«Politica fuori dal Piano pandemico,
era necessario aprire Camerino
Vaccino: prenotate 80mila dosi»

IL GOVERNATORE Francesco Acquaroli, questa sera a Castelraimondo, ha affrontato la questione dell'ospedale dove sono stati portati pazienti Covid nel corso di un confronto con i primi cittadini. Il sindaco Sborgia: «E' nelle emergenze che i politici devono prendere decisioni. C'erano alternative a portare i contagiati nel nostro nosocomio». La direttrice dell'Asur: «Implementazione posti letto? Non organizziamo noi, i lavori li hanno assegnati a ottobre»
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Il governatore Francesco Acquaroli (al centro) durante l’incontro. A sinistra Gianluca Pasqui, a destra Renzo Marinelli

 

di Monia Orazi

«Ci troviamo ad applicare un piano pandemico che è un documento tecnico, approvato dal ministero della Sanità. Non si può fare dibattito politico sul piano pandemico. Da presidente regionale non farò mai pressione sui tecnici perchè ricoverino qualcuno in un ospedale piuttosto che in un altro. Da presidente sono chiamato a dare indirizzi, mai farò pressione sui tecnici come Nadia Storti. Sono disponibile ad emergenza finita, ad un confronto con i sindaci sul futuro piano socio sanitario. Ascolteremo le esigenze del territorio, chiameremo anche il vescovo ed il rettore». Con queste parole il presidente regionale Francesco Acquaroli è intervenuto oggi pomeriggio al Lanciano Forum di Castelraimondo all’incontro con i sindaci, convocato per discutere della riconversione a presidio Covid di un piano dell’ospedale di Camerino e del futuro della sanità locale. Presenti i consiglieri regionali Gianluca Pasqui, Renzo Marinelli ed Elena Leonardi, assente l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini, sono intervenuti i sindaci delle vallate dell’entroterra maceratese, dall’Alto Nera, al Fiastrone, al Potenza ed all’Esino, i due presidenti delle Unioni montane di San Severino Matteo Cicconi e di Camerino Alessandro Gentilucci, Valerio Valeriani presidente dell’ambito sociale, il commissario prefettizio di Castelraimondo Francesco Senesi, l’arcivescovo di Camerino Francesco Massara.

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Il sindaco Sandro Sborgia

«Quando sono venuto a Camerino poco tempo fa sono stato chiaro, ho detto che fino a quando possibile avremo tenuto liberi gli ospedali dal Covid, ma poi c’è stata un’impennata nei contagi, che a livello di ricoveri ospedalieri si è manifestata quindici giorni dopo – ha aggiunto il presidente regionale – i pazienti della nostra provincia sono stati portati anche a Torrette, la politica deve fare la politica, i tecnici fanno i tecnici, dobbiamo salvare vite e non permetto di discutere sul piano pandemico. In emergenza le scelte le fanno i tecnici, nell’interesse delle comunità. Fino a domenica avevamo circa 75 ricoveri in terapia intensiva, ora sono schizzati a novanta. Nessun ospedale, nè Civitanova, nè Macerata, nè Camerino si è salvato dal Covid. Ho ricevuto chiamate anche da medici di Macerata, ma la politica non deve infilarsi nello spazio che non le compete. Avremo tempo di discutere nelle commissioni il piano socio sanitario, il piano pandemico non lo ha scritto la politica o i sindaci. Rischiamo terza e quarta ondata, fino a quando non arriverà un vaccino.

incontro-sanita-camerino-ospedale-2-650x488Nelle Marche ne avremo 80mila dosi a febbraio – prevede Acquaroli -, basteranno solo per 40mila persone, a malapena per il personale sanitario». Ad aprire l’incontro il sindaco di Camerino Sandro Sborgia: «A marzo abbiamo fatto fronte all’emergenza, con la riconversione dell’ospedale di Camerino, che ha fatto la sua parte ma ora le condizioni sono diverse – ha detto Sborgia – già prima della riconversione c’erano forti criticità di personale, sono state ridotte le prestazioni, ad oggi ancora ridimensionate dopo l’apertura del Covid hospital alla fiera di Civitanova. Nel piano pandemico non è scritto che la prima struttura da riconvertire è Camerino, si dice anche di utilizzare le strutture private. Vorrei sapere se per i 17 posti letto a media e bassa intensità di cura per cui è stato riconvertito Camerino, non fossero possibili alternative. Non condivido le parole di Acquaroli, è proprio in emergenza che la politica è chiamata a scegliere e dare le priorità. Se la politica rinuncia a questo ruolo, non serve. Vanno valutati gli effetti del piano pandemico sulla popolazione, deve decidere la politica se la priorità sono le persone che vivono in un territorio svantaggiato. Andavano scelte strutture che si trovano in territori dove ci sono altre strutture sanitarie, non si può privare un intero territorio con comunicazioni difficili, la popolazione anziana e l’inverno alle porte, della struttura ospedaliera di riferimento. Il decreto 34 prevedeva 105 posti letto di terapia intensiva, distribuiti a Senigallia, Fano e Jesi, anche Camerino poteva essere inserito perchè è un dea di secondo livello».

