Nuove norme anti-Covid,
baristi e ristoratori in rivolta:
«Vittime delle decisioni del governo»

LA PROTESTA degli esercenti: «I nostri interlocutori siano sindaci e presidenti di Regione e per ogni decisione presa sia prevista una copertura economica adeguata al danno subìto»

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«Siamo caduti di nuovo nella trappola dello “scarica-barile”». Commentano così il nuovo decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte i “baristi e ristoratori uniti delle Marche”. Il decreto prevede che dalle 21 si possa consumare solo al tavolo e non in piedi, prevista inoltre la chiusura alle 24. Provvedimento che gli esercenti non hanno accolto per niente bene. «Con rabbia e rammarico ci troviamo di nuovo ad essere soggetti come categorie di piccoli bar, ristoranti e pub alle decisioni arbitrarie del governo centrale. Oltre a essere gravemente danneggiati da un clima di terrorismo mediatico messo in campo dalle maggiori fonti di informazione nazionale, che allontanano i nostri avventori con messaggi di paura invece di sensibilizzarli e istruirli sulle misure di sicurezza, siamo ritornati nell’incubo della discussione sui temi delle chiusure anticipate, degli assembramenti fuori dai locali, della nuova ricusazione dei distanziamenti e degli ingressi limitati nei posti al chiuso, nella limitazione ingiustificata dell’orario di lavoro e del divieto di vendere alcolici agli avventori che decidono di consumarli con più sicurezza all’aperto. Tutto ciò senza un minimo accenno del governo su come possiamo sostenere economicamente questo effettivo “lockdown” sociale ed economico di settore, che temiamo sarà il modello di lavoro pensato per l’intera durata del periodo autunnale invernale e parte del primaverile». Gli esercenti sono spaventati anche della lunghezza temporale della stagione che vanno ad affrontare:  «Le restrizioni specifiche che ci vengono imposte con le relative sanzioni ci impediscono di fatto di lavorare e fatturare il minino necessario per sopravvivere. Chiediamo all’Istituzione competente di  considerare come nostri interlocutori Istituzionali principali i sindaci e i presidenti di Regione, che conoscendo in maniera molto più precisa e attenta il territorio e le situazioni in ambito locale possono essere i soggetti più utili nella concertazione delle regole e nell’applicazione delle stesse per la prevenzione e la lotta al Covid-19. Di conseguenza chiediamo che vengano delegati agli stessi più poteri decisionali e logistici; In secondo di tenere ben presente prima di ottemperare a qualsiasi decisione che al pari del virus ci sono in gioco le nostre attività lavorative, dei nostri dipendenti e di tutto l’indotto comprese le nostre vite. Non sono bastati di certo i barlumi economici positivi dell’estate ed i pochissimi sussidi arrivati a fare da contrappeso alle perdite finanziarie passate, presenti e future. Quindi chiediamo che ogni decisione presa preveda una copertura economica adeguata al danno subito tenuto conto di nuovo di tasse. imposte, spese per le utenze, affitti, proroghe di cassa integrazione, detrazioni, fondo perduto e tutte le misure di ammortizzatori sociali che hanno come fine la sopravvivenza delle nostre attività. Il nostro intento resta e resterà quello di lavorare in piena sicurezza, nelle giuste condizioni e con la giusta considerazione da parte delle Istituzioni che devono essere il nostro punto di riferimento e non il nostro impedimento per lottare e sconfiggere insieme il Covid».

 

Covid, Conte firma il nuovo decreto I ristoranti chiudono alle 24, limiti alle cene a casa

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