“Siamo all’opera”, l’incontro organizzato da Cronache Maceratesi in piazza Battisti, negli spazi di Di Gusto
di Maria Stefania Gelsomini
(Foto Fabio Falcioni)
Siamo tutti all’opera, per il futuro dello Sferisterio e lo sviluppo culturale della città. Ieri sera in una piazza Cesare Battisti gremita, nel corso del dibattito organizzato da Cronache Maceratesi al quale hanno partecipato, oltre al direttore Matteo Zallocco e alla sottoscritta, il sindaco Romano Carancini, il sovrintendente Luciano Messi, il direttore artistico uscente Francesco Micheli e il vice sindaco Stefania Monteverde, sono emersi alcuni punti fermi sulla programmazione lirica e non solo degli anni a venire. Sul prossimo direttore artistico ancora nessun nome, ma una certezza sul metodo: si parte da una rosa di quattro candidati, due donne e due uomini, selezionati a priori dal cda dell’Associazione Sferisterio, ed è tra questi che verrà nominato entro il mese di settembre il successore di Micheli, sebbene stiano arrivando quotidianamente anche diversi altri curricula con autocandidature.
Micheli da parte sua, dopo sei anni, ha confermato la permanenza in città a partire da settembre (alla scadenza del suo contratto) in un ruolo diverso, non ancora definito ufficialmente, ma che lo vedrà “all’opera” a fianco dell’amministrazione comunale come consulente creativo per la candidatura di Macerata a capitale italiana della cultura 2020, “un progetto di sviluppo per la città su base culturale, una sfida sorprendente in un momento non facile per il territorio che unisca cultura e turismo”, come ha dichiarato Stefania Monteverde. “Sono molto colpito dalla gravità delle conseguenze del sisma e mi piacerebbe dare un contributo” ha detto Micheli, “la ricostruzione deve passare dallo sgombero ma anche dal punto di vista spirituale e culturale si può fare molto”. E visto che la cultura a Macerata non può prescindere dallo Sferisterio, suo motore principale, è evidente che il nuovo direttore artistico dovrà agire nel segno della continuità con la precedente gestione, che è stata una gestione innovativa e di rottura rispetto alle precedenti e una gestione, alla fine dei conti, incontrovertibilmente vincente: carta canta, il buco in bilancio è stato risanato, il botteghino ride, le ultime stagioni hanno chiuso col segno più, ha avuto ragione lui, zitti tutti.
La strategia per il futuro, perciò, non può non tener conto di tali risultati, che devono essere la base da cui ripartire e su cui costruire un Macerata Opera Festival sempre più prestigioso e incisivo non solo sul territorio, che l’ha ormai acquisito e fatto proprio, ma a livello nazionale e oltre. Magari con la riedizione di un concorso per voci liriche, com’era già in passato, da cui attingere nuovi talenti, con la creazione di un vero e proprio campus musicale, con seminari, workshop e corsi per cantanti e strumentisti (è uno dei sogni per il futuro di cui ha parlato Luciano Messi), con la realizzazione anche di un auditorium per accogliere eventi legati alla musica all’interno del festival, con la nomina di una figura imprescindibile come quella del direttore musicale. Se ne parlerà a partire da ottobre, come ha confermato Carancini: si stanno vagliando senza fretta dei nomi e si punta a una figura di riconosciuta levatura internazionale.
La prima tappa di un altro progetto futuro è la creazione di un museo virtuale dello Sferisterio, che raccolga le informazioni e le curiosità su tutte le stagioni liriche passate, che dovrebbe diventare poi un museo vero e proprio allestito in alcuni dei locali all’interno dell’Arena, e costituire la memoria storica della lirica maceratese. I buoni propositi vanno a braccetto con i lusinghieri risultati della stagione da record che sta per concludersi in questa settimana e che ha già registrato oltre trentamila presenze e 1 milione di euro d’incasso (lunedì 14 l’ultima Aida con la presenza delle popolazioni terremotate). Una menzione speciale va a Shi, la nuova produzione commissionata dal Mof e dedicata a Padre Matteo Ricci che tanto è piaciuta al pubblico (ieri sera l’ultima replica al Lauro Rossi), che tanto è stata apprezzata ai cinesi in visita in città e che ha dimostrato l’eccellenza professionale degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. L’augurio è che lo spettacolo possa avere una platea più ampia, e la promessa, da parte del sovrintendente Messi, è di provare a esportarlo in altri teatri.
Successo senza precedenti anche per Turandot, “l’opera che avrei voluto fare io come regista e che più mi rappresenta” ha dichiarato Francesco Micheli: tre sold-out nelle prime tre recite, ed è già un record assoluto, ma si va verso il tutto esaurito anche per la quarta e ultima recita di domenica prossima. Appena chiusa la stagione che celebra l’Oriente, partirà il viaggio verso est più lungo per Macerata, che ieri con le testimonianze di Padre Matteo Ricci, Giuseppe Tucci, Cassiano Beligatti, oggi con i produttori culturali dell’intera città, proverà a percorrere una nuova via della seta che arriva al 2020. Tra desideri e impegni concreti, sognare non costa nulla. Cominciamo stasera a puntare il naso all’insu e cercare qualche stella cadente.
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