incontro-sanita-camerino-ospedale-3-650x488A dare risposte tecniche è intervenuta la direttrice generale Asur Nadia Storti: «Fino a venti giorni fa la situazione era sotto controllo. Ora abbiamo oltre 800 ricoverati. Ci siamo mossi per evitare dove possibile i ricoveri. Abbiamo 357 persone curate nelle case di riposo, che non occupano letti di ospedale. In questa seconda fase, più insidiosa della prima, la riconversione è partita da Civitanova. Nel Covid fiera ci sono cinque moduli pieni, è giunto personale anche da Torrette, Inrca e Marche Nord. A Macerata in malattie infettive ci sono 43 ricoverati, sino a due giorni fa c’erano 26 pazienti nei container del pronto soccorso. Dagli articoli di giornale, sono arrivati gli organi di vigilanza a controllare, le strutture hanno continuato a riempirsi. La terza tappa del piano pandemico ha previsto l’utilizzo di Camerino, lo abbiamo utilizzato per tamponare la situazione, posso avere sbagliato nelle scelte, ma abbiamo avuto un’impennata. Ho applicato il piano pandemico in scienza e coscienza. Sono amareggiata nel vedere che si trattano come appestati i malati Covid. Non sempre le strutture private hanno dato disponibilità, non in tutte c’è il rianimatore. Fino a qualche settimana fa siamo riusciti a portare avanti tutta la normale attività. Sul decreto 34 per l’implementazione dei posti letto, non è l’Asur che organizza, la politica ha assegnato i lavori ad ottobre, dunque ad oggi non li avremmo nemmeno». E’ seguito poi l’intervento di una serie di sindaci. Luigi Nazzareno Bartocci di Esanatoglia ha detto: «In un ospedale Covid i cittadini non vanno. Dobbiamo ragionare in futuro sulle funzioni dell’ospedale». Vincenzo Felicioli (Fiuminata): «Va riscritto il piano sanitario. Mi fa piacere che Acquaroli abbia utilizzato la parola confronto, come sindaci vogliamo essere ascoltati sul futuro della sanità».

incontro-sanita-camerino-ospedale-4-650x488Drammatica la situazione di San Severino come ha confermato il primo cittadino Rosa Piermattei: «Non lasciamo morire le persone, quando non si riceve un paziente al pronto soccorso è drammatico». Alessandro Gentilucci, presidente dell’Unione montana ha sottolineato: «Ho preso coscienza di un ospedale che non c’è più. Vanno salvate vite e trovate le strutture per sopravvivere, non mi sento di chiedere cardiologia o ortopedia, ma dignità per la nostra popolazione». Il sindaco di Castelsantangelo, Mauro Falcucci, ha chiesto garanzie sanitarie per il territorio: «Lancio un appello a tenere presenti le esigenze di una popolazione anziana che non vede futuro. Si deve garantire il rispetto dei tempi di emergenza ed urgenza, non va lasciato morire chi non ha il Covid». Il sindaco di Matelica Massimo Baldini ha ricordato che dopo il 1997 l’ospedale di Matelica ha ospitato quello di Camerino distrutto, dopo il 2016 le case di riposo di Pioraco, Pieve Torina e Castelsantangelo, ha chiesto di mettersi tutti intorno ad un tavolo e discutere una seria riforma sanitaria. Ha aggiunto il consigliere regionale Renzo Marinelli: «Ai cittadini vanno dati i servizi che meritano, da anni si parla di sanità, senza mettersi d’accordo. La pandemia mostra l’importanza della santità sui territori. Dobbiamo avere il coraggio di fare sintesi e prendere decisioni per il bene del territorio».  A chiudere la carrellata di interventi il vescovo Francesco Massara: «Non esiste solo la problematica sanitaria, ma anche l’emergenza sociale. In questo territorio in quattro anni ci sono stati 25 suicidi ed è salito del 73 per cento il consumo di antidepressivi. Mettiamo da parte il campanile e pensiamo in modo costruttivo. Molte persone si lamentano perchè non riescono ad accedere alle cure ordinarie. Dalle decisioni che prenderete voi della Regione dipende il futuro di questo territorio. Su 13 ragazzi della Cresima, undici mi hanno detto che se ne vanno. Dobbiamo dare loro una possibilità. I reparti ospedalieri vanno sostenuti con il personale necessarie. Queste terre sono state un po’ trascurate, la gente ora ha bisogno di risposte, anche piccole ma concrete».

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