«Vigile attesa e tachipirina inutili»
La battaglia contro il Ministero
di Fabrizio Salvucci, medico di Petriolo

SANITA' - In queste ore il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar Lazio che aveva accolto il ricorso del cardiologo, attualmente direttore sanitario in un centro di Pavia, contro la circolare di Speranza. Il professionista racconta la sua esperienza in prima linea fin dall'arrivo del Covid in Italia: «I primissimi casi sospetti ad agosto 2019, poi in autunno. Anche la mia famiglia ed io ci siamo ammalati a gennaio 2020»

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Fabio Salvucci

 

AGGIORNAMENTO DELLE 18,32 – Nelle ultime ore il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza con la quale il Tar Lazio aveva annullato la circolare sulle terapie domiciliari Covid. Nel decreto di sospensione si afferma che la circolare contiene «raccomandazioni» sulla cosiddetta «vigile attesa» e somministrazione di paracetamolo durante i primi giorni della malattia per i pazienti Covid a casa, e «non prescrizioni vincolanti». Di conseguenza, secondo i giudici «non emerge alcun vincolo circa l’esercizio del diritto-dovere del medico di scegliere in scienza e coscienza la terapia migliore, laddove i dati contenuti nella circolare sono semmai parametri di riferimento circa le esperienze in atto nei metodi terapeutici a livello anche internazionale».

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di Alessandra Pierini

«Finalmente viene riconosciuta la libertà del medico di lavorare adottando le misure che ritiene più opportune per i suoi pazienti». Così Fabrizio Salvucci, cardiologo di 58 anni, originario di Petriolo («Chi è nato a Petriolo non se ne stacca più» scherza) commenta la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso presentato da lui e da un gruppo di medici che fanno parte del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. Ricorso contro la circolare del Ministero della Salute aggiornata il 26 aprile 2021 e in vigore fino alla pronuncia del Tar nella parte in cui, oltre a prevedere la “vigilante attesa” nei primi giorni d’insorgenza della malattia, pone anche indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid.

Salvucci, è attualmente direttore sanitario al  Ticinello Cardiovascular & Metabolic di Pavia, è presidente dell’Asd Athletic Pavia e della onlus Insieme per Ruzira. Ma soprattutto è stato tra i medici in primissima linea quando il Covid è arrivato in Italia. «Credo che i primi casi siano stati molto prima di Codogno, già nell’autunno del 2020 a Pavia avevamo registrato dei casi molto sospetti e addirittura un paio di pazienti a maggio e agosto 2019. Io stesso sono convinto di essermi ammalato a gennaio 2020. A casa ci siamo ammalati tutti, mia moglie, i miei due figli ed io. Non c’erano tamponi ma gli esami fatti in seguito hanno rivelato che avevo anticorpi molto alti. In base a quella esperienza avevo capito cosa fare per curarci». Durante la prima ondata, il cardiologo è stato travolto, come tutti, dalla tragica situazione. «In Lombardia siamo stati i primi a ricevere malati di Covid e abbiamo dovuto inventare qualcosa perché chi arrivava moriva. Siamo riusciti a capire che bisognava intervenire precocemente con antinfiammatori e affidandosi alla medicina sul territorio. La nostra intuizione è stata confermata quando abbiamo cominciato a fare l’elettrocardiogramma a tutti i pazienti e, pur nella drammaticità di alcune situazioni, siamo riusciti a capire che il problema era l’arteria polmonare. L’infiammazione provocava una reazione immunitaria inusuale».

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Salvucci al lavoro con un paziente

Una sperimentazione sul campo che ha portato Salvucci e due  colleghi a costituire il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 e ad opporsi al protocollo previsto dal Ministero della salute. «Sono abituato a studiare i protocolli, spesso gli studi scientifici su cui si basano presentano delle lacune come in questo caso. Il protocollo su Tachipirina e vigile attesa è stato smentito scientificamente da studi che sottolineano l’importanza dell’azione immediata. Inoltre questi protocolli hanno impedito ai medici di agire liberamente». Il ricorso è firmato dal presidente e avvocato Erich Grimaldi e dall’avvocato Valentina Piraino.  E la sentenza del Tar del Lazio lo accoglie, sottolineando appunto come la circolare ministeriale «si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale». E sulle indicazioni in merito alle indicazioni sui farmaci da prescrivere

«In disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. La prescrizione dell’Aifa, come mutuata dal Ministero della Salute, contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia Covid-19 come avviene per ogni attività terapeutica». La conclusione è che «il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico dalla scienza e deontologia professionale».

Per quanto riguarda il vaccino, Salvucci lo ha studiato a fondo e lo consiglia assolutamente. «Consiglio anche una preparazione prevaccinale che ho usato anche su di me».

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