L’auto di Traini
di Giovanni De Franceschi
(foto di Fabio Falcioni)
L’incubo a Macerata è finito intorno alle 12,30, dopo quasi due ore di pura follia. Il sipario sul terrore è calato con un saluto fascista e una bandiera dell’Italia, davanti al Monumento ai caduti, in piazza Della Vittoria. E’ proprio qui che le forze dell’ordine hanno bloccato Luca Traini. Il 29enne è arrivato a bordo dell’Alfa 147 nera, la stessa da dove aveva iniziato a sparare a caso sui passanti in via Dei Velini: gli obiettivi erano uomini e donne extracomunitari, neri per la precisione. Una furia omicida senza un vero obiettivo, un odio irrazionale, razzista. Traini ha lasciato la pistola, una Glock 4, in macchina. Era da solo. E’ sceso con la bandiera italiana sulle spalle, si è tolto la felpa, ha alzato il braccio destro con la mano tesa verso l’alto e ha urlato “Viva l’Italia”. Una dimostrazione davanti a uno dei monumenti simbolo della città come atto finale di una pazzia che sconvolto Macerata e non solo. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i carabinieri e l’hanno bloccato sulla scalinata. Quindi la corsa in caserma. «Ho visto il momento in cui è arrivato – racconta Leonardo Splendiani, che ha un negozio proprio davanti piazza Della Vittoria – ha fermato l’auto, è sceso, si è tolto una felpa nera e sulle spalle aveva la bandiera italiana. Poi ha urlato qualcosa, ma non ho capito, è ha fatto il saluto fascista. Ho chiamato subito la polizia». Una della mattinate più buie della storia della città si è conclusa con un abbraccio simbolico, che parla da solo: quello tra un carabiniere e un poliziotto.
L’abbraccio tra un carabiniere e un poliziotto dopo l’arresto
L’uomo che ha sparato al momento dell’arresto
Terrore a Macerata sparatorie in città, 6 feriti PRESO IL FOLLE: E’ UN ITALIANO
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A nome di tutti i cittadini onesti e pacifici, desidero esprimere un ringraziamento per le nostre Forze dell’Ordine e l’ammirazione per la loro efficienza, riconosciuta a livello internazionale.
Giganteggia su tutta questa varia umanità la figura di Sc’vèik, simbolo di colui che ha colto l’assurdità della vita per quello che è e che non la giudica ma l’accetta ingenuamente e bonariamente nella sua insensatezza.
Rapina e picchia un 73enne davanti al supermercato, arrestato richiedente asilo.
Il 73enne era andato a fare spesa dopo aver parcheggiato la sua bicicletta ma una volta entrato ha visto dalla vetrata che il ghanese stava rovistando nelle borse della due ruote riuscendo ad arraffare un cellulare del valore di 100 euro, un carica batterie, un paio di guanti, una scalda collo e una pompa per gonfiare le gomme. L’anziano è uscito e ha cercato di bloccarlo ma lo straniero lo ha strattonato violentemente e lo ha colpito alle mani e al volto. Le grida hanno attirato l’attenzione di un carabiniere che ha avvisato subito il 112 che ha passato la chiamata alla polizia competente quel giorno in quella zona, e del direttore del punto vendita. (il Piacenza)
Per Rapanelli. Occorrerebbe ribadire che il loro lavoro è pieno di insidie anche mortali, anche perché per loro la legittima difesa ‘scatta’ più raramente che per il comune cittadino.