. E che fanno sentire ancora più vicine le parole di ieri, pronunciate dal Direttore dell'area vasta 3, Maccioni. Ed invece più lontane,inutili e stonate le sguaiate grida di alcuni, per lo più sindacalisti ed avvocati,teorici del purismo,che con le loro iniziative non sono altro che fastidiosi ed inutili ostacoli alla dedizione di tutti quelli impegnati in prima linea, nei rispettivi ruoli.
In tutta questa ricostruzione, ciò che non manca sono norme, regole, prassi. Ma nulla funziona realmente.Anzi,la sensazione è sempre più quella della corda stretta al collo, asfissiante. Tento un piccolissimo contributo, senza pretese: ma ciò che pare mancare totalmente è "l'umanità delle persone normali". Tutto, in questa ricostruzione, è partito dall'impedire: abusi o ruberie. E ci mancherebbe. Ma poi i pagamenti alle imprese e ai professionisti arrivano dopo 9/10 mesi dalle certificazioni del dovuto. E non si trova soluzione. Tutto è partito perchè la ricostruzione fosse sostenuta dal finanziamento pubblico. Ma non c'è un intervento che riesce ad uscire senza spese a carico dei singoli privati, siano essi ricchi possidenti o semplici pensionati al minimo. Ma non c'è proposta e men che meno soluzione. Infine, qualcuno pensa che mettendo tutto dentro ad una autocertificazione del professionista si risolva tutto. Ma si tralascia di riflettere sulla pretesa che si è avuta all'inizio, ovvero quello di far "scontare" ai proprietari degli immobili tutti gli eventi accaduti nei decenni precedenti. Con istruttorie a carico dei comuni sulle legittimità degli immobili che arrivano ai documenti catastali del 1939, con la generazione di percorsi infiniti per riuscire a venir fuori da situazioni di cui nessuno, men che meno gli utilizzatori di oggi, sanno praticamente nulla. Di sicuro c'è il costo delle sanatorie, in termini economici e di tempo necessario. Ma su tutti i problemi che emergono man mano, le scelte non sono di concertazione (men che meno con la rete delle professioni tecniche...) ma di imposizione, perdendo completamente di vista il problema vero: la paura, le persone, le lacrime e il desiderio di provare a tornare ad una vita "normale". Magari imperfetta. Ma una vita. Che con l'ipotesi della "ricostruzione perfetta" resta un miraggio che già sta producendo la nausea: nel confezionare progetti da parte dei professionisti, nel realizzarli da parte delle imprese, nell'attendere infiniti percorsi da parte dei proprietari che, in tante già materiali situazioni, hanno cambiato vita e non torneranno più nei paesi più danneggiati. Torna alla mente un vecchio detto: "il meglio è nemico del bene". Per dire che in una vastità di problemi come quella che è accaduta, "farsi bastare" il bene potrebbe essere in tanti casi sufficiente, di fronte ad un "meglio" il cui raggiungimento rischia di non interessare più a nessuno.
A mio giudizio,il "maggior valore" portato da Francesco Micheli è stato quello di infondere l'idea di un "progetto" di stagione che lo ha visto protagonista vero e non di facciata. Fino a "partire" in prima persona sui carri delle feste dell'opera che si sono succedute. "Ci ha messo la faccia" in tutto. Trasformando una stagione che,in qualche modo,"si doveva fare", in un progetto vero. Per questo va senza dubbio riconosciuta al cda una "visione" che in altre vicende cittadine non è proprio emersa. Il "temuto avvicendamento" del "dopo Micheli" (temuto almeno da chi ha apprezzato davvero il cambio di passo sopra richiamato) è stato ed é sempre di più,senza dubbio alcuno,un "esame ampiamente superato" ed anzi ha segnato anche quest'anno un ulteriore,rilevante successo. La crescita è evidente in ogni comparto,dal botteghino alla critica. Sicuramente decisivo,per arrivare a numeri che consentano ulteriori passi avanti e competizione con i più importanti teatri,il confronto su "come" estendere la possibilità di realizzare spettacoli nell'arco dell'anno. Un teatro Lauro Rossi troppo piccolo forse potrebbe rilanciare l'ipotesi di una copertura non fissa dello Sferisterio? Ipotesi affascinante che che,personalmente,da sempre ritengo naturale sviluppo di un luogo altrimenti troppo limitato.
