di Marco Ricci
Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), chiamato ad intervenire dai commissari alla guida di Banca Marche, ha deliberato questo pomeriggio il proprio intervento nel salvataggio dell’istituto marchigiano, la banca commissariata da quasi due anni dal Ministero dell’Economia. A comunicarlo, attraverso una nota di diramata nel pomeriggio di oggi a firma del direttore Giuseppe Boccuzzi, è stato lo stesso Fitd che ha riunito nel pomeriggio i suoi organi direttivi.
“Il consiglio del Fondo – si legge nel comunicato – su richiesta dei commissari straordinari alla guida di Banca Marche, ha deliberato all’unanimità di intervenire per la soluzione della crisi della banca, sottoscrivendo un’operazione di aumento di capitale della stessa. I commissari straordinari dovranno ora provvedere a strutturare l’operazione in tutti i suoi dettagli.” Il Fondo ha assunto così il suo definitivo impegno ad entrare nel capitale di Banca Marche, mentre il piano esatto e i termini dell’intervento dovranno essere precisati nei prossimi giorni dai commissari Feliziani, Terrinoni e Inzitari. Non è in ogni caso un mistero come l’ordine di grandezza della necessità patrimoniale dell’istituto dovrebbe essere qualcosa in più di un miliardo di euro, mentre non c’è al momento chiarezza su un possibile coinvolgimento nell’intervento degli obbligazionisti subordinati, decisione questa che è in ogni caso in capo a Banca d’Italia.
La decisione di oggi verrà posta in atto, spiega sempre il comunicato del Fitd, dopo il formale via libera della Banca d’Italia e delle altre autorità competenti europee. Il piano di intervento dovrà infatti ottenere anche il disco verde della Bce e della commissione europea alla quale, in ultima analisi, spetta di valutarne la conformità con le norme sugli aiuti di stato. Si suppone comunque che l’impianto generale del piano sia stato, magari informalmente, già valutato tra le diverse istituzioni. L’attuazione dell’intervento rimane anche in attesa dell’entrata in vigore definitiva dei decreti legge attuativi della direttiva europea Brrd sulla gestione delle crisi bancarie, decreti al momento in esame alle commissioni finanze di Camera e Senato.
Il Fitd spiega anche come siano necessari ulteriori tre passaggi: l’approvazione da parte della Banca d’Italia, oltre che dell’intervento deliberato oggi, anche delle modifiche allo statuto del Fondo necessarie per introdurre il nuovo meccanismo di contribuzione ex-ante delle risorse da parte delle banche socie, il perfezionamento giuridico dell’operazione di aumento di capitale di Banca Marche, dunque l’autorizzazione da parte della Bce all’acquisizione della partecipazione di controllo, così come previsto dall’articolo 19 del Tub. L’ingresso nel capitale di Banca Marche da parte del Fitd, lo ricordiamo, rientra negli interventi di tipo preventivo concessi dalle direttive europee ai fondi di garanzia dei depositi per prevenire, limitandone i costi anche per gli stessi fondi, conseguenze più pesanti davanti a crisi altrimenti irreversibili. Le risorse impegnate dal Fondo non sono risorse pubbliche ma derivanti dalla contribuzione pro-quota delle altre banche italiane consociate.
La decisione assunta oggi dal consiglio del Fondo Interbancario permetterà a Via Nazionale, come primo immediato step, di prorogare di due mesi il commissariamento dell’istituto in scadenza il 13 ottobre, così come stabilito dal Tub davanti alla necessita di concludere una procedura in atto davanti a un piano di intervento in essere. Si immagina che la decisione venga deliberata dalla Banca d’Italia ad inizio della prossima settimana.
Si sta dunque giungendo, a meno di sorprese inattese, allo sperato finale di una vicenda dolorosa per l’intera economia marchigiana, una vicenda cominciata nel 2012 quando, dopo l’uscita dalla banca dell’ex direttore generale, Massimo Bianconi, emersero per Banca Marche perdite superiori al miliardo di euro. Il Mef, nel 2013, fu così costretto a porre prima in gestione provvisoria l’istituto, poi a commissariarlo. Le vicende che hanno portato al dissesto della banca, lo ricordiamo, sono adesso all’attenzione delle procure di Ancona e di Roma, dopo che la Banca d’Italia ha inflitto pesantissime multe agli ex vertici a seguito di procedimenti sanzionatori. E se il danno arrecato agli azionisti – tra cui le Fondazioni di Pesaro, Macerata, Jesi e Fano – è stimabile intorno al miliardo di euro, difficilmente calcolabili sono le ripercussioni che questa vicenda ha avuto per l’intero tessuto economico regionale.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Buttetegle na ciammella de sarvataggio fatta da Gazzà, grossa e con tanto zucchero, come piace a Massimì.
Se aspettavamo gli imprenditori marchigiani…
Infatti la salvano con i nostri soldi.Quando una azienda va male fallisce era bene che avesse fatto la stessa fine,ma trattasi di banca e non di azienda,intanto i cittadini pagano.
Ma vá….
Io sta storia non la capisco. Spariscono ( rapinano ) circa 2000 miliardi del vecchio conio e pare che non è successo niente. Rapino una banca io de mille euro e me becco sei anni. Qualcosa non porta. Tribunali con annesse Procure, Gip ecc. applicano la legge o come si fa con gli amici la interpretano?
Massimo, vorrei ricordati però che quando un’azienda fallisce, gli operai se ne vanno a spasso per due anni con la bici con i soldi della cassa integrazione, cioè nostri. Non banalizziamo sempre…