di Marco Ricci
Dopo le sanzioni, tra le più alte della storia, mai comminate dalla Banca d’Italia (leggi l’articolo), sugli ex vertici di Banca Marche si è abbattuta anche la scure della Consob, l’autorità preposta alla verifica della correttezza delle informazioni fornite al mercato. La Commissione per le Società e la Borsa, terminata una fase di indagine che ha portato ad un’approfondita ricostruzione dei fatti (leggi l’articolo) e dopo l’analisi delle posizioni difensive, ha infatti sanzionato per complessivi 420 mila euro l’ex direttore generale, Massimo Bianconi, gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa, l’ex presidente del collegio sindacale, Piero Valentini, e tutti gli altri amministratori e sindaci della banca in carica al gennaio del 2012, ad eccezione di Francesco Calai, assente quando in banca si discussero i fatti in questione. Oggetto, le informazioni presenti nel prospetto informativo relativo all’ultimo aumento di capitale da 180 milioni di euro e la mancata rappresentazione al suo interno dei rilievi espressi su Banca Marche dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
Secondo Consob, Bianconi e Ambrosini agirono con dolo nel nascondere al mercato la nota di Visco, giunta a Banca Marche poco prima che venisse aperto, nel febbraio del 2012, l’aumento di capitale. Conseguenza, l’aver celato informazioni che per la stessa Consob “avrebbero potuto verosimilmente dissuadere dall’aderire all’offerta”. Ma non solo. Secondo Consob, l’ex presidente della banca – nella sua lettera pubblica del febbraio 2012 rivolta agli azionisti e inviata il giorno prima dell’apertura dell’aumento di capitale – omise “scientemente di riportare le criticità evidenziate dalla Banca d’Italia, destituendo di fondamento le notizie [su Banca Marche, NdA] riportate sulla stampa e contribuendo così a fuorviare gli investitori in merito alla gravità della situazione in cui versava l’emittente”. Nella lettera agli azionisti, inoltre, venne prospettata una situazione “particolarmente florida” e veniva addirittura espresso come la banca non fosse mai stata così liquida e patrimonializzata (delle differenze tra la lettera e la comunicazione di Visco abbiamo diffusamente parlato in un altro articolo). La Consob – dopo aver ricordato come Massimo Bianconi fosse stato incaricato dal Cda della relazione del prospetto – imputa all’ex direttore generale come, a fronte di chiarimenti richiesti dalla stessa Commissione nel giugno del 2012 – di avere redatto una relazione “fuorviante” su quanto comunicato da Visco. “Indizio sintomatico – scrive la Consob – della volontà di occultare il contenuto della lettera anche successivamente al compimento dell’illecito.”
Come poi è finita la storia è cosa nota, con Banca Marche che tra 2012 e 2013 rileva perdite per più di un miliardo di euro, bruciando di fatto la nuova iniezione di capitale sottoscritta non solo dalle dalle Fondazioni azioniste ma anche da migliaia di piccoli risparmiatori i quali, molto difficilmente, avranno mai ristoro di quanto perduto. Se Bianconi e Ambrosini sono stati sanzionati per 60mila euro a testa, 30mila euro di multa hanno raggiunto Lauro Costa e Piero Valentini, il primo come l’ex presidente della banca che firmò la comunicazione “fuoviante”, il secondo come presidente del collegio sindacale al momento della stesura del prospetto informativo. Consob, pur non avendo raggiunto prove di un patto per occultare i rilievi, ha sanzionato anche i consiglieri di amministrazione e gli altri sindaci in carica nel 2012 per 20mila euro ciascuno in quanto, secondo l’istruttoria, “furono certamente nelle condizioni di prevenire l’illecito contestato”.
