«Noi Comuni massacrati dal sisma
dobbiamo stare ancora più attenti»

INTERVISTA al sindaco di Visso Gian Luigi Maurizi Spiganti. Dopo il primo caso accertato di coronavirus «logicamente le persone si sono allarmate. Ma se le cose le spieghi va meglio. Questa persona ha dimostrato un grande senso del dovere. Spero sia il primo e l’ultimo. Anche perché stando nelle casette diventa difficile dividersi»

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Gian Luigi Spiganti Maurizi oggi nella Sae al telefono con Cronache Maceratesi

 

 

di Federica Nardi

Prima il terremoto, poi la ricostruzione che non parte e ora anche il primo caso di coronavirus. A raccontare la situazione a Visso il sindaco Gian Luigi Spiganti Maurizi, impegnato a tutelare i suoi concittadini nell’attuale emergenza. «Siamo stati portati a prenderla sottogamba all’inizio. Ora spero che il primo caso sia anche l’ultimo». Il timore del sindaco è soprattutto per chi, come lui, vive nelle soluzioni abitative d’emergenza (sae): «Se uno dovesse mettersi in quarantena dentro quelle da 40 metri, praticamente se la prenderebbe tutta la famiglia. Questo è un problema grandissimo. Per questo noi che viviamo nei comuni massacrati dal terremoto dobbiamo stare anche più attenti degli altri».

Come si sente a essere il sindaco in questo momento storico?

«Mi sento di cercare di prevenire le cose, di stare dietro a tutto. Di stare attento. Ma logicamente hai sempre paura, perché il virus è un nemico invisibile. Il terremoto ce l’hai avuto, è passato, hai sofferto, sei rimasto anche un po’ scioccato ma oramai è più prevedibile, anche se è brutto. Invece questa cosa qui non la sai, non la vedi. Non è che una persona viene qui e ha scritto sulla fronte “infetto”».

A Visso avete avuto un caso positivo.

«Il caso positivo è stato circoscritto e studiato per tempo. Per adesso non ci sono altri casi. Spero sia il primo e l’ultimo. Anche perché stando nelle casette diventa difficile dividersi».

Come l’hanno presa i vissani?

«Già c’è paura, logicamente le persone si sono allarmate. Ma se le cose le spieghi va meglio. Questa persona ha dimostrato un grande senso del dovere: aveva un po’ di febbre e si è fatta fare il tampone, mettendosi subito in isolamento. Ha avvisato chi doveva e per ora tutto procede bene. Dipende sempre dal senso di responsabilità delle persone insomma. I giovani forse l’avevano presa sottogamba e siamo stati anche un po’ portati a prenderla sottogamba. Si diceva che era una “semplice” influenza».

La situazione economica della zona era già provata dal terremoto, ora com’è?

«È peggiorata logicamente. I bar tutti chiusi, le pasticcerie anche. Sono rimasti aperti i forni, l’alimentari e il fruttivendolo. Il terremoto ci ha rovinato ma bene o male abbiamo avuto sempre la domenica e il sabato con la gente che veniva. Oggi come oggi non si muove nessuno. Ora è un disastro. Speriamo che chi di dovere prenda dei provvedimenti per risarcire queste persone».

Tra Visso, Ussita e Castelsantangelo c’è una forte interdipendenza per i servizi, penso solo alla benzina che nelle vicinanze si può fare solo a Castelsantangelo…come fate con il divieto di spostarvi?

«Siamo costretti a spostarci di Comune per alcune cose ma per una necessità oggettiva non penso facciano problemi. La benzina tra l’altro è per chi lavora fuori, altrimenti quasi non la prendi l’auto in questo momento. Anche nel Comune ormai lavorano tutti da casa».

Internet funziona bene? E i telefoni?

«No, già erano lenti prima…avevano cominciato a mettere la fibra però non hanno finito e non ce l’abbiamo. Però si lavora. Gli impiegati del Comune riescono benissimo da casa. Abbiamo dipendenti di fuori regione che con il telelavoro riescono a lavorare lo stesso».

L’epidemia ha fermato anche i cantieri della ricostruzione, siete preoccupati?

«I cantieri sarebbero dovuti finire prima, ma con la burocrazia che c’è stata le cose sono andate per le lunghe. Ora eravamo arrivati a buon punto su alcune cose. Fermarsi dà fastidio. La cosa importante è che una volta finita questa situazione ci diano la possibilità di ripartire. Ma con nuove leggi, nuove autorizzazioni un po’ più snelle. Anche per recuperare il tempo perduto. Non so quanto tempo dovremo ancora aspettare. Anche perché la maggior parte delle ditte che lavorano qui vengono da fuori».

E ora nevica anche…

«Per certi versi è una fortuna per tutti noi. La neve rinsalda le sorgenti. Altrimenti rischiamo di restare anche senza acqua. La sorgente già pochi giorni fa stava calando notevolmente».

Che servizi avete messo in campo per l’emergenza?

«Abbiamo riattivato il Coc con i volontari. La convenzione della Croce rossa con le farmacie per portare i medicinali. Anche i vigili del fuoco si sono offerti di fare il porta a porta. Con i commercianti rimasti aperti abbiamo fatto un accordo in modo tale che prendano le ordinazioni al telefono e le portino a casa. Inoltre domani mi arrivano 1000 mascherine grazie alla generosità del dottor Francesco Neuron, conosciuto durante il terremoto quando aveva già dato una mano. Le mascherine le daremo un po’ a impiegati e operai comunali e a chi ha bisogno».

Ieri il sindaco di Caldarola si è infuriato con i suoi cittadini accusandoli di uscire troppo. I vissani rispettano le regole?

«Giuseppetti lo capisco. Qui nei negozi si entra uno per volta e si è chiesto di fare la spesa da soli. Lo facciamo tranquillamente e vedo che le persone sono abbastanza rispettose, non mi posso lamentare. I giovani è più difficile tenerli a freno. È tutto chiuso, i parchi sono chiusi e per loro è difficile».

Molti di voi vivono nelle sae e devono passare l’isolamento lì. Vi trovate bene?

«L’unico problema delle sae è che se uno dovesse mettersi in quarantena dentro quelle da 40 metri, praticamente se la prenderebbe tutta la famiglia. Servirebbero due bagni e ce n’è solo uno. Questo è un problema grandissimo che non so come si potrebbe risolvere. Per cui specialmente qui nei nostri comuni massacrati dal terremoto dobbiamo stare anche più attenti degli altri».

Il sindaco di Caldarola furioso: «Trovate sempre una scusa per uscire Così non ne verremo fuori»

 



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