Covid, chiamata ai medici in pensione
Le Usca sommerse di richieste

EMERGENZA - Ci saranno anche Castelli (Malattie infettive) e i rianimatori Chiarello e Sassaroli fino a gennaio. Il trattamento economico è pari a 60 euro all’ora e a 480 per ciascun turno di guardia. In difficoltà per la mole di lavoro le Unità speciali

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La palazzina ex Malattie infettive a Macerata

 

di Luca Patrassi

Si torna all’assalto alla baionetta, al corpo a corpo nella battaglia di tutti i giorni contro la seconda ondata della pandemia. Le determine appena pubblicate dalla direzione generale Asur rimandano ai tempi della prima ondata pandemica. Solo che allora c’era l’effetto sorpresa, ora non c’è giustificazione alcuna. Ieri l’Asur ha pubblicato un altro bando per la richiamata in servizio dei medici pensionati per rispondere all’emergenza Covid. Ci sono le assunzioni, per il tempo dell’emergenza, almeno fino a gennaio prossimo, della dottoressa Paula Castelli (Malattie Infettive) e dei rianimatori Marco Chiarello e Gilberto Sassaroli, già in tornati in servizio durante la prima ondata. «Il trattamento economico, omnicomprensivo – si legge nella determina Asur – da corrispondersi ai collaboratori è pari a 60 euro all’ora e a a 480 euro omnicomprensivi per ciascun turno di guardia, notturno o festivo, di 12 ore».

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Filippo Saltamartini

Quanto alla contingenza i servizi sanitari territoriali sono in difficoltà. Le squadre Usca (Unità speciali di continuità assistenziali) sono sommerse dalle richieste, molto lontane dal numero di visite fatte a domicilio dagli operatori sanitari pur in presenza di turni di lavoro infiniti. Da martedì prossimo dovrebbe essere aumentato il numero delle Usca attive sul territorio, così come chiesto dall’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini. Quanto al resto l’Area Vasta 3 ha il vantaggio di avere la palazzina ex Malattie Infettive (voluta dall’ex direttore Maccioni come risposta all’emergenza) e il Covid Hospital di Civitanova (voluto dall’ex governatore Luca Ceriscioli) contro il quale si sono levate le voci di alcuni sindacati che ora tacciono. Senza quelle strutture, oggi gli ospedali maceratesi, Macerata in particolare, sarebbero costretti al blocco delle normali attività. Nulla di nuovo invece sul fronte degli investimenti in strutture e in risorse umane, sono passati parecchi mesi dalla prima ondata pandemica ma nulla di rilevante sembra essere accaduto.

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