Sulla vicenda – che ricostruiamo di seguito basandoci sulla relazione dell’Ufficio Sanzioni di Consob – sono al lavoro sia la Procura di Ancona che la Procura di Roma, con la magistratura romana che avrebbe ricevuto precise segnalazioni e starebbe indagando per ostacolo alle autorità di vigilanza. I magistrati dorici, dal canto loro, nell’indagine aperta nel 2013 sul dissesto della banca e ormai prossima alla scadenza dei due anni, oltre ad avere parlato di perdite occultate nei bilanci di Banca Marche per centinaia di milioni di euro (leggi l’articolo), hanno invece ipotizzato come alcuni ex dirigenti e amministratori dell’istituto – tra cui Bianconi, Ambrosini e Costa – in concorso con altri, abbiano riportato false informazioni nel prospetto informativo in questione, “con l’intenzione di ingannare i destinatari e indurli all’errore.” Della vicenda è stato anche interessato il Ministero dell’Economia, titolare della vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria. Due ex consiglieri della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi inviarono infatti quasi due anni fa un esposto al Mef perché appurasse se l’istituzione jesina fosse stata o meno messa al corrente dei rilievi del governatore della Banca d’Italia, questo prima che l’istituzione sottoscrivesse una quota milionaria dell’aumento di capitale del 2012.
LE SANZIONI – Le sanzioni: 60.000 euro all’ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi, e all’ex presidente Michele Ambrosini. 30.000 euro all’ex presidente Lauro Costa e al presidente del collegio sindacale, Piero Valentini. 20.000 euro, in qualità di membri del Cda o del collegio sindacale, a: Tonino Perini, Giuliano Bianchi, Bruno Brusciotti, Pio Bussolotto, Massimo Cremona, Walter Darini, Eliseo di Luca, Germano Ercoli, Marcello Gennari, Mario Volpini, Franco D’Angelo e Marco Pierluca. Banca Marche, come di legge, sarà costretta adesso ad anticipare le multe comminate dalla Consob agli ex vertici, così come accaduto per le sanzioni milionarie inflitte dalla Banca d’Italia. In quest’ultimo frangente la maggior parte dei sanzionati non ha poi restituito le somme all’istituto, con la banca che si è trovata costretta a rivolgersi al Tribunale di Ancona per rincorrere questi nuovi particolari debitori. Oltre il danno, viene da dire, anche la beffa.
LA STORIA – 9 gennaio 2012, il governatore della Banca d’Italia invia a Banca Marche la sua famosa lettera con pesantissimi rilievi sullo stato dell’istituto. 10 gennaio, Consob – a cui è stato trasmesso per l’approvazione il prospetto informativo per l’aumento di capitale da 180 milioni di euro – chiede informazioni supplementari sulle ispezioni compiute dalla Vigilanza. Il 24 gennaio Banca Marche trasmette una nuova versione del prospetto in cui tra l’altro si afferma che, a seguito delle ispezioni del 2010, “non ci sono state ripercussioni sulla situazione finanziaria o sulla redditività dell’istituto.” Nessun accenno ai nuovi rilievi di Visco appena giunti in azienda, dunque arriva da Consob il via libera. A febbraio si apre l’aumento di capitale, dopo che il presidente della banca ha inviato agli azionisti una lettera aperta in cui viene descritto uno scenario ampiamente tranquillizzante e florido, senza accenno alla comunicazione del Governatore della Banca d’Italia (“la banca non è mai stata così liquida e patrimonializzata”, si legge tra l’altro nella lettera dell’ex presidente).
E’ il 29 maggio, l’aumento di capitale si è chiuso ma Consob chiede ancora chiarimenti a Banca Marche ed esplicitamente – forse avendo fiutato qualcosa – se l’istituto avesse ricevuto ulteriori osservazioni dalla Banca d’Italia di cui non si era dato conto nel prospetto informativo e, in caso, per quali ragioni. Il primo giugno l’istituto risponde e parla per la prima volta della comunicazione di Ignazio Visco ma, per Consob, lo fa “celando il reale contenuto, fornendone una rappresentazione parziale e fuorviante.” Secondo la ricostruzione di Consob, a redarre la risposta fu l’ex dg, Massimo Bianconi, a firmarla il nuovo presidente, Lauro Costa. Si arriva così a marzo 2013. Banca Marche annuncia una perdita di oltre mezzo miliardo di euro e Consob si riattiva. Chiede alla banca i verbali consiliari del 2012 e, tra i verbali, compare quello della seduta dell’11 gennaio 2012 quando il presidente Ambrosini aveva comunicato al Cda i rilievi di Visco. Ma la lettera del Governatore non viene allegata alla risposta e Consob deve acquisirla direttamente dalla Vigilanza di Bankitalia. Poi chiede ulteriori chiarimenti a Banca Marche.
