«Dopo tutti questi incendi, essere a norma per noi non è più sufficiente e auspichiamo un investimento sulla sicurezza che vada oltre la normativa». Caso Orim, il circolo Legambiente Macerata interviene a due settimane dal rogo che ha distrutto l’azienda di smaltimento rifiuti speciali. Due i temi su cui l’associazione vuole focalizzare l’attenzione: la delocalizzazione dell’impianto e la sicurezza di quanti vivono nelle vicinanze. «La delocalizzazione idealmente è giusta – spiega Legambiente – Piediripa ormai è una zona mista con ogni forma di insediamento possibile. Ma la domanda che ci facciamo noi è: dove potrebbe collocarsi un impianto di questo tipo? Due anni fa ad esempio la stessa Orim aveva intenzione di portare parte dei rifiuti speciali da trattare (metalli in particolare) a Muccia, insediandosi in un ex immobile che ospitava un’azienda di gomme. La richiesta è stata respinta all’unanimità da cittadini, associazioni e politici (gli stessi politici che oggi vorrebbero spostare l’impianto da Piediripa). Ma se effettivamente Muccia e dintorni hanno una vocazione differente da quella industriale, dove potrebbe realmente collocarsi un’azienda di questo tipo in un territorio così ricco di insediamenti, bellezze naturali e terreni agricoli? Per questo motivo riteniamo che la delocalizzazione lasci il tempo che trova».
Perciò il nodo principale resta quello della sicurezza. «Non è la prima volta che accade un incidente alla Orim – continua Legambiente – Tre Incendi in 15 anni sono ambientalmente insostenibili. E’ inaccettabile secondo noi riaprire l’impianto in tempi rapidi con la “minaccia” del lavoro. Un’azienda di questo tipo non può permettersi di mettere a rischio la sicurezza pubblica con questa frequenza, l’Orim merita un piano di sicurezza straordinario che richieda tutto il tempo e le risorse necessarie affinché la sicurezza di chi vive e lavora nei dintorni sia garantita. Fare un piano di sicurezza che preveda un sistema che si fornisca delle Bat (migliori tecnologia a disposizione) che vadano anche oltre l’essere a “norma”. O gli enti preposti sono in grado di imporre le condizioni di sicurezza da noi richieste oppure siamo contrari alla riapertura. Quando avvengono incidenti di questa portata, purtroppo – conclude l’associazione – si crea anche terreno fertile per strumentalizzazioni politiche ed interessi personali e noi eviteremo in ogni modo di partecipare a questo spettacolo che, si pone solo l’obiettivo di alzare i toni il più possibile, delegittimando enti ed istituzioni (Arpam in primis) per un facile e rapido consenso, ma senza dar un effettivo contributo alla collettività. Ben venga il comitato dei cittadini evitando speculazioni politiche. Siamo a disposizione del comitato per ogni forma di supporto».
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Da quello che si intuisce la Orim non si sa dove collocarla anzi ricollocarla. È situata in una zona densamente abitata,l’agricoltura è di tipo intensivo insalate,radicchio,
spinaci e cereali.Da quello che si
evince la soluzione non esiste.Che
si farà?Chi tutelera’ gli abitanti e i
lavoratori Orim? È un bel dilemma.
Fotocopia dell’ILVA di Taranto… si vorrebbero salvare i posti di lavoro, ma a discapito della salute di tutti….allora che si fa’????
Quantomeno queste vicende dovrebbero insegnarci qualcosa (mi riferisco alle generazioni future e alle istituzioni future)…. ma come capita spesso, sui nostri errori, commettiamo errori…