Filippo Davoli,ciò che volevo segnalare è esattamente quel che scrivi. L'accoglienza e,dentro di essa,la coscienza ed il rispetto dello Stato che ci è stato messo in mano da altri prima di noi non può essere un letto e un pasto e magari 30€al giorno per un po. Su questa falsitá crescono poi,nella nebbia che segue,le condizioni per le quali anche persone partite con uno spirito costruttivo per loro stessi finiscono a spacciare ed uccidere. É giusto e necessario rientrare in un clima di silenzio. Senza sprecare ciò che è accaduto che,in questo senso,può essere l'occasione per ripensare a cosa vogliamo davvero costruire,chi davvero va aiutato e chi davvero va rimandato a casa anche nel rispetto degli altri che restano.
Condivido il post,ed il dolore,di Marina Santucci. Rispetto all'articolo...purtroppo Macerata é "anche" quella delle mannaie,degli assassini nigeriani e dei Traini vendicatori. Purtroppo la città cosi come l'Italia intera possono mantenere la lucidità dei "valori costituzionali" a partire dalla consapevolezza dello Stato stesso e di come va difeso e tramandato. Anche attraverso la giusta apertura all'immigrato...che non può essere l'ospitalità pagata per alcuni mesi e poi l'oblìo...la scomparsa di centinaia di uomini e donne che restano sul territorio senza un obbiettivo reale se non quello di rimanere a tutti i costi. In questo modo divengono merce pregiata per la malavita,per lo spaccio. E su questo trovano spazio gli assassini,i vendicatori,i partecipanti alle manifestazioni "pro" e "contro". Perdendo tutti noi il punto centrale: lo stato va difeso per essere tramandato. Con i problemi diversi nel tempo. Ma difeso per essere tramandato. Sempre. Sicuramente ora c'è bisogno di silenzio. Ma dobbiamo augurarci che tutto ciò che è accaduto sia utile a rimettere al centro la difesa e tutela della nostra città,del nostro territorio,dell'Italia intera. Cosi potremo essere accoglienti senza la paura che ormai è compagnia quotidiana.
È forse un ulteriore record,dopo le stagioni di successo, l'occasione di giudizio così unanimemente positivo. Da un po' provo a chiedermi il perché di una cosa cosi bella e,contemporaneamente, cosi utile come reale sostegno alla crescita dello Sferisterio di questi anni. Oltre alla tecnica ed alla capacità che vanno indubbiamente riconosciute a Micheli, credo un elemento davvero importante in questa storia sia una palpabile "passione" non solo per l'arena e per la sua attività ma per il nostro territorio,tutto,mostrata senza pudore ma con tutta la convinzione che lo ha sostenuto e che,forse come mai fino ad oggi,consente a tutti noi di non solo "considerare" ma "credere davvero" l'arena Sferisterio come valore aggiunto di tutti e tutti essere valore aggiunto per lo Sferisterio. Forse è proprio questo il tema vero attraverso il quale immaginare e decidere del nuovo direttore artistico:tecnica e conoscenza da sole non sono sufficienti ad un territorio,il nostro,nel quale il "fattore umano" rappresenta ancora un valore del quale non si parla granché. Ma che quando viene incontrato davvero mostra tutta la sua differenza. In bocca al lupo,Francesco,per quanto di buono potrai ancora costruire qui ed altrove. Un in bocca al lupo anche al consiglio di amministrazione che,cosi come 6 anni fa, ha in mano lo strumento utile alla continuazione di una storia cosi bella.
Nella duplice veste di Responsabile Unico del Procedimento sia per la Provincia di Macerata -titolare del progetto "laboratori"- che per la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Commissario Straordinario alla ricostruzione -titolare del progetto di ricostruzione- colgo l'occasione di questo articolo per portare qualche dato utile, ma soprattutto vero, all'interno dei timori della cittadinanza di San Severino Marche in merito alla ricostruzione dell'ITIS "Divini".
Con un brevissimo inciso va ricordato che l'appalto "laboratori" è già attivo. E' stato necessario porlo in "sospensione" al momento in cui, iniziando le opere di fondazione, l'edificio più alto (e più vicino) del complesso immobiliare della Scuola è risultato pesantemente danneggiato dal sisma di ottobre. Tanto da dover essere abbattuto, così come gli altri.
