Banca Marche, sequestri per 15 milioni
“Non finisce qui”

BUCO - Nel mirino della guardia di finanza l'ex dg Massimo Bianconi. Sigilli a 5 immobili tra i quali il famoso appartamento di via Archimede 36 a Roma. Il procuratore capo facente funzioni Irene Bilotta ha spiegato che queste sono solo due delle numerose operazioni che rientrano nel fascicolo

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La conferenza stampa di questa mattina: al centro il procuratore capo facente funzioni Irene Billotta

La conferenza stampa di questa mattina: al centro il procuratore capo facente funzioni Irene Bilotta

banca_marche_irene_bilotti (2)di Marco Ricci

Ammontano a oltre 15 milioni di euro i danni provocati a Banca Marche dalle due operazioni di finanziamento oggetto del recente provvedimento di chiusura delle indagini che vede Massimo Bianconi, insieme a Vittorio Casale e ad un terzo imprenditore non marchigiano, indiziati del reato di corruzione tra privati. Lo hanno spiegato oggi al comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, il procuratore capo facente funzioni Irene Bilotta e militari delle fiamme gialle. Tutte le operazioni di finanziamento prese in considerazione dalla Procura sarebbero da ricondursi all’azione propulsiva dell’ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi, il quale sarebbe stato determinante per favorire le illecite erogazioni. Bianconi avrebbe agito a seguito di dazione di denaro o altra utilità, da qui l’ipotesi di corruzione.

Massimo Bianconi allo Sferisterio nel 2012

Massimo Bianconi allo Sferisterio nel 2012

Al centro degli illeciti guadagni ottenuti da Bianconi nel far ottenere crediti facili e concludere operazioni che mai si sarebbero dovute perfezionare senza l’interessamento dell’ex dg, il famoso immobile di Via Archimede 96 a Roma. L’immobile, come ha spiegato la procuratrice Bilotta, è stato sequestrato dai finanzieri in quanto considerato un illecito arricchimento personale, insieme a contanti per un valore di circa 310mila euro. I militari dorici, hanno contestualmente provveduto a sequestrare 2 abitazioni a Bologna, un appartamento a Parma e un secondo appartamento a Roma, oltre a partecipazioni societarie e più di venti conti correnti, il tutto per un valore complessivo di 15 milioni di euro. I sequestri sono stati condotti nelle Marche, in Puglia, in Emilia Romagna, in Lombardia e nel Lazio, dopo che la Finanza ha individuato proprietà e conti riferibili ai tre indagati.

“Non finisce qui”, ha dichiarato la dottoressa Bilotta, spiegando come questo filone di indagine coinvolga solo due delle numerose operazioni che rientrano nel fascicolo principale dove risultano iscritte 36 persone, un fascicolo che non sembra doversi chiudere a breve tanto è la complessità e la profondità delle indagini ancora in corso che via via si stanno focalizzando su concrete, specifiche e singole vicende. Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal giudice Antonella Marrone che ha anche notificato la conclusione delle indagini condotte oltre che da Irene Bilotta anche dai sostituti Serena Bizzarri, Andrea Laurino e Marco Pucilli. Il procuratore, dopo aver ricordato come l’operazione sia stata eseguita dalla guardia di finanza di Ancona, ha tenuto a ringraziare i militari del capoluogo che hanno costantemente operato al fianco dei magistrati.

L'immobiliarista Vittorio Casale

L’immobiliarista Vittorio Casale

LA PRIMA OPERAZIONE – Secondo la Procura di Ancona, due sarebbero le operazioni per cui Massimo Bianconi si sarebbe lasciato corrompere per erogare liquidità a soggetti che non potevano fruirne, soggetti che avrebbero ottenuto a loro volta un vantaggio non lecito. Al centro di entrambe le ipotesi di corruzione, l’immobile di via Archimede 96 a Roma. La prima operazione coinvolge società che la Procura di Ancona riconduce all’immobiliarista bolognese Vittorio Casale, con Banca Marche che concede rimborso Iva di oltre 4,5 milioni di euro pur in mancanza di ogni documentanzione dell’Agenzia delle entrate. L’utilità derivata a Bianconi, l’acquisto da una società riferibile a Casale dell’immobile dei Parioli, oltre alla corresponsioni di canoni di affitto, superiori alla rata del mutuo, pagati da una seconda società sempre del gruppo Casale. La società riferibile a Bianconi era intestata ad un familiare dello stesso ex direttore generale. Il danno cagionato a Banca Marche, solo per questo primo caso d’indagine, è stimato in 4 milioni e 590mila euro.

LA SECONDA OPERAZIONE – Anche il secondo imprenditore indagato, sul cui nome c’è ancora incertezza, avrebbe messo in atto operazioni immobiliari e finanziarie tra loro connesse per far ottenere a Bianconi dei vantaggi patrimoniali come prezzo della corruzione. Il fine, ottenere da Banca Marche linee di finanziamento e scoperti ritenuti dannosi per la banca. Il vantaggio della corruzione, come hanno spiegato i militari della guardia di finanza, sarebbe avvenuta attraverso preliminari di acquisto mai perfezionatisi sempre in relazione all’immobile di via Archimede, immobile ormai in possesso della società riferibile all’ex dg dopo la vendita da Casale. La società di Bianconi avrebbe così ottenuto le somme corrisposte all’atto dei preliminari di acquisto, di fatto senza mai cedere l’immobile. Questa vicenda, ha spiegato la Bilotta è in in qualche modo scollegata dal primo episodio corruttivo e avrebbe danneggiato Banca Marche per ulteriori dieci milioni e trecento mila euro.

 

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