L’associazione Inarsind Marche critica la nuova ordinanza del commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini per l’accelerazione della ricostruzione privata che però prevede modalità di lavoro che non convince i professionisti del settore. Questi, attraverso l’associazione Inarsind Marche, denunciano, tramite il presidente Fernando De Santis «il rischio di un vero e proprio blocco della ricostruzione privata post terremoto». Il presidente di Inarsind spiega: «Tutti noi crediamo che il provvedimento appena emanato sia una necessaria e buona misura per far partire la ricostruzione e che i liberi professionisti coinvolti nella ricostruzione hanno sempre rivendicato un ruolo centrale senza alcun timore di assumersi le proprie legittime responsabilità». Il punto però è che «l’ordinanza numero 100 del Commissario ha confuso la semplificazione con lo scarico delle responsabilità per la parte pubblica. Responsabilità che invece di essere condivise anche con gli uffici della ricostruzione che prima analizzavano e condividevano i progetti, ora gravano integralmente sul professionista che deve garantire su fattibilità e costi. E resta l’unico responsabile in caso di successivi contenziosi anche economici legati proprio a fattibilità e costi del progetto stesso. Tutto ciò senza nessuna preventiva concertazione con le parti sociali del mondo tecnico». Il presidente di Inarsind spiega inoltre che ciò che viene contestato è che «nel testo si attribuiscono nuove responsabilità al progettista non valutate originariamente, responsabilità che modificano i rapporti contrattuali definiti da anni tra tecnici e committenti, introducendo anche un sistema iniquo di incentivazione economica sui vari scaglioni». Secondo De Santis non è tutto da rifare: «riteniamo che questo provvedimento dovrebbe essere modificato senza stravolgimenti all’impianto, che in sé appare funzionale ed efficace. Ma noi vogliamo importanti modifiche, in assenza delle quali non faremo più partire cantieri di ricostruzione privata. Innanzitutto la procedura semplificata deve diventare facoltativa, in modo da lasciarne la valutazione dell’opportunità o meno al tecnico e al suo committente, questo a fronte di difficoltà oggettive e in ossequio alle accordi convenuti tra le parti tempo addietro. Poi gli incentivi devono essere omogenei per tutti gli scaglioni, evitando ogni disparità di trattamento, e vanno aumentati dell’1,5% come l’ordinanza prevede solo per uno degli scaglioni. Infine, vogliano che ci sia in ogni caso una concertazione anche semplificata delle modifiche con le parti sociali coinvolte. Inoltre a questa norma deve essere affiancata la revisione ,dal punto di vista della chiarezza e uniformità di interpretazione, delle norme che coinvolgono le autocertificazioni richieste». E ancora, aggiunge: «Questo essere d’accordo è espresso con forza inequivocabile dal vero e proprio plebiscito a favore di questa linea Inarsind Marche emerso dal sondaggio online che abbiamo lanciato ai circa 700 tecnici del territorio, che hanno dato il loro via libera a questa posizione del nostro sindacato. Allo stato attuale, in assenza di modifiche operative, i tecnici si stanno rifiutando di far partire le pratiche, e noi come Inarsind Marche, in caso di assenza di rapide risposte a queste nostre sollecitazione, siamo pronti ad un ricorso al Tar nella sussistenza delle condizioni, a tutela dei nostri associati e di tutta la categoria e di conseguenza della ricostruzione».
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Si lamentavano del TREIESE PIERO FARABOLLINI che almeno qualcosa aveva fatto ! Ora si lamentano dell’Abruzzese LEGNINI : La musica e’ sempre la stessa !
I tecnici locali,hanno fatto incetta di tutti gli incarichi per i progetti relativi alla ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati dal sisma 2016.
Ora stanno procedendo con una operazione a catenaccio per il blocco della ricostruzione.
Penso che bisognerà trovare il modo per revocare i loro incarichi ed affidarli magari ai tecnici del Veneto, che sicuramente, in poco tempo porteranno a compimento i lavori.
Tutto si può dire tranne che Legnini non abbia dato una svolta di concretezza, efficienza e disponibilità. Questa posizione dei professionisti è così dura, spingendosi fino alla minaccia di bloccare la partenza dei cantieri (il che rischierebbe solo di confermare le accuse che già girano da tempo), da richiedere motivazioni ben più forti e più chiare verso i cittadini che aspettano.