Proprio la necessità di ricostruzione dell'intera Scuola ha dapprima comportato una attenta valutazione relativa proprio al corpo laboratori, unico edificio destinato alla ricostruzione in modo non coordinato con i restanti. Verificato che le norme tecnico-amministrative rendevano troppo complessa la rinuncia al contratto in essere, è iniziata l'opera di riprogettazione dell'intero complesso immobiliare. Da un lato (ricostruzione), impegnando i tecnici Fintecna con la consulenza del Politecnico di Milano. Dall'altro, l'intero gruppo di progettazione interno alla Provincia di Macerata, per il raccordo e coordinamento di due progetti diversi ma che, insieme, consistono in oltre 9.000 mq di Scuola. Questo lavoro iniziava a fine febbraio, a seguito delle Ordinanze Commissariali che determinavano il finanziamento dell'ITIS nel primo gruppo di Scuole da ricostruire.
Credo che della storia più recente tutti possano ricordare gli elementi principali. La Provincia di Macerata, investita (dettame di Ordinanza Commissariale) del compito di demolire il complesso esistente e provvedere alle indagini geologiche di dettaglio, ha lavorato in questa direzione nei mesi di aprile e di maggio. Nel frattempo il gruppo di Fintecna ha provveduto al deposito del progetto definitivo il 12 giugno. Ed il 24 giugno ha avuto luogo la Conferenza dei Servizi, presso la Provincia di Macerata, per approvare le modifiche necessarie al progetto dei laboratori per poter essere coordinato con tutto il resto della ricostruzione. Il 27 luglio ulteriore conferenza dei servizi, coinvolta ASSEM, per affrontare lo spostamento di una serie di sottoservizi (fognature dell'intero quartiere di monte che attraversano l'area ITIS e linea di Media Tensione elettrica) che interferiscono con la nuova scuola.
Chiudendo questo (forse) troppo lungo intervento, il corpo laboratori tornerà in cantiere, coordinato, alla fine del mese di agosto. La ricostruzione dovrà invece andare in appalto, verifiche del progetto permettendo entro il mese di settembre, per poi concretamente arrivare in cantiere subito dopo.
Comprendendo che forse troppe volte l'iniziativa pubblica ha lasciato a desiderare ed ha attendo tempi incompatibili con il "normale sentire", fino a questo punto l'impegno della Struttura Commissariale tutta, del Sindaco e degli Uffici Comunali impegnati, del Presidente della Provincia e degli Uffici Tecnico e Urbanistica unitamente ad ASSEM, Rete Ferroviaria, ASUR hanno davvero dato il massimo perchè una Scuola complessa ed estesa come l'ITIS potesse tornare nella disponibilità dei ragazzi e della cittadinanza tutta nel più breve tempo possibile.
Compatibilmente con le necessità di un progetto di oltre 9.000 mq di scuola, proveniente da due "strade" diverse, con un investimento complessivo da oltre 10 milioni di euro.
ing. Paolo Margione, Responsabile Unico del Procedimento
C'è sicuramente da rallegrarsi x simili notizie! L'auspicio è però che gli interventi autorizzati siano andati ad agire sui motivi che hanno causato il danno. Se hanno consentito la sola riparazione...utili sicuramente. Ma duraturi...