Si arriva a luglio del 2014, la Commissione per le Società e la Borsa, alla quale nel frattempo sono giunti anche diversi esposti apre delle formali contestazioni nei confronti dell’ex dg Massimo Bianconi, dell’intero Cda (escluso Francesco Calai, assente quando si discusse della lettera di Visco) e dei sindaci della banca. Dopo uno stop nella procedura per introdurre un’ulteriore fase difensiva, l’accertamento dell’illecito da parte dell’Usa e, all’inizio dell’estate, l’invio delle ultime memorie da parte dei legali degli interessati. Ora il termine del procedimento e l’emissione delle sanzioni. I multati potranno adesso fare ricorso alla Corte di Appello di Roma.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ogni volta una sanzione nuova. Poi la cifra di 420.000 euro . Ridicolo
Le sanzioni: 60.000 euro all’ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi, e all’ex presidente Michele Ambrosini. 30.000 euro all’ex presidente Lauro Costa e al presidente del collegio sindacale, Piero Valentini. 20.000 euro, in qualità di membri del Cda o del collegio sindacale, a: Tonino Perini, Giuliano Bianchi, Bruno Brusciotti, Pio Bussolotto, Massimo Cremona, Walter Darini, Eliseo di Luca, Germano Ercoli, Marcello Gennari, Mario Volpini, Franco D’Angelo e Marco Pierluca. Banca Marche, come di legge, sarà costretta adesso ad anticipare le multe comminate dalla Consob agli ex vertici, così come accaduto per le sanzioni milionarie inflitte dalla Banca d’Italia. In quest’ultimo frangente la maggior parte dei sanzionati non ha poi restituito le somme all’istituto, con la banca che si è trovata costretta a rivolgersi al Tribunale di Ancona per rincorrere questi nuovi particolari debitori. Oltre il danno, viene da dire, anche la beffa.
Credo che la legge sia sbagliata.
E poi si corre il rischio che tra una riffa e una raffa, un rinvio e un rimando, tra una sospensione e una sospensiva finisca tutto a “tarallucci & vino” (cioè prescrizione) e che nessuno (se colpevole) paghi…
Dall’articolo come sempre chiaro ed esaustivo del bravo Marco Ricci emerge con chiarezza che Banca d’Italia e Consob si muovono su binari paralleli,non dialogano,non si confrontano per cui il loro ‘presunto’ controllo non serve a niente.Troppi casi tra cui rientra banca marche confermano questa teoria.E’ mai possibile,tornando a bmarche,che un manipolo composto da un ex contadino e qualche incapace presuntuoso( Bianconi escluso,il suo lavoro lo sapeva fare benissimo…) riescano ad occultare lettere di banca d’Italia,controlli,rilievi gravi ecc.ecc. e a rapinare gli ultimi 180 milioni di euro a fondazioni?(gli sta bene,cosi’ imparano) e agli azionisti?(molti dei quali spinti o quasi costretti a partecipare all’aumento di capitale,i solerti dipendenti ti chiamavano a casa).A questo punto a cosa servono Consob e banca d’Italia con i suoi uffici sontuosi?Tra l’altro il Visco di cui parla l’articolo e’ lo stesso che oggi e’ stato indagato con accuse molto gravi?Andreotti diceva che spesso a pensare male….ma noi confidiamo nella giustizia e sulla presunzione di innocenza di tutti.Certo che tante cose inspiegabili ed incomprensibili potrebbero diventare come per incanto chiare e logiche…Concludo dicendo che le multe comminate e le indagini delle due blasonate,severe ed imparziali istituzioni serviranno,avendo accertato e sottoscritto numerose irregolarita’,per intentare delle belle cause di risarcimento dei danni subiti nei confronti di tutti gli attori della porcata banca marche.Altro che bal in e menate varie,43000 formiche arrabbiate e rapinate possono diventare un leone,Mastropasqua in galera,Visco indagato,forse qualcosa sta cambiando ed e’ meglio che si diano una regolata nell’ultima ‘ tosata’ ad azionisti ed obbligazionisti,rischiano dopo tanti sforzi di trovarsi una banca ridotta ad una scatola vuota e tante belle cause da fronteggiare( volkswagen docet..)
Gli interrogativi di Nardino su Consob e Bankitalia rinviano a vecchi e nuovi paradossi del sistema di controllo sul mondo societario e creditizio. Tuttavia sullo sfondo del caso Banca Marche, e di altri casi, restano anche evidenti tutti i limiti del rapporto tra banche e fondazioni.