Il rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato
di Marco Ribechi
Follia razzista a Macerata, il rettore Francesco Adornato parla agli studenti di Unimc. I due episodi di estrema violenza che negli ultimi giorni hanno portato la città su tutti i media nazionali e internazionali spaventano gli iscritti all’ateneo che proprio questo anno aveva raggiunto il record di presenze, oltre le 12mila. Tantissimi i fuori sede, tra loro anche molti pendolari e dottorandi che vedono trasformata la celebre “isola felice” di tranquillità in qualcosa molto più simile ad un film che alla realtà. Per questo il rettore Francesco Adornato ha deciso di intervenire sia per tranquillizzare gli iscritti sia per promettere iniziative di confronto con le istituzioni e con la cittadinanza. «Carissimi studenti, cari colleghi tutti, anch’io, come voi, ho seguito, e seguo, la vicenda allucinante dello sparatore, ottimamente affrontata e conclusa dalle forze dell’ordine, così come presto altrettanta attenzione ai primi commenti in merito – si legge in una comunicazione inviata a tutti gli iscritti alla mailing list dell’Università – Bisogna essere lucidi e freddi, proprio e ancor più in questi momenti di tensione. Nonostante la gravità dei fatti, che hanno provocato panico e che lasceranno tracce profonde nella vita della città, occorre non farsi prendere dall’impeto. Mai come adesso bisognerà riflettere e ragionare profondamente su queste vicende, per pronunciarsi in modo chiaro e deciso». Polo e motore culturale, al motto de “L’umanesimo che innova” è proprio l’ateneo che può prendere le redini della situazione e creare tavoli di discussione che affrontino le vicende accadute in maniera profonda e dettagliata. «L’Università ha, per definizione, tutti gli strumenti per farlo – prosegue il rettore – Proporremo, intanto, confronti con le Istituzioni cittadine e del territorio per rafforzare il senso dell’essere comunità cittadina. Per quanto più direttamente ci riguarda, svolgeremo iniziative all’interno dell’Ateneo per riportare serenità e fiducia tra i nostri studenti e per far prevalere le ragioni del dialogo e della convivenza civile. Rifiutiamo la violenza e gli orrori da qualunque parte provengano e operiamo per formare giovani alla cittadinanza, alla partecipazione, alla democrazia e alla responsabilità».
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Giustissimo e opportuno l’appello del Magnifico Rettore Adornato dell’Università di Macerata. Però, io mi aspetto di più dall’Università di Macerata. Poiché avrà al suo interno docenti esperti in psicologia, criminologia e antropologia, che potrebbero, sui fatti di Macerata, darci informazioni sui riti magici africani, che poi si sono evoluti nelle isole caraibiche e nell’America Latina con la tratta degli schiavi.
Il caso dello sparatore dichiaratosi fascista è molto semplice. Prima di decidere di diventare il “vendicatore”, egli era su di un tono emozionale basso, in cui viveva male… Diciamo era su “paura e afflizione”. Era quindi molto vittima della sua mente inconscia e irrazionale. Per sentirsi meglio si è rivolto alla violenza. Ossia, il suo inconscio lo ha costretto ad andare su di un tono più alto di “paura e afflizione”, che sarebbe di “collera e di odio”. Infatti, dopo la sparatoria a caccia del “nero da abbattere” si deve essere sentito molto meglio… Al punto di fermarsi alla fine dell’azione da commando al monumento dei Caduti per farsi catturare, con la sceneggiata della bandiera tricolore sulle spalle e il saluto fascista…
Lo stato psicotico lo aveva portato a colpire bersagli sbagliati, purché “neri”. Ciò facendo ha involontariamente aiutato psicologicamente una cosiddetta Sinistra che era stata messa con le spalle al muro dall’orrendo fatto di macelleria, di cui sarebbe in parte responsabile con la sua politica di accoglienza fuori controllo e, nel caso specifico, per il mantenimento a piede libero di uno spacciatore conosciuto, diventato poi – forse – macellaio.
Questo del Nigeriano spacciatore – e forse pure macellaio – è qualcosa di più complesso… L’autopsia alla fine ci dirà parecchie cose: come è morta la giovane sfortunata, la tecnica dello smembramento (se fatta da una o più persone), l’eventuale prelievo di organi, l’asportazione dei seni e del pube, che ricorderebbe la vicenda del mostro di Firenze.
L’Università di Macerata potrebbe illuminarci su quanto sopra. Soprattutto, se sul corpo della giovane sono stati effettuati riti magici tribali. E’ notorio che le popolazioni tribali della Nigeria praticano un ritualismo magico primitivo, ma efficace, al pari di molte altre tribù africane della fascia tropicale ed equatoriale.
Il mio augurio è che la vicenda non si limiti al fatto criminale in sé, ma che si ritrovino i moventi del fatto. Perché un conto è il sezionamento del corpo per disfarsene, un altro conto è che sia stato usato per mettere in moto energie eteriche utilizzate dalla Magia nera, che si rifletterebbero poi su tutta la città.
Non ci credo! Dopo gli orrori compiuti dal “mostro di Firenze”, nessuno però è andato in giro a sparare ai contadini toscani per vendicare le coppie trucidate in modo perverso, nonostante siano state fatti alcune ricerche sui rituali tribali degli “amici di merenda”.
Aspettiamo con pazienza i risultati tossicologici e degli esami di medicina legale come i risultati degli interrogatori delle persone coinvolte per esprimere giudizi (sempre comunque personali)