ing. Brutti, sono anche io collega in attività e mi addolora particolarmente leggere questo suo post. Ho preso parte alla ricostruzione del 97 da giovane laureato ed ho avuto modo di verificare che alcuni degli interventi di maggiore dimensione, tra i quali un edificio di 5 piani in muratura allora inagibile, questa volta ha riportato danni prossimi allo zero. Questo per argomentare che allora come oggi le possibilità tecniche di effettuare interventi fattivi c'erano e ci sono. Che molti degli edifici più nuovi non hanno riportato danni significativi ne è parziale conferma per consentire l'osservazione relativa al fatto che, se alcuni di essi ne hanno incassati, ancora margine per migliorare norme generali, parametri locali e dettagli costruttivi ci sono e vanno cercate. Il limite più grande evidenziato in questo sisma è che costruzioni in pietra o in mattoni (ma se particolarmente irregolari o scadenti nelle caratteristiche meccaniche) anche se subiscono interventi di consolidamento mantengono la loro insufficienza, la loro inadeguatezza alla sismicità delle nostre zone. All'epoca, nella convinzione della conservazione soprattutto dei fronti, questi immobili sono stati soggetti ad interventi. Che, nonostante la buona volontà di tutti i soggetti impegnati, non sono stati spesso sufficienti. In merito all'articolo del collega Donati, che conosco e stimo per la qualità tecnica e personale che pone in ogni aspetto della professione che svolgiamo, non posso far altro che spezzare una lancia. Perchè nessuno degli interventi potrà essere migliore se a qualche documento tecnico aggiungiamo decine di procure speciali, contratti con imprese che hanno alla base un importo lavori che potrebbe essere soggetto a revisione...che utilità vera hanno le nostre giornate di lavoro? infine, sperando non sia così, le prime ordinanze sembra siano orientate (ancora una casistica reale non c'è....spero che non sia come temo) alle riparazioni "lievi"...ma davvero di fronte ad un divisorio pesantemente danneggiato vogliamo credere che la riparazione è il rifacimento del divisorio...senza poter andare ad incidere sulle motivazioni che hanno causato magari gli spostamenti più importanti tali da arrivare a quel danneggiamento?
La ricostruzione sta partendo faticosissimanente, con norme poco chiare e poco utili dal punto di vista davvero antisismico. Ma con tante procure, una enormità di dati da inserire nel sistema informatico, tanto da realmente quasi spostare l'attenzione sui profili formali che su quelli realmente utili. Speriamo davvero il tempo sia utile a tutti, soprattutto uffici dedicati e professionisti impegnati, a trovare la vera chiave di lettura che oltre alla riparazione dei danni possa aiutare concretamente ad avere un patrimonio edilizio più capace di rispondere ad eventi come quelli accaduti.
Non conosco i termini precisi delle convenzioni. Sta di fatto che di tutto un intervento che poteva essere davveo una riqualificazione importante di quell'area ad oggi non c'è nulla di realmente finito e qualcuno,tra proponenti e Amministrazione,deve assumere non tanto responsabilitá passate ma future,per arrivare ad un obiettivo necessariamente migliore. Per la bretella non più necessaria...non riesco a comprendere il rapporto tra la galleria (che serve il raccordo tra la vallata di sforzacosta e quella di villa potenza) e il traffico che dalle mura avrebbe raggiunto il park Garibaldi ed il raccordo proprio alla viabilità veloce. Non si pone "in alternativa" ma proprio la galleria ne rende ancora più utile l'esistenza
una modo di proporsi finora, in città, sconosciuto. Bravi!
per Mucci, in molti preferiremmo vivere il centro tanti luoghi senza le "invadenti auto" (penso anche a Corso Cavour ed al giro delle mura, quando divengono percorribili a piedi...). La "pretesa" (tra virgolette, ma è un punto di vista credo serio)i è arrivarci generando i necessari spazi di supporto. Se ricorda una lontana estate, sindacatura Maulo, nella quale il meteo non aiutò minimamente...anche oggi, senza la soluzione del varco aperto nelle ore del pranzo la vitalità e la "ricerca del centro" non sarebbe così bella...
Credo vada guardata anche questa posizione con la giusta "positività", non come uno sterile "dare contro".
Tutt'altro.
In piazza Pizzarello l'unica seria attività da intraprendere è lo studio del riacquisto dell'area e la ridestinazione a parcheggio a servizio della zona di corso Cavour e della stazione bus extra urbani. Cosa che, pensata al momento giusto, poteva consentire la realizzazione dei park interrati, senza togliere alcunché al costruttore del fuori-terra. L'inutilità dell'operazione fatta come è stata fatta è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti e senza un cambio decisivo del progetto complessivo sarà destinato a restare cosi per anni. Purtroppo. Niente abitazioni e niente parcheggi.
Mi sembra utile fissare l'attenzione su una delle questioni che ai miei occhi appare già rilevante. Ma il fatto di spostare il terminal bus da rampa zara ai giardini non è già motivo di nuovo accordo con la Saba? È evidente che la collocazione ora fuori "giro" fel parcheggio tornerebbe ad essere più interessante, quantomeno per la vicinanza che ne trasformerebbe quantomeno la familiarità? A me davvero appare evidente che già questa scelta da sola consentirebbe una nuova base di accordo per gli investimenti necessari, senza dissestare le casse pubbliche.
