La vicesindaca Francesca d’Alessandro
di Luca Patrassi
Il “giù la piazza non c’è nessuno” di Dolores Prato può anche essere usato per sintetizzare il crollo della partecipazione delle giovani generazioni, e delle masse, alla vita sociale . Ora c’è una delibera del Comune che si propone di attingere ai fondi europei, 330mila euro, anche per insegnare ai bambini a farsi ascoltare anche con proteste nelle piazze cittadine. La giunta comunale, nella seduta scorsa guidata dalla vice sindaca Francesca D’Alessandro, ha approvato una delibera per la partecipazione a un bando europeo che scade domani e che ha «tra gli obiettivi quello di sostenere, promuovere e attuare politiche complessive per proteggere e promuovere i diritti dei minori. In particolare, il bando intende contribuire all’attuazione della prima area tematica della Strategia UE sui diritti dei minori, ovvero Partecipazione alla vita politica e democratica, un’Unione che consente ai minori di essere cittadini e membri attivi di società democratiche».
Il progetto presentato, in qualità di capofila, dal Comune di Macerata è strutturato in due anni e prevede un costo complessivo di circa 330mila euro, peraltro il contributo europeo può coprire fino al 90% dei costi ammissibili del progetto. Il Comune, come si ricorda nella delibera, «ha aderito nel 2019 alla rete regionale “Città sostenibili e amiche dei bambini e degli adolescenti” con l’intento di portare avanti delle policy attive in tema di partecipazione, autonomia e consapevolezza dei diritti dei più piccoli. Nel 2021 l’Amministrazione comunale ha poi istituito l’Osservatorio comunale sulla qualità della vita dei bambini e degli adolescenti, un passo importante verso una maggiore consapevolezza del ruolo dell’infanzia nelle politiche locali, con delibera del 2 aprile scorso ha istituito il Consiglio dei bambini e delle bambine che conferma l’impegno dell’Amministrazione sul tema della partecipazione».
Il bando europeo pone, tra i requisiti per la partecipazione, il fatto che siano coinvolti nel progetto istituzioni di almeno due Paesi e per questo è stata accolta la disponibilità a partecipare da parte della Facoltà di Scienze Umane dell’Ateneo di Saragozza mentre sul fra ste nazionale ci saranno le collaborazioni del già citato Comune di Macerata, di quello di Fano, di Unimc e di diversi istituti scolastici cittadini.«Il progetto – assicura il Comune di Macerata – sviluppa dei sistemi di partecipazione alla vita locale capaci di accrescere nei minori il senso di responsabilità e la consapevolezza dei propri diritti. Strumento di partecipazione è il Consiglio delle bambine e dei bambini che nel tempo sarà il punto di partenza per calibrare le politiche giovanili nei Comuni coinvolti. Il Consiglio sarà strumento attivo all’interno della vita cittadina e la metodologia sperimentata con il progetto farà sì che le richieste dei bambini trovino delle risposte nelle politiche locali».
Quattro i piano di intervento descritti in delibera: il primo è «“Here i am: Mechanisms of Child participation and Democracy” Si riparte dalla città. I bambini avranno voce e saranno chiamati dal Sindaco per fornire il loro parere sulle problematiche che riguardano la città». Il secondo è « “My city, my home a safe place to live and play”. Si sperimenta a Macerata un percorso di partecipazione. Saranno individuate 2 scuole di quartiere in cui far partire un percorso per permettere ai bambini di recuperare esperienze di autonomia dirette a stimolare la fiducia del mondo adulto nei confronti dei minori». Il terzo è «”Child and Rights mutual learning for a common european approach”, intende acquisire le buone pratiche sviluppate da alcune città della rete internazionale per attivare un processo di trasformazione della città che sia duraturo e permanente». Il quarto è « “Megaphone: my voice for my rights” che mette i bambini al centro della campagna di comunicazione diretta alla cittadinanza. Partecipare e poi farsi ascoltare non solo all’interno del Consiglio ma anche nelle piazze cittadine, portando fuori le idee dei bambini attraverso “proteste pacifiche”, occupazioni di spazi pubblici».
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