Ricostruzione, Confindustria e Ance:
«E’ l’ora del coraggio e del bene comune»

SISMA - Le associazioni di imprenditori chiedono alla Regione di riaprire i cantieri e rispondono alle polemiche sollevate dalla Cgil

- caricamento letture

DSC_0304-325x216

Uno dei cantieri della ricostruzione

 

«Il concetto e la concretezza di benessere economico/sociale di un territorio passa necessariamente per l’impresa, valore fondante per ogni imprenditore. Oggi più che mai in questa situazione difficile occorrono buon senso, determinazione, coraggio ed un pensare collettivo nell’interesse del territorio». Sono le parole di Confindustria Macerata e Ance (Associazione nazionale costruttori edili), che intendono fare chiarezza sulla ricostruzione post-sisma, altra emergenza che si è andata a sommare a quella della pandemia di Coronavirus, sulla necessità di riaprire i cantieri e rispondono alle accuse della Cgil, secondo cui gli imprenditori edili sarebbero stati enormemente aiutati in questa fase, ma non avrebbero fatto altrettanto con i propri lavoratori (leggi l’articolo).

carlo-resparambia

Carlo Resparambia, presidente Ance Macerata

«I pagamenti che l’Ufficio Speciale della Ricostruzione sta iniziando a corrispondere alle aziende – specificano Confindustria e Ance – non sono né un premio né tanto meno un sostegno ma il corrispettivo dovuto alle imprese che nel frattempo hanno anticipato il costo dell’opera eseguita, garantendo i pagamenti all’intera filiera dei sub appaltatori e fornitori oltreché alle maestranze. L’Ufficio Speciale della Ricostruzione sta invero recuperando un ritardo nei pagamenti tipico dell’amministrazione pubblica, la media che occorre per l’erogazione dovuta si attesta su 58 giorni per i Sal intermedi e 115 per il Sal finale a cui devono sommarsi, penalizzando ulteriormente l’impresa, i tempi istruttori degli istituti di credito. Senza considerare che molte imprese non operano esclusivamente sui cantieri del sisma ma hanno contratti anche con altre amministrazioni pubbliche (e con i privati) che ad oggi non hanno ancora erogato alcunché. Resta fermo che siamo tutti preoccupati per una contingenza economica e sanitaria drammatica che vede anche noi imprenditori in gravissima difficoltà». Le due associazioni ricordano dunque di aver scritto al governatore Ceriscioli «per chiedere la riapertura dei cantieri per la prosecuzione della ricostruzione post sisma 2016, al fine di garantire tra le altre cose la sopravvivenza del settore ed il lavoro per le maestranze che vi operano. Questo perché – continuano  – crediamo nel valore profondo del “fare impresa” per il benessere dei nostri collaboratori che è garanzia del bene comune della società. Siamo i primi a sostenere che per la cassa integrazione occorrono tempi rapidi e ci “battiamo” affinché ciò avvenga. Per rispetto della verità inoltre ci teniamo a dire che la cassa edile riconosce al lavoratore delle prestazioni contrattuali i cui importi vengono versati sostanzialmente dalle imprese. In questo momento chiediamo alla politica  di sostenere le imprese nella crisi terribile di liquidità che stiamo attraversando, in quanto ad ora il decreto Liquidità ha innescato una politica di indebitamento, e di ritornare ad aprire i cantieri nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. La salute è un bene primario da salvaguardare per tutti, le difficoltà si superano solo lavorando insieme con spirito di squadra, come è accaduto nel dopoguerra, abbiamo tutti la responsabilità sociale di costruire il futuro per il nostro territorio».

Gli operai della ricostruzione senza cassa integrazione: «Non abbiamo più un soldo»



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page
Podcast
Vedi tutti gli eventi


Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Matteo Zallocco Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X