Cosi come nel tempo il parcheggio a valle è rimasto qualcosa di "distante" e non è mai divenuto "parte integrante" del Sasso d'Italia, anche l'ipotesi di una struttura a valle, seppur ragionevole, non mi sembra possa avere miglior fortuna. Il Sasso d'Italia. ...è il Sasso d'Italia. ..probabilmente sarà necessario avere una gestione della sosta più incisiva e convincente. Ma la bellezza del posto...è li...pensare di spostare tutti anche se vicino ma da un'altra parte. ..svuoterá di nuovo di senso la frequentazione di quei luoghi....
Purtroppo, a scapito dei commercianti e della città tutta, vengono al pettine alcuni nodi incredibilmente ignorati dalla politica cittadina negli ultimi"tanti" anni. Corso Cavour è un asse. Come tale poteva essere servito in modo funzionale alla sua destra o sinistra. Ovvero generando servizi di appoggio (principalmente parcheggi) ai piani interrati nella STU di via Trento ovvero mettendo il vincolo per le costruzioni nell'area della stazione bus di costruirne di interrati, senza alcuna limitazione all'utilizzo delle cubature fuori terra. Nessuma di queste due strade è stata seguita, strade che non avrebbero ridotto gli utili dei costruttori aggiungendo i servizi necessari. Ad oggi paghiamo questa mancanza di prospettiva. Forse l'interruzione di uno dei cantieri potrebbe dare una risposta? O...potrebbe essere pensato l'utilizzo del campo dei pini....con dei piani interrati...cosi come già realizzato ai Salesiani?
Di una scuola media privata, che nasce a partire dall'esperienza della materna ed elementare presenti da anni all'interno dell'istituto San Giuseppe di Macerata.
Filippo, scorgendo dentro il tuo scrivere il desiderio della verità della scuola attraverso l'insegnamento....non posso che appoggiare con un sorriso i tuoi interventi...probabilmente in un mondo nel quale i programmi formativi delle realtà esistenti contemplano l'inglese potenziato, la classe 2.0 e quanto altro ancora, le nuove non possono che presentarsi disponibili al confronto. In tutto questo mi appassiona riportare il commento di sr Celsina, storica insegnante di matematica della scuola elementare dell'Istituto che ha suggerito, e nel programma formativo precisamente contemplato, che nella nuova scuola media i ragazzi...potranno godere "della possibilità di trovare sempre mezzora per se stessi, senza fare assolutamente niente a parte riflettere, fare il punto della situazione, confrontarsi con qualcuno disposto ad ascoltarli"... forse è proprio questo l'aspetto decisivo che spinge tanti a cimentarsi con una scommessa, quella di proporre una nuova scuola media, che al solo sguardo appare una montagna ricca di spuntoni pronti a rendere più faticosa la strada verso la vetta.
Come scriveva il buon Guareschi nel suo "Don Camillo", l'uomo ha bisogno di salire...salire...salire...per poter arrivare in alto e rendersi conto che il mondo è stato già fatto e messo nelle sue mani...in questo senso proprio i tablet, le classi 2.0, tutto quanto appare come lo strumento "ultimo e più adeguato" ad affrontare le sfide...non possono essere "la sostanza" dell'offerta formativa, ma quella strada, alla Guareschi, che ci fa scalare, scalare, scalare....per poter arrivare in alto e renderci conto che...un minuto per riflettere su se stessi, per i nostri figli come per noi, in tanti momenti possono essere davvero lo strumento più importante e decisivo per poterci far vivere "dentro" la realtà come protagonisti...e non solo spettatori di qualcosa che appare sempre più veloce di noi....
E se questo sarà possibile...sarà giustificazione speriamo ben accetta a tutti gli automobilisti, me compreso, che vivono ogni ingorgo o ritardo come...esperienza di un "mondo contro"....
ad majora...
