Sciame sismico ad Amandola,
Tondi: «Fuori dagli aftershocks
dei terremoti del 2016»

IL GEOLOGO ha analizzato le nuove scosse che ci sono state nel comune dell'entroterra fermano e che sono state percepite distintamente nel Maceratese

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Lo sciame sismico

 

Il geologo Emanuele Tondi ha analizzato ciò che sta avvenendo ad Amandola, epicentro di due scosse di terremoto, una oggi di 3,3 gradi di magnitudo, e uno la mattina di martedì, di 3,6 gradi. «Lo sciame sismico con epicentro nel comune di Amandola – scrive Tondi su Facebook -, circa 4 km ad ovest dal centro abitato, è stato finora caratterizzato da 2 terremoti di magnitudo superiore a 3 (3,6 il 5 maggio e 3,3 il 7 maggio), uno di magnitudo superiore a 2 (2,4 il 4 maggio) e 12 di magnitudo inferiore a 2.

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Emanuele Tondi

Lo sciame ricade nel bordo est della zona destabilizzata dai forti terremoti del 2016, dove la sismicità è ancora evidente e maggiore, in termini di frequenza dei terremoti, rispetto a quella che caratterizzava l’area prima del 24 agosto 2016. Lo sciame sismico di Amandola ricade immediatamente al di fuori di questa zona, non fa quindi parte della sequenza di aftershocks associati, anche se, vista la vicinanza, non è da escludere una relazione e/o una interazione con la stessa. La pericolosità sismica del territorio comunale di Amandola – prosegue Tondi – è data dai forti terremoti che avvengono nella zona assiale dell’Appennino (come quelli del 2016) e da terremoti più piccoli, ma comunque importanti, che si verificano immediatamente ad est (come quelli del 1799 e del 1873). Attenzione, le magnitudo associate a questi terremoti sono stimate sulla base dei danni e sono verosimilmente sovrastimate, in quanto sia nel 1799 che nel 1873 si sono avuti eventi multipli (che hanno determinato una somma dei danni) e non un singolo terremoto. La pericolosità sismica è minore rispetto alle zone epicentrali colpite dagli eventi del 2016 (come Amatrice, Visso e Norcia), le faglie locali sono più piccole e profonde, ma comunque è alta. I terremoti avvengono sempre nelle stesse zone e con caratteristiche simili, quindi, quello che è avvenuto in passato avverrà anche in futuro. Nello specifico, prima o poi si ripeteranno terremoti simili a quelli del 1799 e nel 1873. Quando non lo sappiamo, ma più tempo è passato da un evento sismico, più aumenta la probabilità che possa verificarsi di nuovo. Inoltre, durante uno sciame sismico aumenta questa probabilità. La sollecitazione del terreno che questi terremoti possono generare è prevista in termini di sicurezza nella normativa di riferimento e, quindi, se gli edifici sono costruiti a norma c’è poco da temere. Per il territorio specifico, inoltre, visto che i forti terremoti del 2016 hanno reso inagibili gli edifici più vulnerabili, possiamo dire che quelli agibili sono i più resistenti. Anche se, per essere sicuri, va valutata la vulnerabilità sismica rivolgendosi ad un ingegnere strutturista e ad un geologo. In quanto ci sono fattori geofisici e geologici che possono determinare delle amplificazioni locali. In un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo e cioè con il famoso “lockdown” un’emergenza sismica (anche non grave, ma che spaventa e porta le persone ad uscire di casa) non ci vorrebbe proprio, anche perché non penso ci siano piani di protezione civile, né comunali, né regionali o nazionali».

Nuova scossa ad Amandola, magnitudo 3.3

 

Scossa ad Amandola, magnitudo 3.6

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