Che peccato vedere scambiato il desiderio di genitore di cercare sempre, dovunque e comunque le condizioni perché il proprio figlio/a possa venire fuori nel modo più vero con la scelta di una cosidetta "famiglia bene" di condurre in proprio figli in una scuola non pubblica. Non posso non chiederle, sig. Sili, di sostare con la sua attenzione sul fatto che la Scuola di Stato è una preziosa risorsa per tutti. Ma non è comprensibile allo stesso modo quale diritto possa ledere o fastidio portare al Popolo la presenza di realtà che provano a porre alla radice della loro esistenza e chiara proposta la formazione scolastica non come fine ma come mezzo per la crescita e l'affermazione della persona. Proprio perché la realtà non è fatta dalle istituzioni ma dalle persone, perché costringere chi è interessato a tale proposta a sentirsi come "lunare" di fronte ad una scelta che, magari anche solo in alcuni casi, assorbe le possibilità economiche che alternativamente potrebbero essere utilizzate in mille altri modi? La saluto cordialmente.
Dell'articolo del dott.Farroni più che le così definite "pre-condizioni", che potranno o dovranno essere motivo di confronto con chi (speriamo) prenderà la concreta iniziativa di quest'opera, in questa sede mi sembra più utile raccogliere una sollecitazione sulla quale poterci soffermare tutti, amministrazione, residenti, commercianti e semplici fruitori del centro storico: "Però la realizzazione di un’opera pubblica come un parcheggio non può prescindere né da una forte volontà politica, né da un chiaro disegno organizzativo della sosta cittadina né, tanto meno, da una precisa idea di sviluppo della città stessa».
Il tanto "sbandierato" piano per il centro storico proposto in questi giorni, non contiene nulla di tutto questo, se non rispettabile ma del tutto vaga idea per la quale le piazze debbono restare libere dalle auto. Il che non rappresenta alcun "progetto", in considerazione che chiunque (residenti, acquirenti dei negozi ecc) semplicemente non potranno sostare in piazza, della quale potremo godere del...vuoto. Come ai tempi del Sindaco Maulo che, ricorderemo tutti, complice una stagione estiva particolarmente piovosa...semplicemente il centro storico era ridotto a deserto, di giorno ma ancor di più la sera...
Sinceramente, penso che nessun maceratese desideri una città vuota o...forzosamente svuotata, situazione che si accompagna ad una sgradevole sensazione di impotenza...Desideriamo tutti una città viva, piacevole da passeggiare ma soprattutto da vivere. Questo può anche passare da "piazze vuote dalle auto", ma solo dopo aver costruito quelle VERE POSSIBILITA' (non venti posti davanti al cinema Italia sottratti ai residenti) di sostituzione di spazi soprattutto di sosta che, non dimentichiamolo, sono...da sempre quelli...ovvero...la città è vissuta e cresciuta in questi anni con tutto quanto oggi ci troviamo a condannare...
Porre la questione, come nei commenti si sta delineando, del fronte del "no auto" contro il fronte del "si auto", credo sia profondamente sbagliato oltre che non reale. Nelle rare occasioni in cui viene chiuso corso Cavour anche io ho pensato...che bello, ci siamo "riappropriati", anche se magari solo per mezza giornata, di uno spazio normalmente ad uso e consumo della auto...Da questa semplice considerazione, ho avuto occasione di soffermarmi su due diversi pensieri: 1) Piazza della Libertà non vive già oggi nella stessa situazione: ci sono delle fasce orarie secondo le quali sia al mattino che al pomeriggio lo spazio non è a disposizione delle auto. 2) Ma, soprattutto...vi immaginate chiudere corso Cavour a tempo indeterminato e senza aver prima costruito una valida alternativa, cosa comporterebbe? E' vero che far rientrare alcuni luoghi, tra i quali le piazze ma non solo, al 100% nella disponibilità del passeggio o, in senso più esteso, delle "persone" piuttosto che delle auto, riconsegna ai cittadini gli stessi luoghi. Ma va anche guardato con verità a queste scelte, rendendosi conto che sono certamente "politiche" (intese come quelle scelte che cambiano il volto della città). Ma soprattutto chi fa politica DEVE saper guardare ai cambiamenti verso "un meglio" senza lasciare privi di terra sotto ai piedi ove poter camminare fasce di popolazione più o meno estese. In questo senso, procedere alla limitazione della sosta in centro, apportare modifiche rilevanti per chi viene in centro perchè ci risiede ovvero lavoro o per piacere senza preoccuparsi o preoccupandosi in modo molto limitato o parziale o peggio ancora in modo "aprioristico" di come tali modifiche impatteranno sugli equilibri in molti casi già fragili per abidudini e crisi economica, diviene un'espressione di mala-politica, con scelte che vengono accolte come del tutto calate dall'alto perchè prive di uno sguardo complessivo. In questo senso, mi auguro davvero che non ci sia una manifestazione il prossimo 1 luglio di "un fronte contro l'altro", ma che si riesca a riprendere il tema della "restituzione della città ai cittadini" partendo sia dal desiderio di, appunto, restituire dei luoghi alle persone ma, nel contempo, guardare con la necessaria onestà politica ed intellettuale alle necessità delle tante realtà (residenti, università, sedi lavorative, commercianti e non ultimo il "museo diffuso" di cui palazzo Buonaccorsi è la punta di diamante ed il Teatro Lauro Rossi) che chiedono di poter continuare a vivere e, perchè no, avere possibilità di svilupparsi piuttosto che trovare nella restituzione della città ai cittadini un gradino troppo alto su cu inciampare e, magari, mollare la presa lasciando un centro storico svuotato di quelle attività che sono anch'esse espressione degli uomini, dei cittadini.
E' sconcertante leggere che il park di Rampa Zara è stato accantonato per "ritiro dei privati"...non mi sembra si sia mai visto un bando ad evidenza pubblica, ma solo articoli relativi a privati potenzialmente interessati...che avranno cambiato ipotesi ma...può questo fermare un progetto di questa natura?
Il park Si naufraga perchè accedervi è innaturale...percorrere il tunnel che porta agli ascensori è un'esperienza sgradevole, che ti lascia continuamente come l'incertezza di chi potrai trovare dietro l'angolo ..e l'arrivo a via Crescimbeni è sostanzialmente lontano da qualsiasi punto di riferimento.
Con l'importo ipotizzato potrebbe di gran lunga essere realizzato (anche senza privati ma mi sembra che l'esperienza dell'ospedale sia già molto positiva) un park sotto Rampa Zara che, come sostengo da anni, abbia una sua uscita direttamente in piazza della Libertà, non alla galleria del commercio...perchè possa generare un nuovo flusso di cammino, appunto coinvolgendo la piazza, restare vicino all'università, a palazzo Buonaccorsi, alla sede centrale del Comune e, finalmente (da iniziare a guardare come elemento "utile"), potenzialmente poter servire i residenti almeno di via Santa Maria della Porta e vie immediatamente vicine, che rispetto a tutto il resto del centro (es.via Mozzi) possono giovare di una quantità di posti disponibili enormemente inferiore semplicemente per la ridotta dimensione delle strade in quella zona.
Da residente ed osservatore appassionato alla mia città, continuo a sostenere che il primo punto da a cui rispondere é "cosa vogliamo fare" del nostro centro storico. Ad oggi, per famiglie ed uffici é scelta coraggiosa risiederci per l'impossibilitá in alcune vie assoluta di poter avere l'appoggio di un parcheggio. Guarda caso, sono rimasti quasi esclusivamente uffici pubblici, i privati scappano. Cosí come tantissime famiglie. Se volessimo fare un "centro storico universitario" sarebbe da capire perché sia stato ipotizzato e realizzato il fabbricato alle Vergini, in un posto dove nuovamente le auto trovano posto spesso "Rubando posto" ai pedoni. In questo contesto, il parcheggio di rampa Zara può certamente essere cosa positiva, ma senza dibattere su "cosa" pensiamo del nostro centro storico rimarrà, a mio giudizio, l'ennesima " opera incerta". Un punto solo per argomentare ció che sostengo: l'arrivo dell'attracco meccanizzato in centro dove arriva? Se lo si pensa limitatamente alle attività commerciali può arrivare alla Galleria del Commercio. Se lo si pensa a servizio anche dei residenti, potrà essere molto piú utile vicino a S.Paolo, cosí da essere utilizzabile anche dai residenti delle vie Santa Maria della Porta, via Padre Matteo Ricci, vie dove la disponibilità di parcheggi é drammaticamente inferiore alle necessita...spero si possa aprire un confronto su questo, con unico scopo...una buona e funzionale idea per la nostra bellissima città.
Paolo Margione
«paolo margione»
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9/6/2012
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